I Fratelli Musulmani costituiscono un movimento internazionale diffuso soprattutto nei Paesi a maggioranza islamica. All’interno del movimento confluiscono partiti e fazioni che si rifanno al cosiddetto “Islam politico“. Il loro obiettivo è la costituzione di società guidate dai valori della religione musulmana. Sul piano politico questo si traduce in una mancata distinzione tra sfera religiosa e sfera civile all’interno degli ordinamenti statali. Al tempo stesso i Fratelli Musulmani promuovo un ritorno a un Islam “non corrotto” da usi e costumi occidentali. Dai movimenti jihadisti terroristici, i Fratelli Musulmani si differenziano per il non ricorso alla lotta armata. Tuttèavia soprattutto in Libia e in Siria negli ultimi anni non sono mancati esempi di gruppi terroristici e combattenti affiliati alla fratellanza.
I Fratelli Musulmani nascono nel 1928. A fondare il movimento nella città egiziana di Ismaila, è l’insegnante Hasan Al Banna. Le prime rivendicazioni ideologiche sono soprattutto di carattere sociale. In Egitto infatti viene posta l’attenzione sulle condizioni dei lavoratori, con il movimento che promuove la solidarietà tra le classi meno agiate. Lo sguardo però è anche sui costumi sociali dell’epoca. In questo contesto, i Fratelli Musulmani vedono nei valori dell’Islam l’unica guida etica per il “risveglio” dell’Egitto e dell’intero mondo arabo.
Principale obiettivo teorizzato è fare fronte comune per respingere l’occidentalizzazione e promuovere una società islamica in grado di portare avanti i propri valori. Anche per questo inizialmente i Fratelli Musulmani diventano uno dei riferimenti del nazionalismo egiziano. In quel momento infatti il Paese è ancora un protettorato britannico e sono forti le spinte per una totale indipendenza. Il movimento diventa così popolare tra le diverse classi sociali.
Il movimento negli anni ’40 e ’50 si fa strada tra i ceti meno abbienti e tra i nazionalisti egiziani. Il fondatore Al Banna, nel 1942 si dichiara vicino alle posizioni del partito Wadfista, il quale coniuga istanze nazionaliste sul fronte politico e ideali conservatori in campo religioso. Nel secondo dopoguerra, i Fratelli Musulmani considerano capitalismo e marxismo facce della stessa medaglia: entrambe, secondo il movimento, portano all’umiliazione dell’uomo comune.
Si arriva così alla stesura del primo manifesto dei Fratelli Musulmani. A redigerlo tra gli anni ’50 e ’60 è Sayyid Qutb, insegnante che aderisce al movimento nel 1952. In quello stesso anno in Egitto avviene il colpo di Stato contro Re Faruq che porta al potere il generale Nasser. Inizialmente i Fratelli Musulmani e lo stesso Qutb appoggiano il nuovo corso politico. Ben presto però gli ideali dei militari entrano in contrasto con quelli della fratellanza. La divisione è soprattutto sulla dimensione politica della religione: Nasser istituisce uno Stato laico, circostanza non appoggiata da Qutb e dai Fratelli Musulmani.
Qutb viene arrestato nel 1954 e trascorre diversi anni in carcere. Il manifesto del movimento lo redige durante la prigionia. Denominato “Pietre Miliari”, nel documento, tra le altre cose, si legge: “La comunità musulmana deve essere riportata alla sua forma originaria. Oggi è sepolta tra i detriti delle tradizioni artificiali di diverse generazioni ed è schiacciata sotto il peso di quelle false leggi ed usanze che non hanno niente a che fare con gli insegnamenti islamici”.
Le vicende dei Fratelli Musulmani si legano in maniera molto stretta alla storia dell’Egitto del dopoguerra. Il movimento si sviluppa sempre di più ed acquisisce maggiori consensi, ma si scontra con il nuovo potere nasseriano. Le visioni divergenti sulla società, sul ruolo della religione e su quello dei precetti fondamentali dell’Islam, causano sempre più attriti tra le parti. Il 26 ottobre 1954 Nasser viene fatto oggetto di un attentato, al quale scampa miracolosamente. Vengono incolpati i Fratelli Musulmani ed i principali leader iniziano ad essere perseguiti.
Il movimento è ufficialmente posto fuori legge. Per la verità la fratellanza agisce in clandestinità già dal 1948, anno in cui Re Faruq manifesta le proprie paure per la deriva anti monarchica del movimento. Lo stesso fondatore Al Banna viene ucciso in quell’anno da un membro delle forze di sicurezza. Ma è sotto Nasser che avviene la persecuzione vera e propria. A farne le spese è lo stesso Qutb, condannato a morte e impiccato nel 1966.
