Victoria Nuland è Sottosegretario di Stato per gli affari politici dell’amministrazione Biden. In precedenza, la diplomatica nata a New York il 1° luglio 1961 è stata Senior Counselor presso l’Albright Stonebridge Group, una società di consulenza strategica globale e diplomazia commerciale con sede a Washington, DC. È stata anche Senior Fellow presso la Brookings Institution, Distinguished Practitioner in Grand Strategy presso la Yale University e membro del Board del think-tank National Endowment for Democracy.
Diplomatica di lungo corso, l’ambasciatore Victoria Nuland è stato assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici da settembre 2013 a gennaio 2017 sotto il presidente Obama e il segretario Kerry. È stata portavoce del Dipartimento di Stato durante il mandato del segretario Hillary Clinton e ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO durante il secondo mandato del presidente George W. Bush, dal 2005 al 2008. Nuland ha servito come inviato speciale e capo negoziatore sul Trattato sul controllo degli armamenti convenzionali in Europa dal 2010 al 2011, e come vice consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Cheney dal 2003 al 2005. Oltre a due mandati presso la NATO a Bruxelles, ha prestato servizio all’estero in Russia, Cina e Mongolia e in vari incarichi presso il Dipartimento di Stato a Washington. Victoria Nuland ha una laurea in storia conseguita alla Brown University ed è sposata con il neoconservatore Robert Kagan, Senior Associate presso il Carnegie Endowment for International Peace ed editorialista del Washington Post. È stata CEO del think-tank con sede a Washington DC, Center for a New American Security. Parla russo, francese, e cinese.
Victoria Nuland si è a lungo occupata come diplomatica dei rapporti fra Stati Uniti e Mosca ed è una specialista dello spazio post-sovietico. Dal 1993 al 1996, secondo una sua biografia pubblicata sul sito della NATO, è stata Capo di Gabinetto del Vice Segretario di Stato, dove ha lavorato al disarmo nucleare di Ucraina, Kazakistan e Bielorussia, alla politica in Bosnia e Kosovo e all’intervento degli Stati Uniti ad Haiti, tra le altre questioni. Dal 1991 al 1993 si è occupata di politica interna russa presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca, concentrandosi sui rapporti con l’allora presidente russo Boris Eltsin e il suo governo. Ha anche prestato servizio presso il Soviet Desk (1988-90), a Ulaanbaatar, in Mongolia, dove ha aiutato ad aprire la prima ambasciata degli Stati Uniti (1988), negli uffici del Dipartimento di Stato per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico (1987) e a Guangzhou, in Cina (1985-86).
Dal 1997 al 1999 è stata vicedirettore per gli affari dell’ex Unione Sovietica presso il Dipartimento di Stato, con responsabilità primaria della politica statunitense nei confronti della Russia e dei paesi del Caucaso. In tale veste, è stata insignita della medaglia distinto servizio civile del Segretario della Difesa per il suo lavoro con i russi durante la campagna aerea del Kosovo.
Victoria Nuland è stata vice rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la NATO a Bruxelles, in Belgio, dal luglio 2000 al luglio 2003. È stata determinante nella storica invocazione dell’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica a sostegno degli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001. È il 12 settembre 2001, infatti, quando la NATO invoca, per la prima volta nella sua storia, l’articolo 5 che stabilisce che ogni attacco a uno stato membro è da considerarsi un attacco all’intera alleanza. Ha anche lavorato intensamente all’allargamento dell’Alleanza per includere 7 nuovi membri, alla creazione del Consiglio NATO-Russia, al primo dispiegamento “fuori area” della NATO in Afghanistan e alla sua difesa della Turchia durante Operazione Iraqi Freedom. Ha ricevuto il premio Superior Honor del Dipartimento di Stato per questo lavoro e la Croce al merito dal governo della Lituania.
Successivamente Victoria Nuland è stata vice consigliere principale per la sicurezza nazionale del vicepresidente Dick Cheney da luglio 2003 a maggio 2005, dove ha lavorato sull’intera gamma di questioni globali, tra cui la promozione della democrazia e della sicurezza in Iraq, Afghanistan, Ucraina, Libano e il Medio Oriente allargato e ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO durante il secondo mandato del presidente George W. Bush, 2005-2008, prima di diventare portavoce del Dipartimento di Stato guidato da Hillary Cllinton e di diventare, nel 2013, assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici.
