Polonia, Andrzej Duda giura da presidente (La Presse)

Chi è Andrzej Duda

Andrzej Duda è dal 2015 il Presidente della Repubblica della Polonia, carica in cui è stato riconfermato nel luglio 2020 dopo aver vinto, per la seconda volta, di stretto margine le elezioni al ballottaggio. Esponente dell’area politica conservatrice e cattolica del partito Diritto e Giustizia (PiS) fondato dai gemelli Lew e Jaroslaw Kaczynski, Duda ha conquistato la presidenza nel momento dell’ascesa della formazione alla guida del governo nazionale e del suo consolidamento, inserendo la sua leadership del Paese in una fase in cui le riforme sociali, politiche ed economiche del PiS impattavano notevolmente sul futuro di Varsavia.

Duda è originario di Cracovia, città in cui è nato il 16 maggio 1972. Proveniente da una famiglia fortemente cattolica e con ancoraggi nel movimento anticomunista (il nonno combattè i sovietici negli Anni Venti e militò poi nell’esercito filo-occidentale durante il secondo conflitto mondiale), Duda si è formato nell’antica capitale polacca studiando legge all’Università Jagellonica.

Sposato nel 1994 con la coetanea Agata Kornhauser, Duda divenne padre in giovane età, a 23 anni, dell’unica figlia Kinga. Tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila ha esercitato la professione di avvocato per poi entrare come ricercatore nel suo ateneo di formazione nel 2001.

Da allora, la politica è diventata la prima passione e la principale occupazione del futuro presidente. A cavallo tra il 2000 e il 2001 Duda ebbe una rapida esperienza da membro dell’Unione delle Libertà, formazione nata da una scissione liberale del sindacato Solidarnosc. In quegli anni andava consolidandosi l’evoluzione del panorama politico nazionale verso il bipolarismo tra il centro liberale ed europeista che avrebbe poi preso le forme della coalizione Piattaforma Civica e il recupero delle istanze sociali di Solidarnosc in chiave conservatrice, col sostegno della Chiesa polacca e della parte rurale del Paese, che a partire dal 2001 i gemelli Kaczynski avrebbero operato entro il PiS.

 

Nel 2005 Duda si iscrisse al partito dei Kaczynski, entrando in aspettativa dall’università per dedicarsi alla carriera politica. Alle elezioni politiche di quell’anno, il PiS sopravanzò Piattaforma Civica, guidata dal futuro presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, col 27% contro il 24%. Duda entrò nelle istituzioni nel 2006 quando, dopo la vittoria alle presidenziali di Lech Kaczynski contro Tusk, il fratello Jaroslaw assunse personalmente la guida di un governo di minoranza che vedeva il PiS affiancato da numerose formazioni populiste e di estrema destra.

L’esecutivo, in cui Duda ricopriva il ruolo di viceministro della Giustizia, non ebbe vita facile e naufragò per la debolezza della copertura al Sejm, il parlamento di Varsavia, aprendo la strada a nuove elezioni politiche in cui Tusk uscì vincitore conquistando la poltrona di primo ministro.

Duda divenne quindi, nel 2008, sottosegretario alla presidenza della Repubblica, carica che mantenne fino alla morte, nel 2010, del presidente Kaczynski nell’incidente aereo di Smolensk. Fallita l’elezione a sindaco di Cracovia nel 2010, occupò un seggio nel consiglio comunale lavorando nel frattempo alla ricostruzione della piattaforma politica del partito, che abbandonò i residui legami col campo liberale.

Duda, fervente cattolico, ha favorito il progressivo avvicinamento alla Chiesa Cattolica iniziato nel 2005 con cui il PiS ha puntato a differenziarsi dalla linea pro-mercato di Piattaforma Civica e avviare una serie di politiche stataliste sul fronte dell’economia e della finanza, favorevoli al miglioramento del welfare e alla tutela dei lavoratori polacchi più esposti alla competizione della globalizzazione. Un’evoluzione che ha progressivamente attirato sul PiS i consensi della Polonia profonda e conservatrice.

