Il generale libico Khalifa Haftar (LaPresse)

Chi è Khalifa Haftar

Khalifa Haftar è un militare libico impegnato attualmente all’interno della guerra per il controllo di Tripoli e dell’intero Paese. Con il suo esercito, da lui stesso chiamato Libyan National Army (Lna), controlla attualmente buona parte della Cirenaica e del Fezzan e, dallo scorso 4 aprile, risulta impegnato nella battaglia per la presa di Tripoli.

Khalifa Haftar nasce il 9 novembre 1943 nella città di Agedabia, situata in Cirenaica ma non lontana da Sirte. Il futuro militare è dunque quasi coetaneo del futuro rais Muammar Gheddafi e conosce bene le zone dove trascorre i suoi primi anni di vita lo stesso colonnello.

I due si conoscono quando Gheddafi è già al potere in seguito del colpo di Stato del 1969, con il quale viene rovesciato Re Idris e si inaugura la repubblica libica. Secondo diverse fonti di Tripoli, Haftar e Gheddafi stringono amicizia ed il rais appare in qualche modo quale vero e proprio “mentore” politico dello stesso Haftar. Quest’ultimo inizia a condividere gli ideali riguardanti il panarabismo, la via araba al socialismo, la laicità dello Stato e l’emancipazione dal periodo coloniale.

Haftar ha un’istruzione militare ed è per questo che, con Gheddafi al potere, inizia a fare carriera all’interno dell’esercito libico. Grazie anche alla vicinanza con il rais, Haftar ottiene diverse promozioni fino ad arrivare ad essere tra i più ascoltati generali dell’esercito.

Oltre alla sua preparazione militare ed alla vicinanza umana e politica con il rais, ad influire positivamente sulla carriera di Haftar all’interno dell’esercito libico è anche la sua appartenenza al ramo salafita dei Madkhaliti, che Gheddafi sfrutta per contrastare l’ascesa dei Fratelli Musulmani.

Sul finire degli anni Settanta, Gheddafi lancia il conflitto nel Ciad con lo scopo di controllare la cosiddetta “striscia di Aozou”, una zona desertica ed in gran parte abitata da popolazioni arabe. Il rais annuncia la volontà di annessione proprio di quelle popolazioni, scopo reale del conflitto è l’ottenimento delle tante risorse presenti nel sottosuolo di questa regione.

Khalifa Haftar è tra i principali generali chiamati a condurre l’esercito libico nel Ciad. È in questo periodo che Haftar diventa popolare, il suo nome rimane inscindibilmente legato a questo conflitto ed agli avvenimenti della guerra che va avanti per tutti gli anni Ottanta.

La situazione però cambia nel 1987, quando la guerra in Ciad inizia ad andare male per la Libia e tra i principali imputati vi è lo stesso generale Haftar.

Le continue sconfitte dell’esercito libico ad opera di quello ciadiano alimentano malcontento e, alla fine degli anni Ottanta, non basta dare la colpa ai continui rifornimenti francesi a favore del Ciad per placare gli animi.

L’episodio chiave in tal senso è rappresentato dalla battaglia di Wadi Al Dum, la quale oltre a determinare una delle più gravi disfatte per i libici crea una profonda spaccatura umana e politica tra Gheddafi ed Haftar.

Per quest’ultimo Wadi Al Dum rappresenta anche un autentico incubo: il generale viene infatti catturato e fatto prigioniero, rimanendo per almeno tre anni incarcerato nel Ciad. La liberazione arriva soltanto nel 1990 grazie, secondo diversi rapporti di Tripoli, all’intervento politico degli Usa.

Per questo motivo Gheddafi accusa Haftar di tradimento e cospirazione contro il proprio governo e, da quel momento in poi, i rapporti tra i due sono definitivamente deteriorati.

A prescindere dalla fine dei rapporti politici e di amicizia tra Gheddafi ed Haftar, di certo c’è che dopo la liberazione dalle prigioni ciadiane il generale già nel 1991 va a vivere negli Usa. In particolare, Haftar fissa la sua residenza a Vienna, città della Virginia.

È qui che il generale vive per almeno due decenni, diventando cittadino americano e trasferendo qui la sua famiglia, compresi i suoi figli Saddam e Belgacem.

