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Cosa prevede il memorandum sulla Libia

Il memorandum firmato con la Libia riguarda un accordo di tipo bilaterale tra il governo di Roma e quello di Tripoli per la collaborazione nel contrasto dell’immigrazione e, in particolar modo, il pattugliamento delle coste libiche da cui parte il maggior numero di barconi diretti in Italia.

L’accordo è quindi intervenuto per ridimensionare la portata del fenomeno migratorio proveniente dalla rotta libica, usata soprattutto da cittadini sub sahariani arrivati nel paese nordafricano.

L’intesa tra Italia e Libia è stata firmata nel 2017: in quel momento a Palazzo Chigi vi era Paolo Gentiloni, mentre l’artefice più importante della strategia che ha poi portato alla firma del memorandum, è stato l’allora ministro dell’interno Marco Minniti.

Per la parte libica invece, l’interlocutore già allora era il governo insediato a Tripoli e presieduto dal capo del consiglio presidenziale libico, Fayez Al Sarraj.

Il memorandum è stato firmato al culmine di trattative iniziate nella primavera del 2017 tra i due governi e prevede, alla scadenza, un tacito rinnovo automatico per un periodo di tre anni.

Fulcro dell’intesa tra Italia e Libia è il sostegno alla Guardia Costiera di Tripoli. Roma, in particolare, si è impegnata a finanziare il corpo militare libico dopo anni in cui, a causa della guerra civile imperante nel paese nordafricano, nessuno era più nelle condizioni di pattugliare le coste della Tripolitania.

Il sostegno ha previsto in totale un impegno di spesa, da parte italiana, di 150 milioni di euro in tre anni a cui si aggiungono altre somme di poco inferiori da parte europea.

Inoltre, l’Italia si è impegnata nella riparazione dei mezzi a disposizione della controparte libica e nell’addestramento degli uomini della Guardia Costiera di Tripoli.

Gli accordi tra Italia e Libia sono arrivati in un momento in cui lungo le coste del nostro paese si viveva una delle più gravi emergenze legate al fenomeno migratorio.

In particolare, nel mese di maggio ed in quello di giugno del 2017, sono sbarcati complessivamente più di 50mila migranti. Il governo Gentiloni dunque, ha deciso in quel momento di avviare delle trattative, le quali hanno quindi poi portato al memorandum.

L’accordo, già nel mese di luglio, ha portato ad un dimezzamento del numero degli sbarchi dalla Libia all’Italia.

L’intesa tra Italia e Libia ha avuto come precedente l’accordo tra Berlusconi e Gheddafi del 2008: in quell’occasione, il sostegno italiano alla Guardia Costiera libica ha portato in dote il quasi azzeramento delle partenze dal paese africano nel biennio 2009 – 2010.

Quell’accordo è poi diventato inattuabile a seguito delle tensioni esplose in Libia e della caduta del regime di Gheddafi.

Secondo l’Ispi, dall’entrata in vigore del nuovo memorandum sono stati almeno 38.000 i migranti respinti dalla Guardia Costiera libica, circa la metà di quelli partiti dal paese nordafricano. Le operazioni di polizia lungo le coste sono avvenute tra le località di Zawiya, Sabratha, Al Khoms e Garabulli, le più coinvolte dal fenomeno migratorio.

Ma non sono mancate, soprattutto in vista del rinnovo automatico, polemiche attorno al memorandum. In primo luogo perché a firmarlo, da parte libica, è stato un governo che controlla solo una minima parte del paese.

Non solo: l’esecutivo di Fayez Al Sarraj si è servito in questo arco di tempo di milizie improvvisatesi guardiane delle coste per mettere in piedi un corpo militare.

Tra queste milizie, alcune sono sospettate anche di accogliere al loro interno presunti pericolosi trafficanti. Il riferimento è, ad esempio, alla milizie di Zawiya controllata dalla tribù a cui appartiene Abdou Rahmad Al Milad, noto con il nome di Bija.

Quest’ultimo è stato riconosciuto come trafficante da diverse inchieste giornalistiche e delle Nazioni Unite, tanto da essere raggiunto nel giugno del 2018 da sanzioni decretate dal consiglio di sicurezza dell’Onu. Ha fatto scalpore, nell’ottobre 2019, la scoperta di una visita in Italia dello stesso Bija per partecipare ad alcuni incontro con funzionari del ministero dell’interno.

Secondo le Ong, il memorandum con la Libia ha provocato in questi anni la violazione dei diritti umani in quanto il respingimento dei migranti ad opera della Guardia Costiera libica si tradurrebbe, in un secondo momento, in segregazione nel paese nordafricano di migliaia di persone esposte alla mercé dei trafficanti di esseri umani. Per tal motivo inoltre, le Ong considerano la Libia porto non sicuro ed in diverse occasioni si sono rifiutate di consegnare migranti soccorsi alla Guardia Costiera di Tripoli.

Il 2 novembre 2019 il memorandum è stato rinnovato automaticamente grazie al silenzio assenso del governo italiano e di quello libico.

Il tutto nonostante, all’interno della maggioranza che sostiene il governo Conte II, si erano espresse posizioni contrarie al rinnovo dell’intesa. In particolare, la parte sinistra del Pd e LeU hanno più volte criticato la scelta di andare verso il rinnovo automatico del memorandum.

Il governo italiano però, ha proposto la convocazione di una commissione apposita per delle modifiche da apportare all’accordo.

Dopo il rinnovo del memorandum, sono stati effettuati alcuni passi formali volti ad arrivare alle modifiche del documento. Da parte italiana, all’inizio del 2020 sono stati richiesti maggiori sforzi riguardanti il rispetto dei diritti umani e le condizioni dei campi allestiti per i migranti. Per questo nel corso di alcuni incontri diplomatici sono state formalizzate richieste di modifica di alcuni specifici punti interni al testo approvato nel 2017.

Il tutto anche per rispondere alle richieste provenienti dagli ambienti politici e culturali di sinistra, i quali hanno criticato il governo Conte II per aver permesso il rinnovo del memorandum. Tuttavia, in questa parte politica le perplessità sono rimaste, unite allo scetticismo circa le reali possibilità di arrivare alle modifiche dell’accordo. Inoltre l’emergenza coronavirus, che ha colpito l’Italia soprattutto tra febbraio ed aprile del 2020, ha rallentato il dialogo tra le parti. Soltanto a fine giugno un rappresentante del governo italiano è potuto tornare a Tripoli.

In quell’occasione il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha incontrato i massimi vertici libici, con i titolari della diplomazia di Tripoli che hanno consegnato allo stesso massimo vertice della Farnesina le proprie proposte di modifica del memorandum. I libici punterebbero su una maggiore collaborazione sia in fase di addestramento che di finanziamento della Guardia Costiera. Una prima riunione tra le due delegazioni si è svolta il 2 luglio 2020, al momento però non si conoscono i dettagli le modifiche in discussione.

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