Le elezioni 2011 non riportarono il PiS al governo, ma consentirono a Duda di entrare al Sejm, conquistando quasi 80mila preferenze nel distretto di Cracovia.

Dopo aver lasciato Varsavia per Strasburgo, in una veloce esperienza al Parlamento europeo ove fu eletto nel 2014, Duda fu scelto da Jaroslaw Kaczynski per rappresentare il PiS alle elezioni presidenziali polacche dell’anno successivo, in cui il leader liberale Bonislav Komorowski cercava la riconferma.

Nel 2015, a diversi anni dallo scoppio della crisi economica europea, il vento politico soffiava a favore dei conservatori, che con le loro proposte aperte alla tutela della parte più debole del Paese sfondarono elettoralmente alle legislative, vinte con il 37,6% dei voti, e performarono eccellentemente anche alle presidenziali. Duda, primo col 34,76% del voto popolare, riuscì ad affermarsi di stretta misura al ballottaggio contro Komorkowski. L’avvocato di Cracovia vinse col 51,55% dei suffragi il ballottaggio, in una votazione che ha avuto una dinamica assai simile a quella di cinque anni dopo, in cui l’avversario del presidente era il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowsi.

Vincere aiuta a vincere: consolidatosi al potere con la maggioranza dei consensi, il PiS ha potuto impostare un’ampia agenda riformista. I governi guidati da Beata Szydło prima e Mateusz Morawiecki poi hanno contribuito a rilanciare diversi settori chiave. Tra le altre cose sono stati introdotti dei sistemi agevolati per il conseguimento di mutui immobiliari, abbassata l’Iva sui beni di largo consumo, rafforzate le politiche per la famiglia, nazionalizzate parte delle banche e avviate opere di investimento infrastrutturale.

Sul piano sociale, si è rafforzato l’asse con la Chiesa cattolica, mentre a livello geopolitico Varsavia ha aperto la polemica con l’Unione Europea e indicato negli Stati Uniti l’alleato fondamentale. In Polonia, spiega l’Ispi, “l’ordinamento, semipresidenziale, assegna al capo dello stato un veto forte. Può essere ribaltato solo con i due terzi dei voti della Dieta (Sejm), la camera bassa del parlamento polacco, che ha poteri ben maggiori di quella alta, il Senato”. Duda si è nella grande maggior parte dei casi dimostrato un presidente aperto al partito in cui a lungo ha militato, pur avendone lasciato ufficialmente i ranghi dopo l’elezione alla massima carica dello Stato.

La Polonia, sempre più polarizzata tra città (favorevoli a Piattaforma Civica) e campagna (conservatrice) si è spaccata anche attorno al suo Presidente. Nella fase della campagna elettorale del 2020, in piena emergenza coronavirus, la natura divisiva del confronto si è mostrata palese in relazione ad alcune uscite pubbliche del Presidente. Duda “nel solco della politica filo-americana (o meglio filo-Trump) di questo governo, si è recato a Washington per ricevere l’appoggio del presidente statunitense. Dall’altro, per mobilitare il voto cattolico conservatore, ha attaccato durissimamente la comunità Lgbt+, a suo avviso portatrice di un’ideologica “peggiore di quella del comunismo”. Al contempo, ha avallato la critica euroscettica del suo ex partito e la riforma della giustizia voluta fortemente da Kaczynski ma stigmatizzata da Bruxelles.

Duda ha sempre firmato tutte leggi proposte dalla maggioranza, tranne un caso nel 2017, e questo è valso al presidente il soprannome dlugopis, penna, da parte dei suoi oppositori, che ritengono il PiS portatore di una minaccia allo Stato di diritto. Quel che è certo è che la sua riconferma nel luglio 2020 si inserisce nel filone di un consolidamento al potere dei conservatori, vincitori di cinque elezioni consecutive (presidenziali 2015 e 2020, legislative 2015 e 2019, europee 2019) proprio per la capacità di fare presa su un elettorato a lungo dimenticato. Alla cui conquista ha contribuito anche l’ex avvocato originario di Cracovia. Attivo nell’elaborazione ideologica negli anni della traversata del deserto dopo la fine del governo di Jaroslaw Kaczynski.