Alberto Nunez Feijóo vuole essere il leader del Partido Popular che riporterà il centrodestra spagnolo al potere dopo cinque anni. Alle elezioni del 23 luglio in Spagna, convocate dopo le dimissioni di Pedro Sanchez, il governatore della Galizia vuole portare al potere una versione conservatrice e liberale della formazione che oggi guida l’opposizione al governo dei Socialisti e di Podemos.
Feijóo è nato il 10 settembre 1961, villaggio di Os Peares vicino a A Peroxa nella provincia di Ourense, nel cuore della Galizia. Figlio di una terra spiccatamente conservatrice, la stessa dove era nato il dittatore spagnolo Francisco Franco, ne acquisì fin da giovane sia i connotati tipici di stampo socio-politico che la tradizionale pulsione all’autonomismo e all’identità territoriale.
I galiziani sono la terza e meno nota minoranza interna alla Spagna continentale dopo i catalani e i baschi. Ma al contempo la più storicamente orientata al sostegno alla leadership castigliana del Paese.
Laureatosi 23enne all’Università di Santiago di Compostela, nel 1984, in Giurisprudenza Feijóo non poté coronare il sogno giovanile di diventare magistrato dato che nel contesto della Spagna da poco uscita dal franchismo e in lento avvicinamento verso l’Europa unita le ristrettezze economiche della sua famiglia e della sua condizione di figlio di un carpentiere e di una casalinga gli imponevano di provvedere lavorando al sostentamento casalingo.
Feijóo iniziò gradualmente una carriera di funzionariato negli uffici locali della Galizia. Da cui sarebbe emerso come figura cooptata dal Partito Popolare erede della destra spagnola post-franchista.
Dopo l’elezione di Manuel Fraga, ministro dell’Informazione e del Turismo (1962-1969) e Ambasciatore nel Regno Unito (1973-1975) della Spagna di Franco, a Presidente del governo regionale della Galizia nel 1990 per Feijóo iniziò l’era della scalata alle posizioni di vertice del funzionariato regionale.
Nel 1991 diventa capo della segreteria legislativa del ministro regionale dell’Agricoltura, Jose Manuel Romay Beccaria, esponente del Partito Popolare. Pur essendo storicamente conservatore, Feijóo adottò posizioni più liberali in economia che lo avrebbero accompagnato anche dopo l’uscita dal funzionariato. Seguì poi Romay a Madrid dopo la nomina di questi a ministro della Sanità del “duro e puro” della destra spagnola José Maria Aznar. Nel 2002 prese la tessera del Partito Popolare da “boiardo” ben inserito nel sistema di potere popoalre. Nel 2000 aveva a tal proposito ottenuto la nomina a presidente di Correos de Espana, la versione iberica di Poste Italiane.
Caduto Aznar e salito al potere José Luis Zapatero nel 2004, a quarant’anni più che compiuti Feijóo si misurò con la sfida della politica attiva e non solo di nomina. Rovesciato dai Socialisti dello Psoe il governo di Fraga a Santiago de Compostela nel 2005, Feijóo fu scelto come presidente del partito nella Regione autonoma proprio perché incarnava una discontinuità con la tradizionale élite legata al post-franchismo.
Nel 2009 Feijóo e il Pp ottennero la maggioranza assoluta dei seggi alle elezioni locali e l’ex funzionario fu nominato presidente del governo regionale. Iniziò una sequela di vittorie che sarebbe proseguita nel 2012, nel 2016 e nel 2020 negli altri voti affrontati. Feijóo ha ottenuto il 46,7% nel 2009, il 45,8% nel 2012, il 47,6% nel 2016 e il 48% nel 2020 passando attraverso le ere di tre governi, quelli socialisti di Zapatero e Pedro Sanchez con l’intermezzo del popolare Mariano Rajoy, senza mutare sostanzialmente i consensi e preservando la sua maggioranza assoluta.
