Jeanine Áñez, Bolivia

Chi è Jeanine Áñez

Di lei, nelle ultime ore, circola un’immagine che la ritrae mentre saluta la folla: indossa la fascia con i colori della bandiera nazionale, è circondata da alcuni collaboratori, sorride e saluta. Improvvisamente è passata dall’essere una senatrice dell’opposizione a diventare il capo del suo Paese, la Bolivia. Jeanine Áñez, dopo le dimissioni di Evo Morales, che al potere ci è rimasto per più di 13 anni, ha assunto (come previsto da un’interpretazione della carta costituzionale) l’interim della presidenza della repubblica, nonostante non ci fosse stato un quorum. La decisione è stata presa in una sessione parlamentare da cui erano assenti i due terzi dei deputati, cioè quelli eletti con il Movimento al Socialismo dell’ex presidente e dopo che Morales ha lasciato lo stato su pressione dell’esercito il 10 novembre. A seguito delle dimissioni delle principali cariche istituzionali dello stato latino e in quanto vicepresidente del Senato, Áñez è stata individuata come la figura che avrebbe dovuto diventare presidente ad interim e guidare la Bolivia verso nuove elezioni per il dopo Morales. La sua nomina è, però, stata contestata, percepita come un’autoproclamazione ed è stata definita dall’ex presidente stesso come un vero e proprio “colpo di stato”.

Jeanine Áñez è nata il 13 giugno del 1967 a Trinidad, nella provincia amazzonica di Beni, dove si è formata frequentando scuole e liceo. Ha scelto di studiare giurisprudenza e di diventare un avvocato, titolo che ha preso nel 1991. Qualche anno più tardi è arrivato un ingaggio, che l’ha portata a dirigere e a condurre per la rete nazionale boliviana Totalvision. È sposata con Héctor Hernando Hincapié Carvajal, un noto politico colombiano.

La politica l’ha conosciuta relativamente tardi, a quasi 40 anni, quando nel 2006 ha cominciato a lavorare con l’Assemblea costituente per la stesura della nuova Costituzione boliviana, quella cioè che riconosce il Paese, per la prima volta, come uno stato secolare, che rafforza l’autonomia agli indigeni e che pone un freno alla proprietà privata. Il vero e proprio salto di qualità nell’attività politica è arrivato, per lei, nel 2010, quando viene eletta senatrice nel partito di destra Progress Plan for Bolivia-National Convergence, che in quell’anno rappresentava la più importante forza politica di opposizione del Paese. Il vero nemico di Evo Morales.

Nel 2014, però, dopo lo scioglimento del suo partito, è passata al Partito socialdemocratico dell’unità democratica dell’opposizione guidato da Ruben Costas, governatore della provincia di Santa Cruz, roccaforte dell’opposizione a Morales. Dopo aver chiesto, più volte, le dimissioni dell’ormai ex presidente, una volta ottenute lo ha sostituito. Il tutto a causa delle defezioni di Victor Borda, il presidente della Camera bassa del Parlamento, di Adriana Salvatierra, presidente della Camera alta, e del suo vice, Ruben Medinaceli, che avrebbero dovuto tutti assumere l’incarico in linea gerarchica prima di lei.

L’ex senatrice ha scelto di schierarsi ferocemente contro le posizioni dell’ex presidente fin dall’inizio della sua militanza politica. Áñez ha, infatti, più volte definito Morales un “tiranno”. Tuttavia, come in una sorta di strano meccanismo, Áñez è diventata quasi un alter ego dell’ex presidente, che ora si trova in Messico e che ha definito la leader dell’opposizione una politica di destra e una “mercante di golpe” che “si è autoproclamata presidente senza il numero legale, circondata da un gruppo di complici”. Lei, però, si è difesa dalle accuse e ha confermato di rimanere al potere con il solo obiettivo di ottenere un nuovo voto presidenziale: “Il mio impegno è di restituire democrazia e tranquillità al Paese. Non potranno mai più rubare il vostro voto”. L’ex senatrice, negli ultimi anni, ha criticato più volte e in maniera ferma l’operato di Morales, in particolare sulla possibilità di correre per un quarto mandato, quando, invece, la Costituzione lo impedirebbe, prevedendone al massimo due.

Áñez è conosciuta anche per essere un’attivista per i diritti delle donne. Negli anni in cui esercitava la professione di avvocato ha infatti curato una campagna contro la violenza di genere. L’ex senatrice è la seconda presidente donna della Bolivia: la prima fu Lidia Gueiler, che dal 1979 al 1980 aveva ricoperto lo stesso ruolo. In quel caso, il generale Alberto Natusch Busch aveva rovesciato il governo di Walter Guevara Arze con un colpo di stato e Gueiler era stata nominata ad interim, esattamente come lei. Un militare tentò di ucciderla il 7 giugno del 1980, ma l’assalto fu sventato da un suo collaboratore. Soddisfatti per il suo nuovo incarico si sono detti l’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, l’ingegnere 35enne Juan Guaidó (che ha contribuito, di fatto, a far deporre Maduro) e una parte del governo del Brasile.

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