Nel 1970 muore improvvisamente Nasser, colto da infarto. Il suo successore, Anwar Sadat, non toglie dalla clandestinità i Fratelli Musulmani ma lascia loro maggiori margini di spazio e di manovra. Nonostante siano fuori legge, i Fratelli Musulmani diventano molto popolari e ben ramificati nella società.
Il 6 ottobre 1981 viene ucciso Anwar Sadat. Nel commando omicida, tra gli altri, vi è un giovane Ayman Al Zawayri, ossia il futuro leader di Al Qaeda. I Fratelli Musulmani sono estranei all’attentato. A compiere l’attacco è il gruppo della Jihad, uno dei primi a sposare la lotta armata. Lo stesso Al Zawayri in gioventù è attratto dagli scritti di Qutb, ma la fazione di cui fa parte sul finire degli anni ’70 si discosta dalla fratellanza. C’è dunque un’influenza ideologica da parte del movimento, ma non un’affinità nel perseguimento della lotta armata.
A succedere a Sadat è il presidente Hosni Mubarak. Con il nuovo Capo dello Stato i Fratelli Musulmani escono parzialmente dalla clandestinità. Nel 1984 possono tornare a presentarsi alle elezioni, seppur in coabitazione con alcuni partiti laici dell’opposizione.
Il radicamento territoriale e sociale dei Fratelli Musulmani emerge nel 2011. In quell’anno, a seguito delle proteste scaturite dalla cosiddetta “primavera araba“, cade il governo di Mubarack e sono propri i gruppi vicini al movimento proprio i Fratelli Musulmani a prendere le redini del potere. Subito dopo la fuga da Il Cairo dell’ex presidente, la fratellanza fonda il partito “Libertà e Giustizia” e candida Mohammed Morsi alla presidenza. Nel 2012 Morsi viene eletto nuovo capo dello Stato e per la prima volta nella storia i Fratelli Musulmani arrivano alla presidenza.
Dopo appena un anno però, quella di Morsi si dimostra una breve parentesi. Molti egiziani, timorosi circa le sorti laiche dello Stato, tornano in piazza e l’esercito interviene per destituire il presidente. Da allora, i Fratelli Musulmani tornano ad essere malvisti dal potere egiziano.
Nel corso degli anni ’80 e ’90 i Fratelli Musulmani si diffondono anche fuori l’Egitto. É l’intero mondo islamico ad assistere all’ascesa del movimento. Nei primi anni 2000 la fratellanza trova due grandi sponsor internazionali: Turchia e Qatar. Ankara lo è in particolar modo dal 2002, anno della scalata al potere di Recep Tayyp Erdogan, fondatore del partito Akp. Si tratta di una formazione politica che si rifà, per certi versi, all’Islam politico. Il suo obiettivo è portare nella politica turca, tradizionalmente laica dalla fondazione della Repubblica nel 1932, un maggior peso degli ideali islamici.
Il Qatar dal canto suo finanzia i Fratelli Musulmani soprattutto per avere una propria sfera di influenza politica nella regione, distaccata dall’Arabia Saudita e dalle altre petromonarchie. Ankara e Doha finanziano moschee, associazioni, partiti e scuole capaci di far sviluppare socialmente e politicamente il pensiero della fratellanza nel mondo musulmano. Ma non solo: sostegno mediatico, politico e finanziario viene dato ai gruppi vicini al movimento presenti nei Balcani e in Europa. La galassia dell’Islam politico in tal modo assume sempre maggior peso.
Tra i partiti riconducibili alla galassia dei Fratelli Musulmani, spiccano in particolare Ennahda in Tunisia, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo in Marocco, il Movimento della Società per la Pace in Algeria, il Raggruppamento Nazionale per la Riforma e per lo Sviluppo in Mauritania, il Partito del Congresso Nazionale in Sudan, il Fonte Islamico d’Azione in Giordania.
Lo “zampino” della fratellanza è ravvisabile anche nei Paesi arabi attualmente alle prese con gravi instabilità interne e con le guerre civili. In Libia vi è il Partito della Giustizia e dello Sviluppo a mettere insieme diversi membri dei Fratelli Musulmani, anche se in generale il movimento, che risulta essere molto influente specialmente nelle zone occidentali del Paese, è frazionato in molti altri partiti. Tra questi spicca Alba libica, al potere a Tripoli fino al 2016. In Siria sono diversi i movimenti riconducibili alla fratellanza che, ad inizio guerra civile, vanno contro il presidente Assad. Qui già nel 1982 i Fratelli Musulmani si organizzano nella città di Hama, dove risultano molto radicati, e danno vita ad un’importante rivolta contro l’allora presidente Hafez Al Assad. Damasco reagisce bombardando la città e mettendo al bando l’organizzazione. Nello Yemen, i Fratelli Musulmani sono presenti con il partito Al Islah.
