Alexei Navalny (La Presse)

Chi è Alexei Navalny

Alexei Navalny è un famoso oppositore di Vladimir Putin. Secondo alcuni è un campione del paradigma liberale, unica incorruttibile speranza per il futuro della Russia. Altri, invece, lo accusano di aver pensato più al business ed al nazionalismo che al progressismo democratico. Altri ancora ritengono che sia manovrato dal Cremlino per mostrare che un’opposizione è possibile anche in Russia. Si tratta di visioni probabilmente stereotipate per cercare di decifrare la lunga e complessa parabola dell’azione politica di Navalny. Ma intanto preoccupano le sue condizioni di salute mentre sta scontando due anni di carcere. Ecco la sua storia.

Alexey Navalny è nato il 4 giugno del 1976 nel villaggio di Butyn, situato nei pressi di Mosca. Il padre, Anatoly Ivanovich, era un ufficiale nell’esercito (ora in pensione) e nel corso dell’infanzia il giovane Alexey visse tra una base  militare e l’altra. In gioventù ha conseguito due lauree: la prima, nel 1997, in Legge presso l’Università dell’Amicizia dei Popoli di Mosca e la seconda, in Economia, presso l’Accademia della Finanza del governo russo. Navalny ha iniziato ad esercitare la professione di avvocato mentre studiava per ottenere il secondo attestato universitario. É sposato con Yulia Navalnaya dal 2000 ed i due hanno due figli adolescenti, Daria e Zakhar, con cui vivono a Mosca.

Nel 2000 Navalny si iscrisse al partito liberale Yabloko. La motivazione era stata data dal passaggio di una legge elettorale che aumentava la soglia di sbarramento per accedere al Parlamento Russo. Navalny ha militato nel partito tra il 2000 ed il 2007 ed è riuscito, nel giro di pochi anni, a fare carriera al suo interno. Tra il 2004 ed il 2007 è stato Capo di Gabinetto della sezione moscovita del movimento e tra il 2006 ed il 2007 ha preso parte al Consiglio Federale del partito. Nel 2005 Navalny decise di fondare “SI! Alternativa Democratica”!, un movimento giovanile di protesta che lo rese, anche grazie ad un programma televisivo poi censurato, piuttosto noto.

Nel 2006 Navalny si espresse in favore dell’organizzazione, a Mosca, della Marcia Russa, una dimostrazione a cui presero parte diversi gruppi estremisti e xenofobi e che avrebbe dovuto svolgersi, secondo Navalny, per garantire le libertà civili dei partecipanti. Yabloko non la prese bene, lo accusò di nazionalismo e lo espulse de partito nel 2007. Nello stesso anno Navalny fu co-fondatore di Persone, un movimento ispirato dall’ideologia del nazionalismo democratico, interessato alla tutela dei diritti dei russi etnici e che in seguito si sarebbe alleato con i partiti anti-immigrazione.

Navalny affermò che “il nazionalismo moderno russo è molto legato all’Europa” e meno estremista di quanto non sembri. Il suo movimento intendeva lottare per una sistema giudiziario equo, per la preservazione della cultura russa e per l’avvio di una serie di riforme all’interno dell’organizzazione dello Stato. La sua scelta politica fu probabilmente poco capita e provocò reazioni di disapprovazione da parte degli ex-colleghi e dell’opinione pubblica liberal-democratica.

In un video, in cui appariva vestito da dentista, Navalny paragonava, compiacendosene, la rimozione di un dente marcio alla deportazione degli immigrati clandestini. Navalny entrò ben presto a far parte del consiglio organizzativo della Marcia Russa ed a fare amicizie controverse. In un’occasione fu visto conversare con il noto neo-nazista Dmitry Diomushkin mentre in un comizio improvvisato, svoltosi in occasione delle Marcia Russa del 2011, si espresse in tono sanguinario contro Boris Berezovsky, oligarca e finanziatore dei “liberal-democratici” e Roman Abrahmovic, considerato eccessivamente vicino al presidente Putin.