Nel 1993 un tribunale di Tripoli lo condanna a morte in contumacia con l’accusa di aver condotto crimini contro la Jamāhīriyya libica e cospirazioni contro Gheddafi.

Sia per questo che per i suoi trascorsi da generale, Haftar in patria ed all’estero assume quindi la nomina di uno dei principali oppositori di Gheddafi.

Nel febbraio del 2011 in Libia scattano delle rivolte sulla scia della cosiddetta “primavera araba“, dei moti cioè che coinvolgono gran parte dei Paesi arabi contro i governi di allora. Nel Paese governato da Gheddafi, le prime proteste scattano in Cirenaica nel febbraio del 2011, quando già nel vicino Egitto e nella vicina Tunisia i pluridecennali governi di Hosni Mubarack e Ben Alì si sciolgono a seguito delle manifestazioni di piazza.

In Libia però la situazione degenera più del previsto, con le manifestazioni che ben presto si trasformano in veri e propri conflitti tribali. In questo contesto, cresce la pressione da parte dell’occidente per la creazione di una cosiddetta “no fly zone”.

Quando nel marzo del 2011 la tv del Qatar Al Jazeera parla di presunte fosse comuni e presunti bombardamenti, poi rivelatisi falsi, contro i civili allora Francia e Gran Bretagna premono sempre di più per un intervento militare. Il 23 marzo 2011 scatta l’operazione della Nato volta a colpire le strumentazioni radar dell’aviazione di Gheddafi e ad evitare nuovi raid aerei da parte del rais. In realtà ben presto il tutto si trasforma in una guerra in cui viene facilitato l’intervento terrestre ad opera dei cosiddetti “ribelli”, una coalizione di tribù e sigle rivali al rais che ad agosto espugnano Tripoli.

Ed è proprio nei mesi estivi del 2011 che Khalifa Haftar decide di ritornare in Libia, con l’intento di aiutare i rivoltosi. Viene anche segnalato come tra i principali consiglieri militari del Cnt, ossia il Consiglio Nazionale di Transizione, circostanza però mai riscontrata. Di certo, Haftar è comunque tra i personaggi più in vista per il post Gheddafi, specie quando il rais viene scovato ed ucciso nell’ottobre 2011 nella sua Sirte.

La Libia del post Gheddafi appare un vero e proprio Stato fallito, una nazione che non riesce più ad avere un governo unitario ed in grado di riportare ordine in tutte le sue regioni.

In una situazione del genere cresce nell’est del Paese la popolarità di Khalifa Haftar, il quale proclama l’intenzione di espellere i terroristi dalla Libia ed in primo luogo dalla Cirenaica. Nel febbraio del 2014 Haftar proclama lo scioglimento del governo libico allora in carica, provando ad attuare un colpo di Stato in grado di allontanare quelli che, secondo il generale, appaiono come i principali destabilizzatori del paese, ossia i membri della fratellanza musulmana. Tuttavia il governo rimane in carica e nel mese di maggio di quell’anno lo stesso Haftar si riversa nella sua regione d’origine, lanciando la cosiddetta “Operazione Dignità”.

Il generale riesce infatti a mettere insieme alcune milizie ed alcuni gruppi, pescando anche dal vecchio esercito di Gheddafi, per fondare quello che pochi anni più tardi diventa noto con il nome di Libyan National Army. L’intento è liberare le principali città dell’est della Libia dalla presenza islamista. I gruppi fondamentalisti infatti in quel momento controllano Bengasi, Derna ed altri centri importanti della Cirenaica.

Con il lancio dell’operazione dignità, Haftar riesce ad avanzare in gran parte della regione orientale del paese e ad avere il sostegno di alcuni sponsor internazionali, a partire dall’Egitto del neo presidente Al Sisi e dagli Emirati Arabi Uniti. Haftar chiede inoltre l’appoggio di alcuni paesi europei, entrando seppur in modo indiretto nelle simpatie francesi.

Il controllo delle principali aree della Cirenaica da parte del suo esercito, fa sì che il generale entri a stretto contatto con le autorità insediate in quel momento in questa regione. In particolare, a Tobruck ha sede il parlamento uscito fuori dalle elezioni del 2014 ed il cui insediamento è previsto nella città di Bengasi, controllata però dagli islamisti.

