Chi è il cardinale Tagle

Il cardinale Luis Antonio Tagle è il prefetto di Propaganda Fide, che non è una Congregazione banale. Certo, nessuna Congregazione di base lo sarebbe. Il Dicastero per la Evangelizzazione dei popoli, però, è centrale per strutturare e definire la futuribilità del cattolicesimo. Quella è l’istituzione della Santa Sede che diffonde la confessione cristiano-cattolica oltre le sue prospettive imminenti ed al di là dei confini odierni. Quanto “peserà” in futuro il cattolicesimo nel mondo? La risposta passa anche da quella Congregazione e dalla sua impronta tra i popoli.

A proposito di confini: papa Francesco sembra aver deciso di valicare, almeno un po’, quelli occidentali. Quelli in cui la visione del Papa sembra attecchire meglio che in altri, invece, sono sudamericani ed asiatici. Lo raccontano le statistiche sulla crescita e sulla tenuta dei fedeli nelle varie zone del mondo. E le missioni – com’è ovvio che sia – sono l’essenza stessa dell’annuncio evangelico, dunque della “propaganda” nell’accezione nobile del termine.

Tagle è originario di Manila, nelle Filippine. Con ogni probabilità, è l’ecclesiastico asiatico più importante tra quelli della Curia romana. Ha una formazione teologico-filosofica ma, nonostante le premesse potessero suggerire altro, il cardinale sembra avere una grande confidenza con gli strumenti che la tecnologia ha messo a disposizione degli esseri umani negli ultimi anni. Di solito, i teologi, sono quelli che hanno meno confidenza con le nuove tecnologie. Si pensi a Joseph Ratzinger. Ma gli uomini di studio (e di governo) del presente sono già diversi dai loro predecessori.

 

 

 

 

 

Quando papa Francesco ha deciso che l’arcivescovo di Manila sarebbe diventato il “Papa rosso” – così si chiama per tradizione e prassi l’inquilino titolare di Propaganda Fide – i commentatori non hanno strizzato gli occhi per lo stupore. Tra gli addetti ai lavori e negli ambienti ecclesiastici, potevano esistere dubbi su quale ruolo stesse per ricoprire l’alto ecclesiastico asiatico, ma di certo non sulla prossimità dottrinale e pastorale con Jorge Mario Bergoglio.

Si direbbe che quella nomina, peraltro connotata da una certa imminenza, sia stata “telefonata” dalla stampa più attenta, che se la aspettava. Per Tagle si era vociferato della prefettura della Congregazione per la Dottrina della Fede e di altri alti-incarichi, ma alla fine il cardinale è stato demandato alla cabina di regia voluta da Gregorio XV nella prima metà del 1600.

Non è questo il tempo del “toto-pontefice”, ma Tagle risiede di sicuro nella lista che tanti commentatori hanno già stilato: l’elenco di coloro che potrebbero sedere sul soglio di Pietro dopo il primo pontefice gesuita della storia. I perché sono molteplici. Per esempio la porpora asiatica centra la sua azione sugli ultimi.

E questo è quello che papa Francesco indica, quasi a mo’ di ordine, per la Chiesa cattolica. Quante volte, durante questo pontificato, abbiamo ascoltato i moniti del Santo Padre sull’urgenza di trasformare l’istituzione ecclesiastica sul modello di un “ospedale da campo”? Il cardinale filippino incarna l’essenza di quel messaggio pontificio. Non solo: il porporato asiatico ha di fatto contribuito ad “internazionalizzare” la dimensione di Propaganda Fide, contribuendo a spostare il baricentro dal Vecchio continente alle “periferie economico-esistenziali”.

Il papa emerito Joseph Ratzinger, proprio come nel caso del cardinale Reinhard Marx, ha svolto un ruolo anche nella progressione episcopale – si direbbe “carriera” – del cardinale Luis Antonio Tagle, creandolo cardinale, dopo averlo insignito dell’incarico di arcivescovo di Manila. Una fonte di InsideOver ci parla di Tagle come del naturale “ponte” tra l’ex Papa ed il pontefice regnante: “Anche se hai idee di sinistra”, ci dicono. Per “idee di sinistra”, forse si intende la garanzia dell’accoglienza verso tutti e l’ecologismo integrale. Ma quelle sono istanze dello stesso Papa.