Navalny deve buona parte della sua popolarità alle sue attività di blogger anticorruzione. Il suo blog ha iniziato ad essere molto seguito a partire dal 2007 ed all’interno di esso dettagliava le accuse di corruzione contro il sistema di potere russo. A sostegno della sua iniziativa aveva acquistato le azioni di alcune delle principali società bancarie e petrolifere del Paese in modo da poter intervenire alle assemblee degli azionisti reclamando maggiore trasparenza. Il blog è stato usato anche per esprimere, nel 2008, il proprio supporto per la Russia nell’ambito del conflitto contro la Georgia e per chiedere l’espulsione dei cittadini georgiani dal Paese. Nel 2011 ha dato vita alla Fondazione Contro la Corruzione, dove venivano pubblicati resoconti di episodi di malaffare che toccavano personalità importanti. L’attività della Fondazione è letteralmente esplosa grazie al canale Youtube, che ad oggi ha 4 milioni di follower. 

Nel dicembre del 2011 Navalny partecipò, come leader, alle dimostrazioni popolari contro i (presunti) brogli alle elezioni parlamentari russe vinte dal partito di Vladimir Putin. Salito sul palco affermò che (come riportato dalla Bbc) erano presenti un numero di persone sufficienti per conquistare il Cremlino e la sede del Governo ma che, data la natura pacifica della dimostrazione, non era ancora giunto quel momento. Subito dopo le elezioni Navalny era stato detenuto per quindici giorni a causa di una protesta.

Nel 2013 Navalny è stato condannato a cinque anni di carcere per appropriazione indebita di 16 milioni di rubli. da un’azienda di legname. Il fatto avrebbe avuto luogo a causa della sua attività di consulente del governatore della regione di Kirov. La reazione della comunità internazionale ed una serie di proteste, svoltesi a Mosca, portarono però al suo rilascio.

Nel settembre del 2013 Navalny prese parte alle elezioni comunali di Mosca riuscendo ad ottenere il 27 per cento dei voti e piazzandosi alle spalle di Sergei Sobyanin, alleato di Putin, che si impose con il 51 per cento dei voti. Nell’ottobre del 2013 la Corte d’Appello di Kirov, pur confermandone la colpevolezza, sospese la sentenza inflitta a Navalny. Un esito che gli impedirà di prendere parte ad elezioni future e definito da lui stesso politicamente motivato.

L’avvocato russo, considerato il più importante e popolare oppositore del presidente Vladimir Putin e del suo governo, è stato condannato, il 30 dicembre del 2014, a tre anni e mezzo di carcere con la condizionale con l’accusa di aver rubato 30 milioni di rubli da due società. Insieme ad Alexei è stato condannato, ma senza condizionale, il fratello Oleg. I Navalny hanno proclamato la propria innocenza ed hanno definito le accuse come fabbricate a tavolino. La sentenza, attesa per il 15 gennaio del 2015 data in cui erano previste varie manifestazioni di protesta, è stata improvvisamente anticipata. Il 27 febbraio del 2015 Boris Nemtsov viene ucciso a Mosca, nei pressi del Cremlino e Navalny ne raccoglie il testimone. I due guidavano insieme la Coalizione Democratica.

Nel 2017 Navany subisce due attacchi ed entrambe le volte gli viene versato sul volto un colorante chimico di colore verde, conosciuto come zelyonka. Gli verranno diagnosticate, durante l’ospedalizzazione avvenuta in seguito al secondo assalto, delle ferite all’occhio destro. Nel marzo del 2017 Navalny viene arrestato nel corso di una manifestazione anticorruzione da lui stesso convocata. La giornata di protesta aveva come obiettivo il premier russo Dmitri Medvedev, accusato dallo steso Navalny di corruzione.

Nel dicembre del 2016 Alexei Navalny aveva annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2018 ed aveva dato vita ad una campagna elettorale in stile americano per cercare di ottenere più voti. Non riuscirà a prendere parte al voto dato che un anno dopo gli verrà negata la possibilità di candidarsi a causa di una condanna precedente. Costretto a fare da spettatore invita i suoi seguaci su Youtube a boicottare il voto.

