Irriverente, sarcastica, vulcanica, odiatrice del politicamente corretto e amante della diplomazia dei social network, Maria Zakharova figura tra i personaggi-chiave dell’establishment putiniano ed è l’insospettabile spalla del secondo uomo più potente del Cremlino: Sergej Lavrov.
Maria Vladimirovna Zakharova nasce a Mosca il 24 dicembre 1975. Cresciuta in un contesto agiato, in quanto figlia di diplomatici, la Zakharova si sposta da Mosca a Pechino nel 1981, all’età di sei anni, per seguire le orme del padre, chiamato dall’ambasciata sovietica in loco, e farà ritorno in patria soltanto nel 1993.
Il ritorno a casa è dei più traumatici: l’Unione Sovietica non esiste più, al suo posto si trova la Federazione Russa. Ma la famiglia Zakharova riesce ugualmente a navigare le acque turbolente della transizione verso il nuovo: il padre continuando a lavorare negli ambienti politici e diplomatici, la madre lavorando come storica dell’arte presso il Museo Puškin delle belle arti.
La Zakharova, compiuta la maggiore età, sceglie di seguire un percorso ispirato dalla carriera del padre: laurea in giornalismo internazionale presso il prestigioso MGIMO di Mosca, con specializzazione in studi orientalistici e un tirocinio formativo svolto all’ambasciata russa di Pechino. Nel dopo-laurea, forte di una personalità vulcanica e aiutata da un cognome importante, la Zakharova riesce ad entrare nel Cremlino. L’inizio di un lungo cammino che l’avrebbe portata, negli anni successivi, a servire il mostro sacro della diplomazia russa: Sergej Lavrov.
L’ingresso nella diplomazia della Zakharova è tempestivo e irruento. Nel 2003 entra nel dipartimento stampa e informazione del ministero degli Affari esteri, che lascia nel 2005 dopo aver ricevuto la classica offerta che non si può rifiutare: portavoce della Missione permanente della Federazione Russa alle Nazioni Unite.
L’esperienza newyorkese è l’occasione per perfezionare la conoscenza della lingua inglese, ma anche per apprendere sul campo i meccanismi decisionali della più importante organizzazione internazionale universale del mondo, le Nazioni Unite, nonché per costruirsi una reputazione. Nel 2008, dopo tre anni di servizio, è il momento del ritorno a Mosca. Ad attenderla è, nuovamente, il dipartimento stampa e informazione del ministero degli Affari esteri.
Il 2011 è l’anno della promozione a numero due del dipartimento, ruolo che, oltre a comportare maggiori responsabilità – come l’organizzazione di eventi e la gestione dei canali social del ministero degli Esteri –, le permette di avvicinarsi al longevo padrino della politica estera russa, Lavrov, col quale stabilisce un rapporto amichevole e del quale conquista rapidamente la stima.
La Zakharova è la social media manager, la raccoglitrice di informazioni e l’organizzatrice di eventi più in gamba che Lavrov ritiene di aver mai conosciuto. È colei alla quale la diplomazia russa deve l’ingresso sui generis nei social network globali, come Facebook e Twitter, tra meme e post provocatori capaci di fare il giro del mondo in poche ore. Contenuti che riflettono lo stile esuberante della Zakharova, che Lavrov notoriamente condivide.
Il 10 agosto 2015, su ordine di Lavrov in persona, la Zakharova viene nominata direttrice di quel Dipartimento stampa e informazioni in cui ha fatto carriera. Una nomina storica: è la prima donna a ricoprire l’incarico. Una nomina che riflette l’astro esercitato su Lavrov e all’interno del ministero degli Esteri, tanto che la BBC, l’anno seguente, la inserisce nella classifica delle 100 donne più influenti del pianeta.
- Evgenij Prigozhin, lo chef di Putin (che chef non è)
- Igor Sechin, il capo dei siloviki
- Sergej Karaganov, il falco di Putin
Esibizionista, provocatrice, pungente, sarcastica e odiatrice del politicamente corretto, pioniera di un nuovo modo di fare la diplomazia ai tempi dei social network, a metà tra la comunicazione persuasiva e il marketing politico, la Zakharova diventa rapidamente la spalla di Lavrov, di cui cura l’immagine pubblica, le relazioni coi media e che accompagna in ogni viaggio.
La Zakharova è il volto mediatico di Lavrov, del quale completa le battute e col quale forma un dinamico e vulcanico duo specializzato nel lancio di frecciatine alla stampa occidentale. Le sottolineature del doppiopesismo per evidenziare le ipocrisie di fondo dei governi occidentali. L’enfasi sulle degenerazioni del politicamente corretto made in West attrarre le simpatie del The Rest. Partecipazioni televisive in casa e concessioni di interviste ai giornalisti stranieri per fornire il punto di vista di Mosca sui temi più svariati: dall’Ucraina alla questione arcobaleno.
La sua visibilità mediatica è aumentata a dismisura nel 2022, alla vigilia e nel corso della guerra in Ucraina, e le è anche costata l’inserimento nell’elenco dei cittadini russi sanzionati dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Accusa: l’essere “una figura centrale della propaganda governativa [del Cremlino]”.
Le sanzioni non le hanno comunque impedito di raggiungere il pubblico occidentale. Anzi. Il suo canale Telegram, che ha raggiunto oltre 500mila iscritti all’inizio del 2023, ha progressivamente assunto la forma di un organo di stampa parallelo, è stato utilizzato per produrre meme e contenuti di vario tipo ed è divenuto una fonte per i giornalisti stranieri. Forse non diventerà l’erede di Lavrov, perché diversi sono i loro profili e ruoli, ma certo è che verrà ricordata come uno dei grandi cervelli della diplomazia della Russia ai tempi dei social network.