Fathi Bashagha è ministro dell’Interno della Libia dall’ottobre del 2018, mese in cui è stato nominato dal primo ministro Fayez Al Sarraj. Da questa carica, Baghaga gestisce quindi la sicurezza di Tripoli, città all’interno della quale non esistono vere e proprie forze di polizia ma soltanto milizie formatesi nell’era post Gheddafi. Bashaga, tra le altre cose, ha gestito la sicurezza durante la battaglia per la presa di Tripoli lanciata da Khalifa Haftar nell’aprile del 2019 e terminata con la sconfitta del generale nel giugno dell’anno successivo.
Fathi Bashagha è nato a Misurata il 20 agosto del 1962. In questa città della Libia occidentale è cresciuto ed ha compiuto i suoi primi studi. Proprio qui nel 1984 risulta laureato all’Air College, iniziando la sua carriera all’interno dell’aviazione. Per diversi anni, Bashagha è stato insegnante e addestratore di volo. Nel 1993 ha deciso di lasciare l’aeronautica. Da quel momento in poi ha intrapreso la carriera imprenditoriale. In particolare, secondo fonti locali, Bashagha si è specializzato nel settore dell’import/export e delle distribuzione. In quel periodo non sono stati segnalati suoi legami con la politica.
Nel febbraio del 2011 sono iniziate le rivolte contro il governo di Gheddafi. Proteste che in un primo momento hanno coinvolto l’est della Libia, ma che ben presto sono state osservate anche a Misurata. La città di Bashagha è storicamente una delle più ostili al rais. Per questo al suo interno diverse tribù si sono organizzate in milizie che hanno avviato una vera e propria guerriglia contro le forze regolari.
In questo contesto, Bashagha viene segnalato come molto attivo all’interno delle milizie. Quando Misurata non è più controllata dai gheddafiani, il futuro ministro dell’Interno è tra i coordinatori del neonato consiglio militare cittadino. Si tratta della formazione in cui sono convogliate tutte le principali milizie, le quali da quel momento in poi sono destinate a diventare punto di riferimento politico/militare per l’intera Libia occidentale.
Il ruolo di Bashagha è tra i più importanti, da molti è considerato uno dei principali portavoce. Negli anni successivi il suo è uno dei nomi più seguiti nell’ambiente misuratino. Nel 2013 è tra coloro che appoggiano le operazioni di Libia Dorata, formazione vicina ai Fratelli Musulmani. Lo stesso Bashagha è additato come soggetto quasi del tutto organico alla fratellanza.
Il definitivo approdo in politica di Fathi Bashagha, è arrivato con le elezioni parlamentari del 2014. L’esponente di Misurata si è candidato nel collegio della sua città, risultando eletto in seno alla nuova Camera dei Rappresentanti. Quest’ultima si è in seguito insediata a Tobruck e, con l’inizio della cosiddetta “Operazione Dignità” del generale Haftar, è diventata il braccio politico del nascente Libyan National Army. Essendo stato comunque tra i più votati in quelle consultazioni, Bashagha è diventato uno dei politici misuratini più in vista.
Con gli accordi di Skhirat del dicembre 2015, a Tripoli si è insediato il nuovo governo di Fayez Al Sarraj. L’esecutivo doveva, nelle intenzioni delle Nazioni Unite, garantire una ritrovata unità nazionale. Tuttavia, attorno alla nuova compagine governativa non si è sviluppata un’ampia convergenza, con il parlamento di Tobruck che non ha mai accordato la fiducia.
Il nuovo governo inoltre non ha avuto a disposizione alcuna forza di polizia, né ha potuto contare su un esercito. Le uniche forze, convogliate nel Gna, sono state quelle riconducibili alle milizie. E tra queste, a spiccare sono state ancora una volta i gruppi di Misurata. In un simile quadro, la figura di Bashagha è emersa in modo più preponderante. La definitiva consacrazione è arrivata nell’ottobre del 2018 quando, alla vigilia del vertice di Palermo e nell’ambito di un rimpasto di governo, Al Sarraj ha nominato Bashagha ministro dell’Interno.
Su di lui è gravato il compito di controllare le milizie, dare un preciso orientamento ai vari gruppi a sostegno del governo di Tripoli, provare a mettere ordine all’interno della galassia politico/militare della Libia occidentale. Bashagha inoltre ha guidato il ministero anche nei mesi in cui il generale Haftar ha provato a prendere Tripoli con il suo Lna. L’esponente misuratino è stato tra gli artefici dell’operazione “Vulcano di Rabbia”, con la quale sono stati respinti gli attacchi da parte dell’uomo forte della Cirenaica. Nel dicembre 2019, Bashagha è scampato a un attentato, rimanendo ferito a Misurata dopo essere stato raggiunto da colpi di arma da fuoco.
L’allontanamento delle forze di Haftar da Tripoli si è potuto compiere soprattutto grazie all’apporto dato dalla Turchia di Erdogan al governo di Al Sarraj. Da Ankara è arrivato l’appoggio sia militare che politico, con l’invio a Tripoli anche di numerosi miliziani prelevati dai gruppi islamisti addestrati dai turchi nella provincia siriana di Idlib.
L’avvento della Turchia nella partita libica, ha sconvolto numerosi equilibri interni e internazionali. Quando nell’estate del 2020 sono iniziate a circolare voci sulle dimissioni di Al Sarraj, Bashagha è stato subito indicato come uno dei potenziali suoi successori in virtù dell’appoggio di Ankara. Una circostanza quest’ultima che ha indispettito lo stesso Al Sarraj, il quale il 28 agosto ha sollevato dall’incarico Bashagha ufficialmente per le proteste in corso a Tripoli in quei giorni. Il 3 settembre tuttavia, il premier libico ha ritirato la sospensione e il ministro dell’Interno è tornato ad esercitare le sue funzioni.
L’episodio ha comunque dimostrato una spaccatura in seno al Gna: da un lato vi è un Al Sarraj che vorrebbe provare ad ampliare il numero di alleati internazionali, dall’altro invece vi è il ministro Bashagha considerato oramai come l’uomo di Erdogan a Tripoli. È su questo contrasto forse che si orienteranno gli equilibri all’interno dell’ovest della Libia nei prossimi mesi.
Bashaga cessa di essere ministro con la fine del mandato di Fayez Al Sarraj, avvenuto nel febbraio 2021. Il nuovo premier è il misuratino Abdul Hamid Ddedeiba e il suo compito è quello di traghettare la Libia alle elezioni, fissate secondo il piano dell’Onu al 24 dicembre 2021. Bashaga figura tra i candidati e tra i principali aspiranti alla presidenza, ma per diversi motivi, legati alla sicurezza e all’instabilità latente, le elezioni non hanno luogo.
Il parlamento di Tobruck pone quindi la questione relativa alla legittimità di Ddedeiba quale premier. Il mandato infatti in teoria è destinato a scadere alla fine del 2021. Per questo Aguila Saleh, presidente della Camera dei Rappresentanti, indice una votazione per scegliere il nuovo premier. Con 147 voti a favore, il 10 febbraio 2022 la nomina va su Bashaga. A lui dunque il compito di formare un nuovo governo. Tuttavia da Tripoli il primo ministro uscente fa subito sapere di giudicare irregolare la votazione di Tobruck e dunque la nomina del suo successore. Si apre quindi lo spettro di una nuova divisione tutta interna alla politica libica.