Per comprendere al meglio cosa faccia Tagle nel contesto “Chiesa”, conviene chiedersi che “potere” abbia il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Il “Papa rosso” è una sorta di plenipotenziario sui territori in cui il cattolicesimo opera attraverso le missioni. Dove per plenipotenziario, si intende pure una certa facoltà di nomina dei vescovi, sempre in accordo con il Romano pontefice. Poi c’è la questione della grande disponibilità economica di quella Congregazione che viene spesso sottolineata. Questo per rimarcare come Tagle non sia un cardinale qualunque.

Tagle è il titolare della sala di comando che dà il senso e la direzione al prossimo futuro del cristianesimo-cattolico. Si parla spesso della Chiesa cattolica millenaria: ecco, Propaganda Fide è uno dei perni che consentono all’ Ecclesia di non ragionare come uno Stato o come altri enti politici, ad esempio, che hanno bisogno di risolvere e di affrontare il contingente, il giorno per giorno. Evangelizzare i popoli significa seminare sul presente, in comunione con quello che il vescovo di Roma ritiene essenziale per l’avvenire, iniziando ad immaginare come sarà.

“Come sarà” il cattolicesimo tra qualche secolo – poniamo – è una domanda cui la Chiesa sta iniziando a rispondere adesso, anche se non ce ne accorgiamo, pure attraverso l’azione del prefetto filippino. Nel 2021, tra Conferenze episcopali che si rafforzano, come quella tedesca o quella americana, e realtà culturali che premono, in specie sempre negli Stati Uniti ed in Germania, nella Chiesa esistono più tensioni e spinte: c’è chi vorrebbe che il Vaticano si concentrasse di più sull’Europa e sugli Usa, terreni che Bergoglio avrebbe abbandonato, e chi, al contrario, pensa che sia venuto il momento di lasciare o quasi quei due continenti alla strada che hanno scelto, ossia alla secolarizzazione ed al relativismo. Tagle potrebbe essere l’uomo della svolta, in un senso o nell’altro, o della mediazione.

Ma se tutti pensano che Bergoglio tende a pensare al suo Sud America come al nuovo mondo in cui il cattolicesimo si manifesterà, come in parte già è, come maggioritario, potremmo presto scoprire che il Papa ha un altro progetto. Una strategia che può portare in Asia.

Se c’è una parola che accompagna il cardinale Luis Antonio Tagle, detto “Chito” per chi ama i soprannomi, quella è “carità”. E non solo perché l’alto ecclesiastico asiatico ha presieduto la Caritas a livello internazionale. La parola di Bergoglio è stata ed è ancora “misericordia”. Quella del papabile cardinale filippino, nel caso i cardinali dovessero sceglierlo in chissà quale anno, è già scritta.

Viene considerato un ecclesiastico “pop” o comunque moderno. Di sicuro Tagle non è legato a liturgie e stili ultra-tradizionalisti. La scena del cardinale che balla e canta con la gioventù cattolica durante il Sinodo del 2018 è diventata iconica. Se la Chiesa cattolica, per entrare a pieno titolo nel mondo che verrà, deve abbandonare certe rigidità comunicative, beh, allora il porporato asiatico è già un passo avanti. Il porporato ha solo sessantaquattro anni, che per l’anagrafe curiale sono pochissimi, considerata la posizione ricoperta.

Un concetto su cui “Chito” si concentra di questi tempi è quella di “governance compassionevole”. Sembra una formula astratta, ma potrebbe entrare nel lessico comune della pastorale. Un’altra delle espressioni paradigmatiche della visione di Tagle è “Ho imparato dagli ultimi”, che poi è il titolo del libro-intervista che ne ripercorre la vicenda biografica. E gli “ultimi” sono il pensiero fisso di Francesco.

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