Wang Yi è il direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista Cinese (Pcc), nonché titolare del ministero degli Esteri dopo la rimozione del ministro Qin Gang. Detto altrimenti, ricopre il ruolo più importante del sistema politico cinese incaricato di gestire le relazioni internazionali, integrato con la gestione del dicastero. Che, per inciso, aveva già guidato per due mandati dal 2012 al 2022.
Tra le altre cariche ricoperte è anche consigliere di Stato, dal 2018, nonché membro del Politburo del Pcc dal 2022. Wang, figura pragmatica, conosciuto per avere una reputazione di brillante e cortese diplomatico, sa essere all’occorrenza anche un astuto negoziatore con diversi assi nella manica.
Wang Yi nasce a Pechino il 19 ottobre 1953. Dopo il diploma di liceo conseguito nel settembre del 1969 viene inviato nel nord-est della Cina, per poi prestare otto anni di servizio presso il Corpo dell’esercito di costruzione nord-orientale nella provincia dello Heilongjiang.
Come si può intuire, Wang vive in pieno l’epoca del maoismo, ovvero gli anni più duri attraversati dalla Repubblica Popolare Cinese. Questo non gli impedisce però di avanzare negli studi. Nel 1977, ad esempio, torna a Pechino e si iscrive al dipartimento di lingue asiatiche e africane dell’Università di Studi Internazionali, dove studierà la lingua giapponese e si laureerà nel 1982. Oggi Wang parla fluentemente inglese e giapponese.
Dopo aver ottenuto la laurea, Wang finisce nella sezione asiatica del ministero degli Affari Esteri, dove inizia di fatto la sua carriera di diplomatico.
Nel 1989 viene inviato all’ambasciata cinese in Giappone, e qui resterà in servizio per cinque anni. Torna in Cina nel 1994 e viene subito nominato vice capo della sezione asiatica del ministero degli Esteri, per poi essere promosso capo sezione l’anno successivo.
Dal 1997 al 1998 è visiting scholar presso l’Institute of Foreign Relations della Georgetown University negli Stati Uniti. Nemmeno il tempo di rientrare oltre la Muraglia che ottiene la promozione a viceministro e direttore dell’Ufficio per la Ricerca Politica.
La carriera accademica di Wang, intanto, non si ferma: nel 1999 studia relazioni internazionali presso la China Foreign Affairs University e riesce a conseguire un dottorato. Nel febbraio 2001, viene nominato viceministro degli Affari Esteri, responsabile degli affari asiatici (all’epoca il viceministro più giovane a ricoprire la carica).
Nel 2004 Wang Yi viene nominato ambasciatore della Cina in Giappone. Ricoprirà questo incarico fino a settembre 2007, per poi succedere nel 2008 a Chen Yunlin come direttore dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese.
Il grande salto nella carriera di Wang avviene nel 2008. In quell’anno assume la carica di ministro degli Esteri della Cina. Nella sua prima conferenza stampa definisce l’approccio della politica estera cinese sotto la guida di Xi Jinping come “una ricerca proattiva per ottenere risultati per far sentire al mondo le soluzioni cinesi e le voci cinesi”.
A differenza dei suoi due predecessori a capo del dicastero, Wang non è uno specialista statunitense, anche se ha trascorso sei mesi alla Georgetown University alla fine degli anni ’90 e parla un ottimo inglese. Al contrario, l’alfiere diplomatico di Xi parla giapponese come un madrelingua.
Wang ha infatti trascorso gran parte della sua carriera in Asia ed è uno dei maggiori esperti cinesi del principale rivale regionale della Cina, il Giappone appunto, con il quale Pechino è attualmente bloccata in una feroce disputa territoriale su un gruppo di isole nel Mar Cinese Orientale.
C’è un episodio emblematico delle capacità di Wang Yi, grande conoscitore dell’Asia ed esperto negoziatore. Diversi anni fa, ha raccontato l’autore giapponese Yoichi Funabashi nel suo libro “The Peninsula Question“, il funzionario cinese ha convinto gli americani a sedersi ad un tavolo diplomatico con i nordcoreani. Pare che da Washington nessuno volesse muovere un dito, a meno che all’eventuale riunione non fossero presenti anche delegati di Pechino.
Dopo una giornata di inutili trattative, il signor Wang ha organizzato un banchetto per le tre squadre negoziali. A metà della cena, tuttavia, lui e il suo vice sono usciti dalla stanza ufficialmente per andare in bagno.
Nei successivi 10 minuti, uno dopo l’altro, tutti i diplomatici cinesi si sono allontanati furtivamente dai tavoli del banchetto. Prima che se ne rendessero conto, i negoziatori statunitensi si sono ritrovati di fatto in un incontro bilaterale con i nordcoreani. Lo stratagemma di Wang era riuscito solo in parte, perché gli americani avrebbero rifiutato di dialogare con gli emissari di Pyongyang.
Il primo gennaio 2023, Wang viene nominato direttore dell’Ufficio della Commissione centrale per gli affari esteri del PCC, diventando così il principale diplomatico cinese sotto il segretario generale del Pcc Xi Jinping.
La prima missione nel nuovo incarico coincide con il viaggio in Europa. Wang è infatti partito per un tour europeo di otto giorni nel febbraio 2023. L’alto dirigente cinese ha fatto tappa in Francia, Italia, Ungheria e Russia, oltre ad aver effettuato un intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Tre i suoi compiti più importanti : riallacciare il dialogo con l’Unione europea (con la quale balla ancora l’approvazione del CAI, il Comprehensive Agreement on Investment, ovvero l’accordo sugli investimenti siglato tra Unione Europea e Cina, ma rimasto in fase di stallo); smussare le tensioni con gli Stati Uniti; mantenere Pechino in equilibrio nell’ambito della guerra in Ucraina.
Al massimo diplomatico cinese Wang Yi è stato restituito il suo vecchio incarico di ministro degli Esteri dopo la rimozione di Qin Gang. Paragonato a una “volpe argentata” dai media statali cinesi a causa dei suoi capelli brizzolati e delle sue astuzie diplomatiche, Wang si trova adesso a capo sia della Commissione per gli affari esteri del Partito comunista cinese, come detto il massimo organo decisionale in materia di politica estera, sia del ministero degli Esteri.
La mediazione di Wang è considerata determinante ai fini dell’accordo di pace a sorpresa tra Iran e Arabia Saudita dello scorso marzo. In seguito, si è ritrovato, presumibilmente in fretta a furia, a sostituire il suo successore Qin in diversi impegni, con quest’ultimo scomparso dalla vista del pubblico per un mese prima di essere rimosso dalla prestigiosa carica.