Il Gruppo dei Sette, più conosciuto con l’abbreviazione di G7, è un’organizzazione intergovernativa informale a cui prendono parte i sette Stati più economicamente avanzati del mondo: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. L’importanza di queste nazioni sullo scenario globale è molto rilevante ma, al tempo stesso, i summit dell’organizzazione non includono quei Paesi emergenti, come la Cina, che sono de facto delle superpotenze. Le riunioni del gruppo vedono la partecipazione anche del Rappresentante dell’Unione Europea e del Presidente del Fondo Monetario Internazionale.
Il primo summit tra le nazioni più industrializzate del mondo ebbe luogo nel 1975 in Francia. In quell’occasione il Capo di Stato Valéry Giscard d’Estaing invitò i leader politici della Repubblica Federale Tedesca, Italia, Giappone e Stati Uniti a Rambouillet per discutere degli effetti della crisi scatenata dallo shock petrolifero del 1973-1974. Il successo dell’incontro spinse il Presidente Ford ad organizzarne un secondo, nel 1976, a Puerto Rico. In quest’occasione venne invitato anche il Canada ed il G7 assunse la forma odierna. Nel summit del 1977, a Londra, i leader si impegnarono a favorire la crescita economica globale ed a collaborare all’interno delle organizzazioni internazionali. A partire dal 1977 anche il Presidente della Commissione Europea iniziò a prendere parte ai summit mentre dal 1994 fu la Federazione Russa, anche grazie al mutato scenario internazionale, a partecipare agli incontri. Nel 1997 la Russia si è unita formalmente al gruppo che si è così trasformato nel G8. La presenza di Mosca all’interno dei summit ha, però, avuto vita breve: l’annessione della Crimea nel 2014, fortemente condannata dalla comunità internazionale, ha portato alla sospensione a tempo indeterminato della Federazione Russa ed il G8 è tornato a chiamarsi G7.
La struttura del G7 ha natura prettamente informale: non esiste un segretariato permanente e nemmeno una lista di membri ufficiali. La Presidenza del Gruppo, che viene ricoperta da ciascuno Stato membro per la durata di un anno, si occupa di fornire le risorse necessarie per lo svolgimento dei lavori. Il Summit rappresenta il culmine di una serie di incontri, svoltisi durante l’anno, a livello ministeriale, ad esempio in materia di Difesa ed Esteri e della società civile. Sono invece i rappresentanti personali dei Capi di Stato e di Governo, i cosiddetti Sherpa, ad organizzare i lavori ed a negoziare la stesura di un comunicato finale.
La Presidenza fissa le priorità del Summit, che di solito si svolge a metà anno e che consente ai Capi di Stato e di Governo di colloquiare su temi chiave faccia a faccia. Alla conclusione del summit viene pubblicato un comunicato che contiene i principali risultati raggiunti e che è accompagnato da una serie di report e piani d’azione. Particolarmente importanti risultano anche gli incontri a cui prendono parte i Ministri delle Finanze ed i governatori delle Banche Centrali e che si svolgono per più volte durante l’anno. Le politiche commerciali e monetarie tendono ad influire anche sulle altre nazioni che non partecipano ai summit.
Tra gli incontri più significativi della storia del G7 c’è il summit del 2018 dove si registrò un’importante spaccatura tra i Paesi partecipanti: Donald Trump si rifiutò di firmare la dichiarazione congiunta finale. La guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti e gli impegni degli Accordi di Parigi impedirono così di giungere ad un’intesa comune. Nel corso del summit di emergenza svoltosi a Bruxelles il 4 e 5 giugno del 2014 i leader dei Paesi partecipanti decisero di sospendere la Russia a causa delle violazioni commesse ai danni della sovranità territoriale e dell’integrità dell’Ucraina. A Camp David nel 2012 i leader concordarono sul fatto che la Grecia dovesse rimanere nell’eurozona. L’incontro di Londra del 1991 si caratterizzò per lo storico invito all’allora leader dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov mentre il summit di Napoli del 1994, presieduto dall’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi, vide la partecipazione, per la prima volta, del Presidente della Federazione Russa Boris Yeltsin.
La governance globale non è più monopolio del solo G7, che rappresenta una nicchia del più moderno ed eterogeneo G20. Quest’ultimo ha come membri tutti gli Stati del G7 più altri dodici Paesi considerati di rilevante importanza sullo scenario politico ed economico globale. Tra questi ci sono l’Argentina, il Brasile, il Messico, la Cina, l’India, la Corea del Sud, l’Indonesia, l’Australia, l’Arabia Saudita, la Turchia, il Sudafrica, la Federazione Russa e l’Unione Europea. L’agenda dei due club tende a sovrapporsi anche se il G7 si occupa maggiormente di problemi politici e di tematiche legate alla sicurezza mentre il G20 è più focalizzato sulle questioni finanziarie e sulla governance economica. La membership del G20 è particolarmente eterogenea e ciò tende a complicare i lavori del gruppo: le agende delle principali potenze mondiali, infatti, sono divergenti ed improntate alla soddisfazione degli interessi nazionali più che alla realizzazione di forme di cooperazione sempre più evolute.
Gli Stati membri del G7 sono invece concentrati nell’Occidente industrializzato e l’assenza di quei Paesi che sono centrali sullo scacchiere internazionale, come Cina ed India, ne ha parzialmente sminuito la rilevanza. Il G7 si considera “una comunità basata sui valori” ed ha come principi chiave quelli della libertà, del rispetto dei diritti umani, della democrazia e della promozione dello sviluppo sostenibile.
Il presidente americano Donald Trump ha recentemente affermato che non ritiene “il G7 rappresentativo di quanto stia accadendo nel mondo” e lo ha definito “un gruppo di Paesi antiquato“. Il Capo di Stato ha espresso l’intenzione di invitare Australia, Corea del Sud, Federazione Russa ed India al prossimo summit, che dovrebbe svolgersi a settembre 2020 negli Stati Uniti. Trump ha definito il futuro meeting come “G10 o G11”. Canberra e Seul hanno mostrato entusiasmo per la proposta mentre il presidente Putin si è dimostrato disponibile al dialogo. Grande esclusa è la Cina, che ha mostrato irritazione e vede l’iniziativa come dannosa per i suoi interessi. Il Canada ed il Regno Unito si sono invece opposti all’invito della Federazione Russa. Il premier canadese Justin Trudeau ha detto che Mosca “continua a non rispettare le norme internazionali” e per questo deve restare fuori dal G7 mentre il Regno Unito ha reso noto che porrà il veto al tentativo di riammettere la Russia.