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Chi è Mike Pence

Mike Pence è il vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Occupa formalmente quella carica dalla vittoria delle elezioni presidenziali da parte di Donald Trump, ossia dal novembre del 2016, ma ha giurato nel gennaio del 2017 come tutta l’amministrazione trumpiana. La scelta del tycoon per il ticket presidenziale è ricaduta a sorpresa, ormai quattro anni fa, sul nativo dell’Indiana. In molti si aspettavano un nome diverso, magari più mediatico. Ma la decisione è nata, con ogni probabilità, per via della necessità di “normalizzare”, dal punto di vista repubblicano, la presenza di un anti-sistema alla Casa Bianca. Anche se qualcuno dice che sia stato il partito a scegliere Pence per evitare che il tycoon avesse del tutto le mani libere rispetto alla struttura e sull’orientamento ideologico della formazione politica del Gop. Dal momento che The Donald, sino alla discesa in campo, era infatti un indipendente, un battitore libero (com’è effettivamente rimasto), mentre Pence era già un membro attivo del Gop ed un ex deputato della Camera dei Rappresentanti eletto in Indiana: uno di quegli Stati in cui il Partito Repubblicano non fa storicamente fatica a prevalere (almeno non nell’ultimo periodo).

Mike Pence ha sempre fatto prevalere il suo essere un cristiano al suo essere un repubblicano. E questo fattore, nella strategia di Trump, è servito e può servire a blindare il voto di tanti credenti, in specie quelli non legati al cristianesimo democratico di stampo progressista. Conosciamo le divisioni della Chiesa (cattolica e non) in vista dell’imminente competizione: Pence può giocare un ruolo decisivo. Più nello specifico, Pence è un evangelico. Il vice di Trump appartiene quindi ad una confessione che ha una certa rilevanza pure in ambito elettorale, considerato l’elevato numero di fedeli presenti negli States. Un “conservatore” nel senso forse più pieno del termine. E in vista delle presidenziali del 2020, Pence rappresenta ancora una volta la possibilità per Trump di convincere anche la “maggioranza silenziosa”. Quella che potrebbe rivelarsi determinante per l’esito elettorale.

Prima di divenire vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence si è distinto in quanto governatore dello Stato dell’Indiana nella battaglia in favore dei cosiddetti “valori non negoziabili” e nel contrasto alla riforma della sanità voluta da Barack Obama. Pence, che è un antiabortista, ha operato contro le politiche presuntivamente favorevoli a Planned Parenthood dei Dem. Durante l’ultima presidenza dei Dem, il Gop intero si spostato su posizioni conservatrici, abbandonando in parte la matrice neo-liberista ed atlantista che aveva contraddistinto l’epoca bushana (si veda, per esempio, il boom del Tea Party). E Pence è inseribile in questo filone politologico. Quello che ha combattuto le velleità di Barack Obama in materia di “nuovi diritti” e di statalismo.

Ma ben prima di divenire governatore dell’Indiana, Mike Pence ha avuto più di qualche difficoltà politica: l’attuale numero due della Casa Bianca ha patito due sconfitte per un seggio valevole per la Camera dei Rappresentanti. Poi l’Indiana non l’ha più tradito, eleggendolo prima deputato per tre mandati consecutivi e poi governatore per uno. Il partito, nelle prime due circostanze, non lo aveva sostenuto. Poi, stando a più di qualche ricostruzione, è stato Bush ad imporlo come uomo destinato al Congresso. Anche grazie a Pence, insomma, l’Indiana ha smesso di essere un territorio “contendibile” per gli asinelli, iniziando a guardare quasi esclusivamente agli elefantini. Le elezioni del 2020 non possono fare eccezione: se Trump vuole provare a riconfermarsi, Pence deve a sua volta portare a casa i risultati ottenuti in passato nel suo Stato di provenienza.

Mike Pence è laureato in Storia, ma ha fatto anche studi giuridici. L’Indiana, che come abbiamo visto è la scenografia principale di questa storia, ha accompagnato il vice di Trump per tutta la sua esistenza e per la sua intera carriera politica: Pence non è uno di quei leader che si è andato a formare altrove. La moglie di Pence frequentava, come il suo futuro marito, ambienti parrocchiali. La famiglia Pence si è contraddistinta nel corso del primo mandato della presidenza Trump per un’immagine fortemente tipicizzata dalla fede. Nel corso delle prime fasi della pandemia, Mike Pence si è stretto in preghiera con i suoi collaboratori alla Casa Bianca: le immagini hanno fatto il giro del mondo. Mike Pence, che in gioventù, per via della connotazione ideologica familiare, ha militato negli spazi limitrofi del Partito Democratico, è un creazionista, ossia un sostenitore della tesi secondo cui il mondo sarebbe stato creato da Dio, come peraltro scritto sulla Genesi. Questo elemento ha fatto sì che gli scientisti ed i progressisti accostassero Pence a teorie complottiste o negazioniste, ma vale la pena sottolineare come Pence sia banalmente un credente cristiano, oltre che un punto di riferimento per gli evangelici americani. Mike Pence e moglie hanno tre figli.

Mike Pence è un radicale. Il suo stile di vita è stato spesso accusato culturalmente per via delle sue scelte “straight edge”: Pence, per esempio, ha dichiarato qualche anno fa di non presenziare a cene o pasti in cui sono presenti alcolici nel caso in cui tra gli invitati non fosse presente anche la moglie. I virgolettati ed i commenti alla notizia sono stati ripercorsi da Il Corriere della Sera. Il numero due della Casa Bianca, a causa di quella espressione, è stato accostato alla misoginia. Pence è un marito cristiano di quelli tutti d’un pezzo, ed è anche balzato agli onori delle cronache per via della sua contrarietà a qualsivoglia pratica abortiva. Giusto per fare un esempio dell’integrità e della coerenza della visione del mondo “penciana”.Tra le impronte lasciate da Pence durante i quattro anni da vicepresidente, del resto, c’è quella apertamente pro life e pro family. Ma non è tutto: Pence è un sostenitore del “Manifesto” del predicatore Billy Graham, un pastore evangelico conosciuto per la sua “regola”. Più in generale, Mike Pence è noto per essere vicino a molti pastori cristiano-evangelici. Pence ha giurato da vicepresidente sulla stessa Bibbia usata nel giuramento del presidente Reagan, e anche il versetto scelto era lo stesso di Reagan.

Mike Pence è ovviamente candidato per un possibile secondo mandato. Le previsioni, per ora, dicono Joe Biden, ma Trump è dato comunque in rimonta. Pence è sì esponente di punta della destra religiosa, ma è anche il garante per il partito della parabola trumpiana. Una sorta di mano lunga posizionata addosso a Trump per evitare che il Gop si snaturi del tutto. In questi quattro anni, Pence ha agito per lo più da dietro le quinte, ma è stato determinante per tranquillizzare i cosiddetti palazzi su molti dossier sensibili di politica interna o di politica estera. Pence non è stato un vice-presidente ultra-mediatico, ma è stato più centrale di quello che si potrebbe pensare. La delicatissima questione legata al presunto scandalo ucraino – quello che avrebbe potuto coinvolgere il figlio di Biden – pare sia stato gestita da Pence. Un evento simbolico è stata sicuramente la conferenza svolta presso l’Università di Notre Dame, in Indiana. Tutti, nel 2017, si aspettavano che venisse invitato Trump, ma le istituzioni accademiche hanno preferito, prescindendo dalle proteste degli studenti, concedere il microfono all’uomo che funge da equilibratore tra Trump ed il Partito Repubblicano.

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