Kanye West ha detto di volersi candidare alla Casa Bianca. Il che è diverso dal candidarsi davvero. Può trattarsi di una mera boutade, ma una candidatura così potrebbe anche modificare, seppur di poco, l’esito elettorale di novembre. Nel corso di questi anni, alcuni protagonisti dello star system americano sono stati accostati alla politica. Per un periodo si è persino parlato di The Rock quale possibile candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Non se n’è fatto niente, ma non è detto che in futuro Dwayne Johnson non provi il grande salto nel buio.
Il fatto che Kanye West abbia manifestato delle velleità presidenziali non deve stupire. Bisognerà vedere se la discesa in campo diventerà effettiva o meno nel corso dei prossimi giorni. Per ora, salvo novità dell’ultim’ora, si tratta soprattutto di una presa di posizione che è arrivata via Twitter: “Ora – ha fatto sapere il rapper americano – dobbiamo realizzare la promessa dell’America fidandoci di Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Corro per la presidenza degli Stati Uniti”. Certo, il primo a rispondere positivamente all’ipotesi è stato Elon Musk, che non è esattamente l’ultimo arrivato in termini di “potenza di fuoco”. Ma pure il sostegno del Ceo di Tesla è da verificare.
Donald Trump sino a questo momento non ha reagito in modo energico alla notizia. Kanye West è stato uno dei pochi, nel mondo dello spettacolo a stelle e strisce, a manifestare simpatia nei confronti del tycoon durante questo primo mandato. La mossa di West potrebbe essere stata studiata a tavolino con l’avallo del presidente degli Usa? Molto difficile. Qualcuno sottolinea come Kanye West possa aggregare attorno al suo nome parte della comunità nera che sta manifestando dopo il caso di George Floyd. Il Black Lives Matter, però, è spiccatamente progressista, mentre Kanye West è passato appunto come un sostenitore di The Donald. Il ragionamento, insomma, non fila.
Kanye West è nato in Georgia, Stato tradizionalmente repubblicano. È un artista politicizzato ed anti-sistema e ha 43 anni. Questo è un elemento che renderebbe la sua eventuale candidatura interessante, perché abbasserebbe di netto la media anagrafica dei contendenti. Donald Trump ha 74 anni, mentre Joe Biden di anni ne ha 77. Una parte degli americani pensa che entrambi siano troppo anziani per guidare la nazione in una fase come questa. West, che per ora è noto più per le sue canzoni che per le sue posizioni politiche, ha dimostrato in passato di apprezzare anche Bernie Sanders. In rete circola questo video di qualche anno fa in cui il rapper statunitense dice d’immaginare una campagna elettorale trumpiana basata però sui principi valoriali del “vecchio leone” del Vermont.
L’artista, che in materia bioetica la pensa come i repubblicani più agguerriti, è uno di quelli che ha individuato un trait d’union tra le battaglie portate avanti dall’attuale inquilino della Casa Bianca e Biden. Se dovessimo definire il suo raggio d’azione, diremmo che quello di West è un “populismo indefinito”. Ma la “candidatura” di Kanye West può essere associata alle parabole che stanno riguardando un nuovo “fronte dell’uomo qualunque”. In Francia, per dirne una, si fa un gran parlare della candidatura all’Eliseo di Jean-Marie Bigard, un attore comico, che dice di poter contare su una percentuale di voti anche abbastanza corposa.
La candidatura di Kanye West potrebbe essere ritirata in corsa. La polarizzazione del quadro politico degli Stati Uniti non consente troppi spazi di manovra e mosse come queste possono finire presto nel dimenticatoio mediatico. Non abbiamo problemi ad affermare che Kanye West non ha alcuna reale chance di divenire Commander in Chief. West può però permettersi che la sua candidatura rappresenti un esperimento in grado di innovare il sistema partitico americano? Neppure questo. Le esperienze del passato rammentano come al di fuori del Gop e del Partito Democratico sia de facto impossibile avere performance degne di nota.
La sovrapposizione tra il potenziale elettorato di West e quello di Trump fa il resto: perché un elettore di destra, semplifichiamo, dovrebbe preferire West al presidente in carica? E questo vale pure per gli afroamericani. La comunità nera che guarda a sinistra, di rimando, non si schiererà mai con West per via delle affermazioni rilasciate in passato. Prendiamone una del 2018, che è stata riportata all’epoca da Repubblica: “Quando senti parlare di schiavitù per 400 anni suona come una scelta. Sei stato lì per 400 anni ed è tutto per te. È come essere mentalmente in carcere. Preferisco la parola ‘prigionia’, perché ‘schiavitù’ è troppo legata al mondo dei neri, così come l’Olocausto a quello degli ebrei. La prigione è qualcosa che ci unisce come un’unica razza, bianchi e neri, siamo la razza umana”.
Una frase del genere pronunciata in campagna elettorale scatenerebbe una bufera. Ma negli States usano pure schedare ed approfondire ogni singola parola pronunciata in pubblico da un candidato nel corso del suo passato. In conclusione, oseremmo affermare che Kanye West potrà, al limite, attirare su di sé molta attenzione mediatica (potrà essere ritenuto un prodotto politico del “trumpismo”) e poco più.