Victoria Nuland, fra i sostenitori dell’espansione a Est della NATO, è promotrice di una politica bellicosa nei confronti della Federazione russa e ha spesso usato una retorica molto dura contro Mosca e il presidente russo Vladimir Putin. Secondo Nuland, infatti, il Cremlino rappresenta una minaccia per tutte le nazioni democratiche: “Il presidente degli Stati Uniti deve condurre una campagna per rafforzare le società democratiche contro gli sforzi della Russia di interferire nelle libere elezioni, diffondere disinformazione, infiammare le tensioni sociali e condurre campagne di influenza politica. Le democrazie di tutto il mondo devono mettere in comune le proprie risorse e lavorare in modo più efficace con aziende tecnologiche e ricercatori per esporre e scoraggiare le attività maligne della Russia mentre si verificano, non mesi o anni dopo. Nel frattempo, i governi e le aziende tecnologiche condividono la responsabilità di educare i cittadini a riconoscere quando vengono manipolati dall’estero” ha scritto su Foreign Affairs nel luglio 2020.
Nel 2015, poco dopo lo scoppio della crisi ucraina, ha accusato Mosca di condurre un “regno del terrore ” in Crimea e nell’Ucraina orientale. Giorni prima, era diventata il primo funzionario degli Stati Uniti a usare pubblicamente il termine “invasione” per descrivere il comportamento dei russi nel Paese. Ha ripetutamente criticato “la Russia e i suoi burattini separatisti” per aver commesso “indicibili violenze e saccheggi” e ha promesso di far pagare al presidente russo Vladimir Putin qualsiasi ulteriore escalation. Come ricorda Piccole Note, la diplomatica newyorkese nel 2014 ha mosso i fili segreti della rivoluzione – o colpo di Stato – di Maidan, diretta a separare i destini dell’Ucraina da quelli della Russia, ma anche a distaccarla dall’Unione europea (celebre il suo famoso “Fuck off europe!” pronunciato in quei giorni in una telefonata leakata sul web che generò un certo imbarazzo a Washington). Nuland, infatti, ha avuto un ruolo centrale nella rivoluzione ucraina di quell’anno che portò all’esautorazione dell’allora presidente filo-russo Viktor Yanukovich.
Nuland è stata accusata di aver insabbiato la verità sull’attacco al consolato Usa di Bengasi nel 2012 nel quale rimasero uccisi l’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens e altri due americani. Come scrive Maurizio Molinari su La Stampa, fu Abc News a documentare che la prima versione, redatta dalla Cia, imputava l’attacco al gruppo terrorista islamico “Ansar al-Sharia” facendo riferimento a precedenti allarmi dell’intelligence relativi a tale pericoli. A quel punto Victoria Nuland, portavoce dell’allora Segretario di Stato Hillary Clinton, chiese e ottenne per iscritto che tali riferimenti venissero depennati nelle bozze successive. Vi furono in tutto 12 versioni differenti del comunicato, prima di arrivare alla versione definitiva. L’ambasciatrice all’Onu Susan Rice parò in cinque talk show tv domenicali affermando che si era trattato di una “manifestazione spontenea” in qualche maniera collegata “a quella contro l’ambasciata americana al Cairo” dovuta a proteste per un video islamofobo postato su YouTube. La verità è che l’intelligence aveva da subito puntato il dito contro contro i jihadisti.
La diplomatica, che nella sua carriera ha lavorato sia per i repubblicani che per i democratici, è apprezzata in maniera bipartisan sia dai neoconservatori, sia dagli internazionalisti liberali alla Clinton. Non è affatto un caso che fra i suoi più sinceri sostenitori vi fu, fra gli altri, il senatore dell’Arizona John McCain. Nuland è un’interventista liberale, fiera sostenitrice dell’ordine liberale internazionale a trazione statunitense e delle “esportazioni di democrazia” nel mondo, nonché promotrice di una politica aggressiva nei confronti degli avversari strategici degli Stati Uniti, a cominciare dalla Federazione russa. La sua è una visione messianica degli Stati Uniti, intesi come farò della civiltà mondiale e poliziotto globale. Victoria Nuland ha servito cinque presidenti e 11 segretari di stato nei suoi 32 anni di attività diplomatica ma non ha mai nascosto la sua avversione per l’ex Presidente Donald Trump, accusato di essere troppo “accondiscendente” verso Vladimir Putin.