Il 2019 ed il 2020 mettono a dura prova la salute di Alexei Navalny. Nel luglio del 2019 viene condannato a 30 giorni di carcere per aver organizzato una manifestazione non autorizzata per protestare contro l’esclusione di alcuni candidati dell’opposizione alle elezioni. Navalny si sente male e viene ricoverato per un rigonfiamento del volto, un’infezione all’occhio destro ed un’eruzione cutanea. Una dottoressa che lo aveva avuto in cura in passato ed il suo legale parlano di un tentativo di avvelenamento mentre altre fonti descrivono l’episodio come una semplice orticaria. Mentre si trova in ospedale un suo collaboratore, con cui ha condiviso la cella, accusa gli stessi sintomi.

Nell’agosto del 2020 Navalny accusa un grave malore a bordo di un volo che lo stava riportando a Mosca da Tomsk, in Siberia. L’aereo è costretto a compiere un atterraggio di emergenza e Navalny viene immediatamente ricoverato in ospedale. La moglie ed i sostenitori chiedono il suo immediato trasferimento in Germania affinché possa ricevere cure mediche migliori.  Dopo due giorni viene trasferito presso l’ospedale Charité di Berlino dove, per lungo tempo, versa in condizioni serie nella terapia intensiva. Il governo tedesco renderà poi noto che Navalny è stato avvelenato con un agente chimico denominato Novichok.

Le sue condizioni migliorano progressivamente e viene fatto uscire dal coma indotto a cui era stato sottoposto. L’episodio provoca un forte raffreddamento nelle relazioni diplomatiche tra Germania e Russia le cui conseguenze sono ancora da determinare. Il 15 settembre Navalny, tramite un post pubblicato su Instagram che ha ricevuto in poche ore oltre un milione di apprezzamenti, è tornato a rivolgersi ai suoi seguaci affermando di voler tornare in Russia e di voler continuare la sua battaglia contro la corruzione ed in sostegno dei candidati dell’opposizione.

Dopo la convalescenza, il 17 gennaio del 2021 Navalny rientra in Russia dalla Germania. Appena mette piede a Mosca viene subito fermato dalle forze di sicurezza e tratto in arresto in connessione alla violazione della libertà vigilata per il caso Yves Rocher. Qualche settimana dopo, il 2 febbraio, un tribunale moscovita converte la condanna a tre anni e mezzo sospesa in un precedente dibattimento, a una pena detentiva, meno i mesi già trascorsi ai domiciliari, che si traduce in una detenzione di due anni e mezzo in una colonia detentiva di lavoro con l’accusa formale di appropriazione indebita. Il 20 febbraio la corte ha poi respinto l’appello di Navalny e dei suoi avvocati confermando la sentenza.

Il 28 febbraio si sono quindi aperte le porte del carcere nella colonia IK-2 nella città di Pokrov, circa 100 chilometri a est di Mosca. Fin dalle prime settimane Navalny e il suo entourage hanno presentato denunce formali di tortura, in particolare per la privazione del sonno.

Ad aprile, circa un mese dopo la detenzione, arriva l’allarme dei suoi medici personali. Navalny, spiegano, rischia un arresto cardiaco “da un momento all’altro”: la sua salute si sta rapidamente deteriorando, avvertono, chiedendo accesso immediato al dissidente. Dal 31 marzo, l’oppositore del presidente Putin è in sciopero della fame per chiedere un trattamento medico adeguato per il mal di schiena e l’intorpidimento di mani e gambe che lo affliggono in carcere.

Il medico personale di Navalny, Anastasia Vasilyeva, e altri tre medici, tra cui il cardiologo Yaroslav Ashikhmin, hanno chiesto ai funzionari della prigione di concedere loro un accesso immediato. “Il nostro paziente può morire in qualsiasi momento”, ha scritto Ashikhmin su Facebook, indicando gli alti livelli di potassio del politico dell’opposizione e dicendo che Navalny dovrebbe essere spostato in terapia intensiva. “L’aritmia fatale può svilupparsi in qualsiasi momento”.

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