Circondata da aree di crisi che minacciano la sicurezza di tutta l’Africa settentrionale, l’Algeria appare spesso in secondo piano rispetto agli altri Paesi della regione. Eppure, nonostante una sorta di calma apparente che contraddistingue Algeri da molti anni, l’enorme Paese nordafricano rappresenta per l’Italia uno Stato di fondamentale importanza.
L’Algeria è infatti il nostro attuale secondo fornitore di gas, subito dopo la Russia. E il peso che hanno le sue esportazioni nel mercato italiano la rende un partner strategico imprescindibile non solo per il nostro Paese, ma anche per tutta l’Europa.
L’Italia ha sempre avuto interesse nella creazione di un gasdotto che trasportasse gas dai ricchi giacimenti dell’Algeria. Le riserve del Paese nordafricano sono immense. E l’Italia, così come la Spagna, anche per semplice vicinanza geografica, hanno avuto l’obiettivo di creare una condotta che riuscisse a portare gas nel loro territorio.
A partire dagli anni ’70, il colosso energetico algerino, la Sonatrach, aveva già studiato e compreso le dimensioni molto importanti delle riserve di gas dell’Algeria. A quel punto, il governo iniziò a intessere una fitta rete di rapporti diplomatici per monetizzare la presenza di questo gas attraverso le esportazioni. Due, in particolare, gli Stati su cui Algeri aveva puntato per esportare il proprio oro blu: Italia e Spagna.
Nello stesso periodo, il colosso italiano Eni, che già vantava rapporti molto complessi con altri Paesi del Mediterraneo e del Nord Africa, inizia a realizzare un primo gasdotto sottomarino per portare il gas algerino attraverso il Mediterraneo. L’alternativa era creare una rotta sicura e con prezzi definiti che trasportasse il gas dall’Algeria all’Italia utilizzando le navi cariche di Gnl. Ma l’idea venne accantonata: si preferì immediatamente il Transmed. E il gasdotto iniziò a operare nel 1983.
Il gasdotto Transmed (noto anche come gasdotto Enrico Mattei) collega l’Algeria all’Italia passando dalla Tunisia. Complessivamente, è lungo 2.200 chilometri.
La pipeline nasce dall’enorme giacimento di Hassi R’Mel, nel deserto algerino. Questa località è la sede del più grande giacimento di gas del continente africano. Un’area che ha una importanza strategica ineguagliabile, dal momento che è stata proprio la scoperta di Hass R’Mel, insieme al giacimento petrolifero di Hassi Messaoud, a far sì ce l’Algeria potesse sviluppare una propria industria gasiera e petrolifera. Ed è il motivo per cui la Francia non voleva abbandonare definitivamente il Paese dopo la guerra.
Dal campo di Hassi R’Mel, il gasdotto prende la direzione nord-est, verso la Tunisia. Transmed solca per 550 chilometri il territorio algerino fino a giungere al confine con la Tunisia. Da qui, il gasdotto percorre 370 chilometri fino a El Haouaria , nella regione di Cap Bon. Raggiunta la costa tunisina, il gasdotto si inabissa nel Canale di Sicilia, e, dopo 155 chilometri, arriva a Mazara del Vallo. Da qui, risale l’Italia e arriva al termine di Minerbio, in Emila-Romagna, dove il gas viene stoccato nel sito di Stogit, di proprietà della Snam.
Il gas algerino è fondamentale per la nostra economica. Lo dimostrano i dati: nel 2017, il gas proveniente da Hassi R’Mel ha rappresentato il 28% delle nostre importazioni. Questo dato mostra, già di suo, cosa significa Algeri per Roma. Praticamente un terzo delle forniture energetiche italiana arriva dal Paese nordafricna.
Questo implica che l’Italia non possa tralasciare le relazioni con il governo algerino, soprattutto in una fase in cui il Mediterraneo vive di tensione sempre più crescenti. l’Algeria, in questi ultimi anni, ha aumentato l’export di gas verso tutta l’Europa. Ma l’Italia, soprattutto a causa delle tensioni fra Russia e Occidente, la crisi in Libia, e il blocco del Qatar, sa di non poter fare a meno della rotta algerina.
Ma i rischi sono in agguato. Sonatrach, il colosso energetico algerino, deve ancora concludere l’accordo di rinnovo delle forniture di gas con l’Italia. Ed è un problema che non si può sottovalutare. Il Paese sempre aver puntato forte sulle esportazioni verso la Spagna, che rischiano di superare anche quelle verso l’Italia. Una scelta strategica che implica, come prima cosa, un campanello d’allarme.
L’aumento dell’utilizzo del gasdotto che porta l’oro blu dall’Algeria alla Spagna è voluto anche dall’Europa, che preferisce diversificare spostando la rotta del gas algerino attraverso il Marocco e i Pirenei. Una scelta strategica che rischia di diminuire il peso dei rapporti fra Italia e Algeria nel mercato del gas europeo.
Lo dimostrano i dati più recenti. Nel 2017, l’Algeria ha esportato 55 miliardi di metri cubi di gas nel 2017. Attraverso le due condotte che trasportano l’energia verso la Spagna, il Paese esporta 14,5 miliardi di metri cubi nella sola penisola iberica. E nel frattempo, l’Italia deve ancora siglare il rinnovo dei contratti.