Cos’è Svoboda

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Svoboda è un partito politico ucraino di destra radicale, nazionalista e schierato su posizioni anti-russe ed anti-occidentali. Il movimento, relegato ai margini della politica ucraina, ha conseguito risultati, negli anni, piuttosto modesti. Le consultazioni del 2012, quando riuscì ad ottenere oltre il 10% dei voti, hanno segnato un cambio di passo. La crisi vissuta dall’Ucraina a partire dal 2014, poi, ha ulteriormente rafforzato il prestigio di questa organizzazione. La perdita della Crimea e la rivolta nel Donbass hanno rischiato di trascinare l’Ucraina sull’orlo del baratro ed hanno avuto l’effetto di portare l’elettorato a legarsi agli schieramenti nazionalisti. Lo stabilizzarsi della crisi in Ucraina orientale, infine, ha drenato progressivamente consensi da Svoboda, che ha accusato un momento di difficoltà interna.

 

La nascita di Svoboda risale al 1991 ed il movimento aveva il nome di Partito Social-Nazionale dell’Ucraina. Il primo leader dello schieramento fu Yaroslav Andrushkiv e la registrazione come partito ebbe luogo solamente nel 1995. Il Partito Social-Nazionale prese parte a diverse consultazioni ma con risultati trascurabili. Il movimento era in crisi e ad un congresso del 2004 si decise di cambiargli il nome in Svoboda (Libertà) anche per cercare di renderlo più presentabile. Questi cambiamenti servirono a poco: nel 2006 e 2007 ottenne lo 0,3 e lo 0,7% dei voti. Pochi anni dopo, però, la popolarità di Svoboda esplose raggiungendo un picco nel 2012 (10 per cento dei voti). Le ragioni di questo sviluppo vanno ricercate, tra le altre, nella presenza di un’ideologia politica forte seppur radicale, nel disincanto mostrato dagli elettori verso i principali partiti ed in un’efficace presenza sui media nazionali.

La popolazione ucraina non aveva particolare fiducia negli altri schieramenti giudicati corrotti, deboli o anti-democratici e le posizioni anti-corruzione espresse da Svoboda erano riuscite, con tutta probabilità, a fare breccia nel cuore di molti elettori che si sarebbero altrimenti astenuti.

Una parte del successo riscosso da Svoboda, poi, può essere spiegato dalle sue posizioni nazionaliste, in difesa dell’identità nazionale e della lingua ucraina ed in grado di attrarre il supporto di quei settori della popolazione contrari al governo del Partito delle Regioni di Viktor Yanukovich, considerato eccessivamente vicino a Mosca. Svoboda era inoltre riuscita, prima delle consultazioni del 2012, a depurare il suo programma dalle posizioni più razziste ed anti-Semite del passato. Sullo sfondo c’era uno scenario prossimo al mutamento: lo stravolgimento  del 2014 era imminente.

Il quadro politico ucraino è stato alterato da quanto accaduto nel 2014: la perdita della Crimea, occupata ed annessa da Mosca, l’insurrezione filo-russa nel Donbass e la sostituzione dell’amministrazione Yanukovych con amministrazioni filo-occidentali, aveva infatti cambiato le priorità politiche di Kiev passata dal campo filo-russo a quello europeista. In una fase iniziale  Kiev è stata retta dalla presidenza ad interim di Turchynov ed in questi mesi Svoboda era entrata nell’esecutivo guidato da Arseniy Yatsenyuk ottenendo ministeri: da quello della Difesa a quello dell’Agricoltura passando poi per la posizione di vice primo-ministro, assegnata a Oleksandr Sych e quella di Procuratore Generale. La fase governista di Svoboda si è rivelata, però, estremamente breve: le consultazioni del 2014 hanno visto il partito fermarsi al 4,7 per cento, sotto lo sbarramento del 5 per cento. La presenza di Settore Destro, uno schieramento con un’ideologia più radicale di Svoboda ed in grado di ottenere l’1,8 per cento dei voti era riuscito a penalizzare, pesantemente, Svoboda. La performance di Privy Sektor aveva provocato una frammentazione dei consensi della destra nazionalista con l’effetto di privare questa area di una rappresentanza parlamentare.

Le vicende dei radicali hanno assunto, dal 2014, una sfumatura paradossale. Nel mezzo del conflitto con i separatisti e con Mosca, infatti, questa fazione ha perso la rappresentanza parlamentare senza più ritrovarla. Nel marzo del 2017 Svoboda, Settore Destro ed i Corpi Nazionali hanno forgiato un’alleanza programmatica con l’obiettivo di costruire una piattaforma unificata delle destre e di tornare al successo in vista delle consultazioni del 2019. Questa prospettiva non si è realizzata: contrasti interni sul candidato per le presidenziali, con un’indecisione tra il leader di Svoboda Oleh Tyahnybok e quello dei Corpi Nazionali Andriy Biletsky, ha portato ad un nome compromesso, Ruslan Koshulynskyi, che ha ottenuto l’1,64 per cento dei voti mentre Svoboda si era fermata al 2 per cento. L’emersione di un centro politico forte, guidato da Servo del Popolo, era stata in grado di mettere fuori gioco i radicali.

Il neo presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha cercato, sin dalla sua elezione nel 2019, di abbassare le tensioni con la Federazione russa e di giungere ad una risoluzione del conflitto nel Donbass. Le politiche del Capo di Stato sono però state vocalmente contestate dalle frange più nazionaliste della popolazione, contrarie ad un’intesa con Mosca e con i separatisti. Svoboda ha preso parte ad alcune delle proteste svoltesi contro questi tentativi di riappacificazione: un chiaro tentativo di accreditarsi come movimento nazionalista di spicco in grado di opporsi a Volodymr Zelensky. Il partito deve augurarsi che le contestazioni generino un seguito sempre maggiore e che i tentativi di Zelensky falliscano per cercare di tornare al centro della scena: un esito, quest’ultimo, improbabile mentre sembra più verosimile che Svoboda resti, anche in futuro, ai margini dello scenario politico.

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