In nome del conservatorismo Feijóo ha favorito la sicurezza e la lotta alla criminalità. In virtù della radice galiziana, ha però difeso strenuamente l’autonomismo e fatto asse col governatore basco Inigo Urkullu per difendere le eccellenze della cantieristica navale contro il vento di liberalizzazione comunitario. Una mossa di aperta rottura con un’agenda economica all’interno fortemente orientata alla liberalizzazione dei servizi, dai trasporti alla sanità. Forte tifoso del Deportivo La Coruna, ha valorizzato l’identità galiziana anche in ambito di cucina.
Ipotizzato come guida dei Popolari dopo la caduta di Rajoy nel 2018 e l’ascesa al governo di Pedro Sanchez, Feijóo ha però aspettato quattro anni di più per ascendere alla guida del partito. Nel 2022, la caduta del segretario Pablo Casado e lo scoppio della spy-story con Isabel Diaz Ayuso, rampante governatrice di Madrid, hanno spinto i conservatori alla ricerca di un nome di compromesso nel compassato 61enne governatore della Galizia.
Il XX Congresso del Pp ha eletto segretario il leader di Santiago di Compostela. Il quale si è trovato subito di fronte alla necessità di mediare tra le varie anime di una formazione desiderosa di riposizionarsi al centro ma al tempo stesso chiamata a governare con l’ultradestra di Vox in diversi contesti locali. Ad esempio in Castiglia-Leon, dove Feijoo ha approvato il patto di coalizione con i sovranisti, primo della storia spagnola, chiedendo però che fosse un caso a sé e non divenisse una regola.
Il Pp ha contestato la riforma del lavoro di Sanchez, ha attaccato sulla crisi idrica e l’ambientalismo ideologico, difeso molte visioni tradizionali sulla famiglia. Ha però aperto al dibattito sull’utero in affitto con una posizione più aperturista dell’intera sinistra. Dopo il “cappotto” delle elezioni amministrative di maggio 2023, il suo Pp ha spinto Sanchez alle dimissioni e alle elezioni anticipate. Ora il leader conservatore e autonomista sogna di entrare alla Moncloa, sede del governo spagnolo di Madrid. Conservatore e liberale, potrà arrivarci con ogni probabilità solo sull’onda di un patto con Vox. Al centro delle discussioni politiche in atto.
La strategia di Feijoo in quest’ottica è stata chiara: cercare di svuotare il più possibile Vox da un lato, marcandone la distanza e mostrando la volontà popolare di non dipendere dai post-franchisti, non chiudere alla possibile cooperazione futura al governo dall’altro.
Alla coalizione schiacciata a sinistra il leader galiziano ha opposto la volontà di premiare con il voto dei cittadini spagnoli “un progetto di Stato, una tracciabilità costituzionale e un’esperienza di governo in tempi difficili”, non colpendo così solamente il duo Psoe-Podemos ma anche l’assenza di esperienza di governo di Vox. A cui però il Pp ha dovuto conformarsi, arruolandolo come alleato, dopo i voti locali di maggio che hanno spinto Sanchez alle dimissioni: “Vox ha ottenuto responsabilità di governo in 140 dei quasi 1.000 consigli comunali in cui era rappresentato alle ultime elezioni. Spiccano alcuni capoluoghi di provincia, come Valladolid, Burgos, Guadalajara, Toledo, Huelva e Ciudad Real”, ha fatto notare Agenzia Nova. Una coabitazione a cui, ove possibile, Feijoo ha sempre preferito un’attitudine autonoma al governo.
In Galizia e a Madrid, ove governa Isabel Diaz Ayuso, Feijoo ha indicato l’esistenza di un modello popolare fondato sulle “grandi vittorie” conquistate in solitaria. Che è desideroso di riproporre a livello nazionale. Nel frattempo, l’apertura di una netta faglia ideologica su temi come la transizione energetica, il welfare, i valori tradizionali ha aperto una politicizzazione di temi-bandiera tali per cui su questo fronte Pp e Vox possono negoziare un’alternativa alla sinistra. Ma Feijoo è stato chiaro: in caso di maggioranza dei seggi di Pp e Vox, sarà quest’ultimo a doversi conformare al primo. E non viceversa.