Storia e futuro di Hezbollah, il Partito di Dio del Libano

Partito politico, organizzazione militare, gruppo terroristico, movimento resistenziale, “Stato nello Stato”. Sono solo alcune delle definizioni che, nell’ultimo trentennio, sono state accostate ad Hezbollah, la formazione di riferimento degli sciiti libanesi nata agli inizi degli anni  Ottanta, quando il Paese dei cedri era dilaniato dalla guerra civile e soggetto all’invasione israeliana e il Medio Oriente veniva scosso dall’onda lunga della rivoluzione iraniana, che nel corso del tempo si è ritagliato un ruolo da protagonista nelle dinamiche regionali, certificato di recente dalla  partecipazione in forza alla guerra civile siriana.

Il “Partito di Dio” si costituì formalmente tra il 1982 e il 1985, sulla scia di un completo rivolgimento degli scenari interni al Libano. Hezbollah nacque come forza di riferimento del mondo degli sciiti libanesi, minoranza molto spesso emarginata dalla società e afflitta da tassi di povertà e disoccupazione superiori rispetto alla media nazionale, che avevano pagato in maniera salatissima l’invasione israeliana di inizi anni Ottanta (l’operazione “Pace in Galilea” lasciò dietro di sé oltre 19milamorti) e individuarono nella fondazione di un partito confessionale, capace di andare oltre le storiche debolezze della formazione Amal, la via del riscatto, suggerita dalla predicazione dell’imam Musa al-Sadr nelle regioni della valle della Bekaa e dall’eco lontana dell’ascesa del regime teocratico sciita in Iran.

Proprio i principi dettati dall’ayatollah Khomeini funsero da catalizzatore per l’unione di una serie di movimenti politico-religiosi sorti nel mondo sciita libanese a inizio Anni Ottanta. Essi certificarono la loro unione nel vero e proprio Hezbollah il 16 febbraio 1985, attraverso la pubblicazione a Beirut della “Lettera agli oppressi del Libano e del mondo“. Al suo interno venivano definiti i principi chiave a cui Hezbollah si sarebbe strenuamente sempre attenuto: dura opposizione al cosiddetto “imperialismo” di Israele e dei suoi alleati, volontà di costruire una società islamica attraverso un mandato democratico, riconoscimento del primato del giureconsulto islamico (velyat-e faqih) e assegnazione di un ruolo di guida spirituale all’ayatollah iraniano.

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A questo manifesto, che nel 2009 ha subito un parziale aggiornamento, Hezbollah si è sempre attenuta scrupolosamente. Del resto, il contesto interno libanese e la situazione internazionale chiamarono il “Partito di Dio” all’azione sin dai primi mesi della sua esistenza.

Prima ancora di emergere ufficialmente allo scoperto, Hezbollah aveva iniziato una attiva campagna militare asimmetrica contro le forze israeliane e i loro alleati nel Sud del Libano. Tra il 1982 e il 1986, in particolare, 36 attentati suicidi colpirono l’Israel Defence Force (Idf) o le truppe francesi ed americane schierate in Libano nel contesto delle missioni internazionali, e con ogni probabilità alcune di esse furono portate avanti da sigle che, sul lungo termine, si sarebbero legate ad Hezbollah.

Il più grave di questi fu l’attacco contro i peacekeepers a Beirut del 23 ottobre 1983, che portò alla morte di 241 marines statunitensi, 58 paracadutisti francesi e 6 civili: Hezbollah intese sin dall’inizio la guerra civile libanese come una questione di vita o di morte per la comunità sciita, invocando alla “resistenza” contro gli israeliani e i loro alleati del South Lebanon Army (Sla). La guerra a bassa intensità proseguì fino al 2000, anno del ritiro degli israeliani e del collasso della Sla: la strategia resistenziale di Hezbollah aveva pagato positivamente, e avrebbe confermato la sua validità nel 2006, quando un nuovo assalto dell’esercito di Tel Aviv al Libano fu sventato attraverso una feroce guerriglia.

Nel frattempo, il Partito di Dio non perse occasione di costituire una solida base di consenso nel suo Paese.

Quando si parla di Hezbollah come di un potere autonomo nel contesto politico libanese, bisogna fare riferimento al fatto che all’ala militare e al partito politico (che controlla stabilmente tra i 10 e i 15 seggi nel parlamento di Beirut) si aggiunge una capillare organizzazione assistenziale che contribuisce alla creazione di consenso tra la “base” sociale sciita e le comunità del Sud del Libano e un solido blocco mediatico facente riferimento al Partito di Dio.

Nel loro saggio I guerrieri di Dio, Fabio Polese e Stefano Fabei hanno indagato nel dettaglio questo apparato efficace, vera e propria macchina di consenso. Hezbollah controlla enti caritatevoli che forniscono veri e propri contributi pensionistici ai suoi “martiri” caduti in guerra, istituzioni sanitarie, organizzazioni scolastiche, servizi di distribuzione di viveri e addirittura di raccolta rifiuti. Tutto ciò è possibile grazie a una capillare organizzazione che ha nel Segretario Generale il centro propulsivo.

Dal 1992, Hezbollah è guidata da Hassan Nasrallah, membro della prima ora dell’organizzazione, che rivendica una discendenza diretta dal profeta Maometto e ha compiuto i suoi studi a Qom, capitale religiosa degli sciiti in Iran. Salito al potere all’improvviso, dopo l’uccisione da parte di Israele del suo predecessore Abbas al-Moussawi, Nasrallah, oggi 58enne, ha plasmato Hezbollah come formazione capace di partecipare più volte ai governi libanesi di unità nazionale e di accreditarsi nel panorama politico interno senza modificare la sua missione originale verso l’esterno.

Hezbollah, nella segreteria Nasrallah, ha affrontato più volte Israele (fino al 2000 e poi nel 2006), rafforzato la sua posizione nell’asse sciita mediorientale e compiuto la cruciale scelta di partecipare alla guerra civile siriana in sostegno a Bashar al-Assad, vero e proprio passaggio del Rubicone per il “Partito di Dio”, ora dotato di un vero e proprio apparato militare regolare.

La partecipazione dei miliziani sciiti libanesi in Siria, assieme al contemporaneo arrivo della Forza Quds iraniana di Qasem Soleimani, ha costituito un fattore cruciale per la tenuta del governo centrale di Damasco. Hezbollah, dal 2013 ad oggi, ha combattuto diverse battaglie e pagato un duro tributo di sangue (1.600 morti) nel tormentato scenario siriano, capitalizzando diversi obiettivi strategici.

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Come scritto su Gli Occhi della Guerra“Hezbollah ha capitalizzato in patria la prova di forza siriana, da cui è uscito legittimato come vero e proprio attore politico regionale, che di fatto esercita un’influenza superiore a quella dello stesso Stato libanese in diversi teatri fondamentali. La tenuta della mezzaluna sciita e le modalità con cui il conflitto siriano si concluderà saranno fondamentali per capire il futuro di Hezbollah: prioritario per il movimento guidato da Nasrallah è evitare che la conseguenza immediata della fine del conflitto sia un’immediata ripresa delle ostilità con Israele“. Al tempo stesso, il Partito di Dio potrà contare sulla stabilità del quadro politico libanese dopo il successo nelle elezioni dello scorso maggio, e creare le condizioni per espandere un’attività che, è bene ricordarlo, dovrà avere il suo centro nel Paese dei Cedri affinché Hezbollah possa mantenere le sue basi di consenso.

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