Di fatto quella che viene chiamata “Camera dei rappresentanti” diventa un vero e proprio parlamento della Cirenaica, contrapposto al governo della formazione Alba Libica stanziato a Tripoli e vicino alla fratellanza musulmana. Nel giro di pochi mesi dal lancio dell’operazione dignità, Haftar diventa di fatto il braccio militare del parlamento di Tobruck e del governo della Cirenaica.

Gli accordi di Skhirat del dicembre 2015, fanno insediare nei primi mesi del 2016 un nuovo esecutivo a Tripoli: si tratta del governo guidato da Fayez Al Sarraj. Tuttavia proprio la Camera dei Rappresentanti non vota la fiducia alla nuova compagine, ragion per cui Haftar diventa sempre più protagonista contrapposto a Tripoli all’interno dello scacchiere libico.

Si formano infatti nel paese due distinte entità: da un lato quelle tripoline, che fanno riferimento al governo di Al Sarraj, dall’altro quelle della Cirenaica che invece hanno come principale figura proprio il generale Haftar.

Nel frattempo prosegue l’operazione dignità dell’Lna: nel 2017 viene definitivamente ripresa la città di Bengasi, che diventa quartier generale delle forze di Haftar, divenuto ufficialmente “Maresciallo della Libia”, mentre nell’estate del 2018 cade anche Derna e la riconquista della Cirenaica risulta definitiva. Una situazione di forze ben manifestata in seguito al vertice sulla Libia di Palermo, voluto dal governo italiano guidato da Giuseppe Conte. In quell’occasione Haftar diventa assoluto protagonista, sfruttando il peso derivante dalla consapevolezza di controllare una vasta regione quale la Cirenaica.

Nel gennaio del 2019 l’operazione dignità viene poi lanciata anche nel Fezzan, la regione cioè del deserto e dell’entroterra libico. Nel giro di poche settimane Sebha ed altre località importanti cadono nelle mani di Haftar, con poca resistenza riscontrata da parte degli uomini dell’Lna. Nel marzo 2019 dunque, alla vigilia di un nuovo vertice questa volta ad Abu Dhabi, Haftar sostiene di controllare due delle tre regioni storiche di cui è composta la Libia.

 

Ad inizio aprile dunque Khalifa Haftar appare in una posizione di forza rispetto ad Al Sarraj, con il quale però ad Abu Dhabi sottoscrive un patto in cui di fatto viene stabilito un ruolo politico per l’attuale premier ed uno militare per il generale.

Il 4 aprile però Haftar decide di rompere gli indugi, portando l’operazione dignità anche nel cuore della Tripolitania con l’intento di conquistare Tripoli. All’inizio l’obiettivo sembra alla portata degli uomini dell’Lna, tuttavia in seguito la situazione entra in una fase di stallo destinato a durare più di un anno. Nell’area della capitale arrivano le forti milizie di Misurata e convergono inoltre decine di gruppi armati. Tutto questo porta alla formazione di trincee tra l’aeroporto e la periferia di Tripoli, senza che nessuna delle parti prevalga.

La svolta arriva nel novembre 2019, quando il governo di Al Sarraj stringe un accordo con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Da Ankara arrivano mezzi, soldi e uomini a disposizione di Tripoli. Spesso a intervenire sono milizie filoturche prelevate dalla provincia siriana di Idlib. Una circostanza che ribalta i rapporti di forza. Alla fine, nel giugno del 2020, Haftar è costretto a capitolare e a lasciare la Tripolitania.

La sconfitta a Tripoli pregiudica le quotazioni di Haftar. A questo si aggiunge che il generale più volte, anche con i suoi più stretti alleati, si dimostra poco controllabile. Il fautore dell’operazione dignità si trincera a Bengasi, da cui controlla militarmente buona parte della Cirenaica, ma non ha più la presa degli anni precedenti. Anche la Camera dei Rappresentanti sembra andare in controtendenza rispetto alle scelte del generale.

Haftar appare quindi isolato, sia a livello interno che internazionale. Decide però, nel settembre del 2021, di candidarsi alle previste elezioni presidenziali del 24 dicembre. Un voto quest’ultimo che ricade nell’ambito del piano Onu per la pacificazione della Libia. Seguendo le regole fissate per le consultazioni, Haftar decide di autosospendersi da capo del Libyan National Army per tre mesi, in modo da potersi candidare. Tuttavia le elezioni subiscono uno slittamento.

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