Secondo le indiscrezioni emerse in questi giorni sulla stampa americana, sarà con ogni probabilità il capo di stato maggiore dell’aeronautica, il generale Charles Q. Brown Jr., a essere nominato da Joe Biden presidente del Joint Chiefs of Staff, la massima carica dell’esercito degli Stati Uniti d’America. È il secondo afroamericano nella storia a ricoprire questo ruolo. “CQ” – questo il suo soprannome – prenderà così il posto del generale Mark Milley, in scadenza di mandato a settembre. Il cambio al vertice, con la nomina dell’attuale Chief of Staff of the United States Air Force, arriva in un momento storico decisivo per gli Stati Uniti e per l’ordine mondiale: quando entrerà in carica, infatti, la campagna presidenziale 2024 entrerà nel vivo e si potrà fare un bilancio dell’imminente controffensiva ucraina (Henry Kissinger afferma che ci saranno le condizioni per negoziare con i russi entro la fine dell’anno).
Questo significa che il presidente Joe Biden vorrà portare a casa qualche risultato concreto in Ucraina e non arrivare alle prossime elezioni con una situazione di stallo dopo l’ingente quantità di assistenza militari e di aiuti, in generale, fornita a Kiev. Senza contare che, se confermato, Brown si ritroverebbe a consigliare il presidente su questioni militari cruciali, inclusa la difesa di Taiwan.
Per “CQ” non sarà un compito facile. Il generale Milley è stato, in questi mesi, una figura grande equilibrio e realismo politico, una forte personalità capace di mediare con le correnti in competizione nelle agenzie governative e all’interno della Casa Bianca. Come ha spiegato tempo fa Walter Russell Mead sul Wall Street Journal, la lotta interna infatti è tra gli “internazionalisti liberali“, che vogliono che l’America e l’Occidente facciano ciò che è necessario per “garantire che la Russia perda la guerra”; “pragmatici che vogliono controllare la Russia” ma temono “l’escalation russa e credono che la guerra finirà inevitabilmente con una pace di compromesso” che “non soddisfa le speranze wilsoniane”; e altri che temono che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina “riduca la capacità dell’America di affrontare la minaccia più consequenziale e a lungo termine proveniente dalla Cina”. Fondamentale sarà capire come Charles Q. Brown Jr. si posizionerà tra queste correnti in perenne competizione.
Sono 18 anni che il Joint Chiefs of Staff non proviene dall’Air Force statunitense. La branca dell’amministrazione militare statunitense che si occupa di guerra aerea e guerra cibernetica confida che il generale Brown riesca a incanalare più risorse al settore anche nell’ottica del ruolo cruciale dell’Air Force “in un potenziale conflitto con la Cina”, come come nota l’Air&Space Force Magazine. In un recente discorso che il generale ha tenuto all’AFA Warfare Symposium ad Aurora, Colorado, Brown ha infatti sottolineato che la potenza aerea “rimarrà vitale per le operazioni statunitensi in futuro” così come lo è stata in passato.
L’America, ha osservato, “ha fatto sempre affidamento sulla potenza aerea da Pearl Harbor, alla Corea, passando per il Vietnam, la guerra del Golfo e persino nella sconfitta dell’ISIS in Siria”. Il generale Brown ha una conoscenza diretta dell’Europa e del Pacifico: pilota di F-16 con più di 3.000 ore di volo, comprese 130 ore in combattimento, è stato comandante presso la base aerea di Kunsan, in Corea del Sud, e anche nel nostro Paese, ad Aviano. Successivamente, è stato vice comandante del comando centrale degli Stati Uniti e capo delle forze aeree del Pacifico. Caratterialmente viene descritto dall’ambiente militare come un professionista capace e molto introverso ma altrettanto schietto. Proviene da una famiglia di militari: è figlio di un colonnello in pensione che ha prestato servizio in Vietnam mentre suo nonno, il sergente maggiore dell’esercito Robert Brown, guidò un’unità segregata durante la Seconda guerra mondiale.
La scelta di Joe Biden ha anche una grande valenza politica. Nel maggio 2020, poco dopo l’uccisione di George Floyd, avvenuta il 25 maggio nella città di Minneapolis, in Minnesota, Brown pubblicò un videomessaggio parlando dei rapporti razziali all’interno dell’Air Force sulla scia delle proteste promosse da Black Lives Matter. Nel filmato Broww raccontò di com’era lavorare, come afroamericano, nell’esercito americano, invocando gli ideali di uguaglianza presenti nella Dichiarazione di Indipendenza e nella Costituzione che, ha affermato, “ho giurato di sostenere e difendere nella mia vita adulta”. Una mossa rischiosa per CQ che pubblicò quel video su un tema così delicato sui social prima di essere confermato dal Congresso come capo di stato maggiore dell’aeronautica. “Ho pensato che fosse più importante, in alcuni casi, della conferma”, ha raccontato Brown in un’intervista a Npr. “Se la conferma fosse stata negata per qualche motivo, sapevo nel profondo del mio cuore di aver fatto la cosa giusta. È così che mi approccio alla vita”.