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Chi è Olaf Scholz

Cancelliere della Germania da dicembre 2021, Olaf Scholz è il nono cancelliere della Repubblica federale e il quarto proveniente dalle fila dell’Spd, il Partito socialdemocratico di Germania. Erede dell’era di Angela Merkel, era vicecancelliere sotto il quarto governo Merkel e ministro delle Finanze dal 2018. Uno degli uomini che ha caratterizzato maggiormente la politica tedesca degli ultimi anni, egli è stato reputato dalla maggioranza del suo partito come l’esponente chiave su cui scommettere per le elezioni del 2021, nonostante i dubbi che avvolgevano e tuttora avvolgono la sua figura. 
Ma chi è davvero Olaf Scholz?

Eletto per la prima volta al Bundestag nel 1998 grazie ai voti della sua circoscrizione elettorale, Scholz ha occupato i seggi del parlamento tedesco ininterrottamente sino al 2011. Da questo momento in avanti, la sua ascesa politica è stata molto rapida: segretario generale dell’Spd dal 2002 al 2004 (nominato alla “giovane” età di 44 anni) e in seguito ministro del lavoro dal 2007 al 2009.

Alleato in più occasioni della Merkel, con l’abbandono di Gerhard Schröder dai vertici dell’Spd, egli ha confermato il suo ruolo di figura più importante del partito, che lo ha reso negli anni una delle personalità di punta anche nei successivi esecutivi Merkel. Dal 2011 ha ricoperto la carica di sindaco d’Amburgo sino al 2018, anno in cui ricevette la nomina al ministero delle Finanze per il quarto governo Merkel.

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Scholz con Gerhard Schröder e Angela Merkel nel 2005. Foto: Bernd Settnik – ANSA – RED.

Nel corso del suo mandato come vicecancelliere, Scholz ha dovuto affrontare molteplici critiche da parte delle opposizioni, soprattutto per voce del partito dei Verdi. In modo particolare, la sua figura sarebbe stata accusata di non essersi mossa adeguatamente nei confronti del comparto finanziario tedesco, colpito da più scandali dentro e fuori i confini per mano di molteplici operatori finanziari, tra i quali Deutsche Bank e Wirecard AG. E soprattutto, sarebbe stato accusato di non aver adeguatamente controllato e riformato gli organi di vigilanza del Paese, nonostante le criticità evidenziate già negli anni passati e che con lo scoppio della bolla dello scandalo “Cum-Ex” erano parsi endemici del sistema.

Olaf Scholz
Olaf Scholz festeggia la vittoria alle elezioni municipali di Amburgo nel 2011. Foto. EPA/Maurizio Gambarini.

Benché egli in sua difesa abbia giocato la carta degli errori compiuti dai suoi predecessori e si sia impegnato d’altro canto a riformare totalmente il sistema finanziario tedesco, è vero anche che questi comportamenti sono venuti alla luce sotto la sua guida e sono stati ancora attuati nei mesi successivi alla sua entrata in carico. E in questo scenario, dunque, sono state tante le voci che avevano visto nella sua figura una scelta sbagliata per l’Spd: soprattutto poiché con la sua nomina non ci si sarebbe separati totalmente dagli errori del passato, dando una scorretta idea di svolta rispetto a quella sperata dalla dirigenza del partito.

L’esecutivo di Olaf Scholz è il primo della storia in cui convivono tre partiti in una coalizione: la cosiddetta Ampel-Koalition, composta da Spd, i Verdi e la Fdp. Restio a intraprendere il ruolo di mediatore fra le forze politiche nazionali, ma anche internazionali, rivestito per così tanti anni dalla cancelliera Merkel, Scholz sembra faticare a trovare una sua identità, a esclusione del fatto che si tratta del primo cancelliere senza confessione religiosa, tanto da rinunciare alla frase “che Dio mio aiuti”, solita pronunciarsi nel momento del giuramento a cancelliere.

Scholz è salito al vertice della Repubblica federale in un momento storico assai difficile per la Germania, tra le conseguenze del biennio pandemico, lo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente tempesta energetica che ha travolto il Paese. Il cancelliere sembra voler tentare una “riqualifica” del proprio Paese, anche in campo internazionale proponendolo come terza via tra Usa e Cina attraverso il progetto ambizioso della Zeitenwende.

Come sottolineato precedentemente, attorno alla figura di Scholz non ci sono soltanto immagini positive e, al contrario, al momento delle elezioni egli risultava attaccabile sotto molteplici fronti. Tuttavia, all’interno dell’Spd non risultavano esserci delle valide alternative che avrebbero potuto garantire il mix necessario di competenza ed esperienza quanto mai importanti per superare questo difficile momento storico. E soprattutto, il partito non ha nella propria rosa un nome tanto conosciuto e gradito al popolo della Germania in grado di dare filo da torcere all’uscente ministro delle Finanze. In questo scenario, dunque, la scelta era da considerarsi in buona parte obbligata: con il beneplacito anche di coloro che avevano espresso le proprie riserve. Resta da vedere se Olaf Scholz riuscirà a soddisfare le aspettative dell’Spd, che da tanto aspettava il ritorno di un cancelliere proveniente dalle proprie fila.

 

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