Come detto, è ricollegabile alla fratellanza il partito Akp in Turchia del presidente Erdogan, fondato nel 2002 e tuttora al governo nel paese anatolico. Infine, anche in Somalia (paese dove sta aumentando l’influenza di Ankara) vi è una formazione collocabile tra i Fratelli Musulmani, ossia il Partito per la Pace e lo Sviluppo.
Discorso a parte merita il caso palestinese. Qui dal 1987 è attivo il partito denominato “Hamas”. Si tratta di una formazione nata sulla scia della prima intifada e radicatasi soprattutto all’interno della Striscia di Gaza. Hamas è in grado, nel corso degli anni, di erodere il consenso al partito guida della causa palestinese, ossia la formazione laica di Al Fatah, fondata da Yasser Arafat. Hamas è riconducibile ai Fratelli Musulmani e, dalla sua fondazione, in Palestina vengono accorpate le rivendicazioni territoriali con quelle islamiste. Anche se il partito ufficialmente non persegue la lotta armata, diverse fazioni nate da Hamas negli anni hanno compiuto numerosi attentati terroristici in Israele. Nel 2009 e nel 2021, Hamas ha inoltre rivendicato il lancio di migliaia di missili verso il territorio israeliano. Ancora oggi nel suo statuto l’organizzazione non riconosce il diritto all’esistenza dello Stato ebraico. Per tal motivo, sia Tel Aviv che Washington riconoscono Hamas come organizzazione terrorista.
Nel 2005 la formazione vince clamorosamente le elezioni parlamentari in seno all’Autorità Nazionale Palestinese, sopravanzando per la prima volta Al Fatah. I due principali partiti entrano in rotta di collisione nel 2007: nell’estate di quell’anno scoppia una vera e propria guerra civile tra i palestinesi, al termine della quale Hamas acquisisce il pieno controllo da allora della Striscia di Gaza.
In Egitto l’organizzazione è considerata illegale e fuori legge. Il presidente Al Sisi, insediatosi nel 2014, considera i Fratelli Musulmani una minaccia alla sicurezza ed all’integrità nazionale. Nel Magreb, i Fratelli Musulmani sono forti a livello politico con Ennahda in Tunisia, Paese dove appare radicato il loro consenso elettorale. In Libia risultano molto influenti in Tripolitania mentre ad est sono osteggiati dal generale Haftar. In Marocco ed Algeria i partiti della fratellanza sono all’opposizione, anche se in quest’ultimo Paese nelle elezioni del 12 giugno 2021 hanno fatto registrare un importante progresso.
Con l’Akp, l’Islam politico è al potere in Turchia. In Siria la fratellanza risulta soppiantata dai movimenti integralisti all’interno dell’opposizione ad Assad. Nel sud est asiatico l’influenza dell’Islam politico è molto forte soprattutto in Malesia.
Nel corso della storia del movimento, non sono mancati gruppi ad esso collegati che hanno imbracciato le armi e hanno compiuto attacchi di natura terroristica. La Libia ne è un esempio. Fazioni quali la Brigata di Abu Salim, così come le milizie di Misurata oppure il gruppo dei Martiri del 17 febbraio appaiono molto vicini ai Fratelli Musulmani e sono ancora oggi protagonisti delle violenze in corso nel Paese nordafricano. Altri gruppi in Cirenaica, ricollegabili alla fratellanza, hanno controllato città importanti quali Derna prima dell’arrivo dei militari guidati dal generale Haftar. La guerra in Libia, scoppiata con le sollevazioni anti Gheddafi nel 2011, ha visto protagonisti da subito migliaia di miliziani islamisti armati.
Discorso molto simile è possibile farlo per la Siria. Qui nel 2012 è stata fondata la cosiddetta Brigata Al Tawhid. Si tratta di una fazione riconducibile ai Fratelli Musulmani che ha imbracciato le armi contro il presidente Assad e si è resa protagonista di numerosi episodi di violenza. L’operato dei suoi miliziani testimonia come in più di un’occasione la fratellanza in passato ha abdicato al principio della lotta esclusivamente politica.