Chi è Juan Guaidó, l’ingegnere che ha “deposto” Maduro

Esattamente dieci giorni fa, il 13 gennaio, è stato prelevato con la forza da un’automobile e trattenuto per circa un’ora. A fermarlo sono stati i servizi segreti venezuelani, il Bolivarian Intelligence Service, che tutti conoscono come Sebin. A denunciare l’accaduto e a diffondere la notizia, subito dopo, è stata la moglie, Fabiana Rosales. Che in quel momento si trovava insieme a lui. Il rilascio è avvenuto poco dopo.

Juan Guaidó ha 35 anni ed è un ingegnere. Ma è anche il presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, organo controllato dall’opposizione. Il suo nome ha iniziato a fare rumore l’11 gennaio, quando ha comunicato la sua intenzione di autoproclamarsi presidente, ad interim, del Paese al posto di Nicolas Maduro, che stava iniziando il suo secondo mandato, dopo una tornata elettorale considerata, da molti, irregolare. E ha rifatto molto rumore oggi quando, dopo numerose proteste di piazza, ha riproposto lo stesso gesto, dichiarandosi presidente ad interim del Paese latino, riconosciuto anche da Donald Trump.

Guaidó è membro del Popular Will Party, che nel Paese latino è conosciuto con il nome di Voluntad Popular, e che lui stesso ha contribuito a fondare nel 2009. Si tratta del movimento socialdemocratico centrista, lo stesso di Leopoldo López, avversario politico di Maduro e agli arresti domiciliari dal 2017.

La prima provocazione dell’esponente centrista al successore di Hugo Chavez, secondo quanto riportato dal Guardian,  è arrivata nel momento in cui Guaidó ha dichiarato, a tutto il mondo, di essere pronto ad assumere la presidenza almeno fino all’approssimarsi di elezioni “libere ed eque” e con il sostegno dell’esercito (che lui considera “vitale). Il suo annuncio, nelle scorse settimane, ha ottenuto il sostegno del capo dell’Organizzazione degli Stati americani ma ha suscitato anche il timore di un nuovo giro di vite sull’opposizione.

All’indomani del suo arresto da parte del Sebin, secondo quanto riportato dal quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo il ministro della Comunicazione e dell’Informazione venezuelano, Jorge Rodriguez Gómez, ha fatto sapere che il suo fermo è stato dichiarato “irregolare” dal governo di Maduro e che è avvenuto senza l’approvazione dei vertici del governo. Il ministro ha precisato anche che i funzionari responsabili dell’azione contro Guaidó potrebbero essere “sollevati dall’incarico e sottoposti a severi provvedimenti disciplinari”. Ma sono in molti ad aver creduto che tra l’annuncio del giovane membro del partito centrista e il suo arresto ci fosse una correlazione. Compreso Guaidó stesso che, in quel contesto, aveva dichiarato: “Se i funzionari hanno agito per conto proprio, allora Maduro non controlla più le forze armate”. Ma, in realtà, da ottobre, il Sebin dipende direttamente dall’esecutivo.

Juan Guaidó è il primo di otto fratelli. È nato in una famiglia borghese ed è cresciuto a La Guaira, una città portuale a 20 miglia da Caracas. Il padre era un pilota di linea e la madre un’insegnante. Insieme alla famiglia riuscì a sopravvivere a una delle più devastanti calamità naturali che, negli anni, hanno colpito il Venezuela. Una frana, nel 1999, uccise più di 30mila persone e lasciò i Guaidó senza una casa.

Politicamente si è formato negli anni dell’università. Prima entrando a far parte di un movimento politico guidato da studenti che protestava, ai tempi di Hugo Chavez, contro la decisione del governo di non rinnovare la licenza di trasmissione alla rete televisiva indipendente Rctv. In piazza, ci tornò nel 2007, contro altre riforme promosse dal defunto leader socialista, incluso il referendum costituzionale (che riguardava la proposta di abolire i limiti del mandato presidenziale e la possibilità di dichiarare, unilateralmente, un’emergenza nazionale). Di quel periodo, sostiene di portare, sulla pelle, le cicatrici dei proiettili di gomma sparate dai militari durante le contestazioni.

Tre anni dopo, nel 2010, alle elezioni parlamentari, Guaidó è stato eletto deputato federale supplente e, nel 2015, è arrivato all’Assemblea nazionale. Negli anni della sua permanenza all’Assemblea nazionale, di cui oggi è presidente, Guaidó ha indagato su diversi casi di corruzione attorno all’amministrazione di Maduro. Il 2018 l’ha “consacrato” come capo dell’opposizione. Negli anni, da attivista, avrebbe collaborato anche con diverse organizzazioni indipendenti per restituire denaro pubblico, probabilmente sottratto illegalmente.

Negli anni, l’opposizione venezuelana è stata accusata di essere stata divisa. I tentativi di rimuovere e deporre i governi socialisti sono stati diversi. Ma hanno sempre fallito. Nel tempo, i vari leader hanno chiesto una transizione ma non hanno mai elaborato un piano chiaro su come arrivarci. Tranne, forse, in questa circostanza.