Che cos’è il gasdotto Greenstream

Se la Libia è fondamentale per l’Italia, il GreenStream è uno dei motivi per definirla tale. Il gasdotto che trasporta il gas libico fino alle coste siciliane, nel terminale di, Gela è uno dei principali prodotti della ricomposizione dello scontro fra Roma e Tripoli. Ma è soprattutto un simbolo del legame che esiste fra Italia e Libia. Un rapporto che non è solo culturale e storico, ma soprattutto politico e quindi economico. In cui il gas è, insieme al petrolio, un elemento imprescindibile.

Il gas dalla Libia verso l’Italia è iniziata ad arrivare in maniera regolare e in costante aumento a partire dal 2004, ovvero dalla costruzione del gasdotto Grainstream che, dai terminali di Mellitah arriva in Sicilia. Dal momento del completamento della pipeline, la Libia si è trasformata automaticamente nel nostro quarto se non terzo fornitore di gas, giungendo a essere il terzo esportatore in Italia dopo Algeria e Russia che, negli ani, hanno condiviso lo scettro di chi dava il gas all’Italia. E continuano a condividerlo.

I dati del gas proveniente dalla Libia sono eloquenti. Dalla prima rilevazione del ministero dello Sviluppo economico successiva alla realizzazione e utilizzo dell’opera, quindi dal 2005, il gas libico è passato dal 6% delle importazioni italiane a una media del 12%. Quindi più un decimo del gas utilizzato in Italia proveniva dai giacimenti di Tripoli.

greenstream percorso

Nel 2009, il gas importato attraverso Greenstream fu il 13,2%. E, nonostante la guerra abbia inciso, per alcuni periodi, sulle capacità di lavoro di Eni, il gasdotto non h mai cessato di funzionare, facendo sì che l’0Italia ptoesse mantenere, per molti anni, una media decisamente alta di gas libico. E che si è ridotta invece negli ultimi tempi, quantomeno nel peso che la libia ha per l’importa italano. Peso che resta in ogni caso rilevate e che, potenzialmente, ha anche ottimi margini di miglioramento.

Il gasdotto Greenstream trasporta il gas naturale dalla centrale di compressione in territorio libico al terminale di ricevimento in Sicilia attraverso un condotto sottomarino. Operato da Eni e dalla libica National Oil Coropration (Noc), il sistema del gasdotto fa parte del Western Libya Gas System, a sua volta parte del Libyan Gas Trasmission System. Il Western Libya Gas System, come spiegato dal sito della Eni, comprende:

La Centrale di Compressione di Mellitah  che comprime il gas da esportare per renderlo idoneo al trasporto fino al mercato italiano (fino a 212 bar max. di pressione operativa).Una tubazione sottomarina singola di diametro costante pari a 32” (Opl), lunga 516 chilometri, con una profondità massima raggiunta nei fondali marini di 1150 metri.Un tratto di tubazione sottomarina singola di diametro costante pari a 32” Nd (Spur), di 7.4 km, posata vicino alla costa italiana dal Terminale di Ricevimento Gas di Gela.Il Terminale di Ricevimento Gas di Gela (Srt), che immette il gas nella rete di trasporto nazionale.

Il gasdotto raccoglie il gas naturale proveniente da due giacimenti: Bahr Essalam, un giacimento offshore situato a 110 chilometri dalla costa della Libia; e Wafa, riserva che si trova nel deserto libico vicino al confine con l’Algeria. Entrambi nell’ovest della Libia.

Lungo circa 520 chilometri, il Greenstream, realizzato da Saipem nel 2004 dopo l’accordo fra Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi, è attualmente il gasdotto più lungo del Mediterraneo.

La presenza dei terminali di Mellitah e dei giacimenti di Bahr Essalam e Wafa nella parte occidentale della Libia, fa comprendere meglio di ogni altra cosa, il motivo per cui l’Italia ha subito appoggiato il governo di Tripoli dopo la caduta di Gheddafi.

La guerra che ha portato alla fine del Reìs e che l’Italia ha contribuito, ob torto collo, a realizzare, ha rappresentato per i nostri interessi un danno enorme. L’unico modo per rimediare a quei danni, è stato quello di consolidare nell’immediato gli interessi strategici italiani. Che erano rappresentati dai giacimento di gas e petrolio in cui operava Eni. E quindi anche dal gasdotto Greenstream.

La presenza dei giacimenti e dei terminali nel settore di competenza del governo riconosciuto di Tripoli ha reso di fatto impossibile all’Italia decidere da che parte stare. Fayez al-Sarraj, ultimamente caduto in disgrazia anche grazie all’ascesa di Khalifa Haftar, ha rappresentato per anni l’autorità riconosciuta che governava su quella parte della Libia in cui erano e sono presenti i nostri maggiori interessi. Ed è del tutto evidente che questi interessi economici, uniti all’interesse politico di rimanere ancorati alle scelte dell’Occidente, ha rafforzato l’asse Roma.Tripoli.

Asse che ora si è modificata, o quantomeno rimodulata, come dimostrato dalla conferenza di Palermo sulla Libia. I continui incontri di Giuseppe Conte con Haftar dimostrano che l’Italia non volge più soltanto lo sguardo all’ovest della libia, ma anche ad oriente, dove brilla la stessa del Maresciallo di Tobruk.

Consolidare i nostri rapporti in Libia con chiunque guiderà il Paese una volta finita la transizione post-bellica, significa innanzitutto assicurarsi che il Greenstream non solo continuerà a trasportare gas, ma che possibilmente possa anche trasportarne di più.

Un maggiore aumento dell’importazione di gas dal Paese nordafricano non è solo importante per diventare sempre più centrali nella politica libica, ma anche perché l’Italia ha necessità di diversificare le fonti energetiche per non rimanere ancorata a pochissimi produttori. La Libia ha dimezzato, in pochissimi anni, il peso che aveva per l’import di oro blu in Italia.

Ma questo è stato un danno non solo per i libici, ma anche per gli italiani, visto che la concorrenza, di fatto, garantisce un miglioramento del rapporto qualità-prezzo negli approvvigionamenti. E l’Italia ha tutto l’interesse a stabilizzare a pieno regime i suoi terminali. E il Greenestream è il canale principale per far arrivare gli idrocarburi libici in Italia.

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