Gli accordi di Skhirat sono stati firmati il 17 dicembre 2015 ed hanno sancito le intese tra alcuni dei principali attori protagonisti nel dossier libico. Nel 2015 il Paese nordafricano era già da quattro anni in guerra e dopo la caduta di Muammar Gheddafi non si è riusciti a ritrovare unità e compattezza all’interno della Libia. Al contrario, il territorio libico risultava diviso tra diverse fazioni e tribù, con l’incombente minaccia dell’Isis e dei gruppi islamisti in agguato. Per questo dunque, sotto egida dell’Onu e su iniziativa del governo marocchino, diverse parti libiche si sono date appuntamento nel dicembre 2015 nella cittadina di Skhirat, una delle località turistiche del Marocco.
Nel giugno del 2014 in Libia si sono svolte le seconde elezioni nell’era post Gheddafi. Il tutto dopo l’autoscioglimento del precedente parlamento, uscito fuori dal voto del 2012. A questo autoscioglimento si era arrivati dopo le minacce del generale Haftar, che nel frattempo aveva costituito una propria forza denominata Libyan National Army, di fare irruzione all’interno della sede del congresso a Tripoli. Per scongiurare la ripresa delle violenze, si è quindi proceduto a un nuovo voto che ha sancito una maggioranza di forze filo laiche, a discapito dei Fratelli Musulmani più radicati nel precedente parlamento. La nuova camera doveva insediarsi, nell’ottica di una maggiore rappresentanza parlamentare, a Bengasi ma la città più grande della Cirenaica era in mano a miliziani islamisti. Per cui si è scelto di tenere le riunioni a Tobruck, sempre nell’est della Libia, ed eleggere quale presidente l’ex giurista Aguila Saleh. Tuttavia a Tripoli i membri del vecchio congresso hanno deciso di riconvocarsi, con la Libia che a questo punto ha iniziato ad avere due parlamenti che non si riconoscevano tra di loro.
Nel frattempo gli scontri militari in tutto il Paese sono tornati a essere molto violenti, tanto da parlare di “seconda guerra civile libica”. Per provare ad appianare le divergenze e attenuare gli scontri, le Nazioni Unite hanno deciso di organizzare un round di incontri volti a dare alla Libia un nuovo governo unitario. Sfruttando la neutralità del Marocco e la disponibilità di Rabat nel mediare, nel dicembre del 2015 i più importanti attori libici sono stati convocati a Skhirat.
Nella città marocchina erano in primo luogo presenti buona parte dei deputati dei due parlamenti libici. In particolare, vi erano 90 membri della Camera stanziata a Tobruck e 27 del Congresso di Tripoli, i quali però avevano la delega di altri 42 colleghi rimasti nella capitale libica. In Marocco erano presenti anche membri e delegati di passati governi libici, oltre che i massimi rappresentanti della missione Onu in Libia. Tra gli attori internazionali più importanti, spiccavano anche i ministri degli Esteri di Italia, Spagna, Turchia, Tunisia e Qatar, mentre gli onori di casa sono stati fatti dalle autorità marocchine. A Skhirat, su espressa indicazione delle Nazioni Unite, erano presenti rappresentanti delle municipalità libiche e di molte tribù, con l’obiettivo di accrescere il più possibile il consenso attorno alle decisioni prese.
Dopo diversi giorni di trattative, il 17 dicembre 2015 è stata siglata l’intesa firmata da tutti i più importanti attori presenti nella cittadina marocchina. Punto cardine degli accordi ha riguardato la costituzione di un nuovo consiglio presidenziale formato da nove membri, di cui sei scelti dall’Onu, due in rappresentanza della regione del Fezzan e uno invece della Cirenaica. Tra i sei nominati dalle Nazioni Unite, vi erano i nomi di Fayez Al Sarraj (designato quale presidente), Ahmed Maetig, Fathi Majbri, Musa Koni, Omar Aswad e Mohamed Ammar. La nomina del consiglio presidenziale è stata considerata propedeutica alla formazione di un nuovo governo, in grado di rappresentare tutta la Libia. In quel momento infatti ai due diversi parlamenti corrispondevano due distinti esecutivi, quello di Gwhell a Tripoli e quello di Al Thani in Cirenaica. Secondo quanto previsto dagli accordi di Skhirat, Al Sarraj doveva diventare premier e aveva 40 giorni di tempo per presentare la nuova compagine governativa.
Sono stati inoltre riconosciuti entrambi i parlamenti libici: la Camera dei Rappresentanti di Tobruck diventava camera bassa, mentre il Congresso di Tripoli è stato denominato Consiglio di Stato ed ha assunto la funzione di camera alta. Il nuovo assetto istituzionale previsto dagli accordi di Skhirat, aveva come principale obiettivo quello di dar vita a un percorso di transizione in grado di traghettare la Libia entro due anni verso nuove elezioni. È stata infatti prevista la durata di due anni per gli accordi siglati in Marocco, oltre i quali il Paese nordafricano doveva dotarsi di una nuova costituzione e di un solido assetto istituzionale. I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno parlato di successo del vertice di Skhirat, in quanto per la prima volta erano state poste le basi per un percorso in grado di ridare unità alla Libia, provando quindi a porre fine alle divisioni e alle violenze ben presenti in quel momento.
L’ottimismo delle Nazioni unite si è acuito dopo l’effettiva formazione del nuovo governo da parte di Fayez Al Sarraj, il quale a marzo è volato a Tripoli per l’insediamento. Ben presto tuttavia la situazione non ha rispettato le premesse date dagli accordi di Skhirat. Né nella capitale libica e né in Cirenaica è stato accettato il governo di Al Sarraj, con quest’ultimo costretto a insediarsi per motivi di sicurezza all’interno di una base navale nei pressi della capitale. Il Consiglio di Stato soltanto dopo qualche settimana ha riconosciuto Al Sarraj, mentre la Camera dei Rappresentanti ha più volte negato la fiducia al suo governo. L’esecutivo quindi ben presto non si è realmente rivelato di unità nazionale. Al contrario, nei mesi successivi gli scontri e le dispute tra le parti sono riprese con maggior vigore. In particolare, nell’est della Libia il generale Haftar è tornato ad avanzare conquistando buona parte della Cirenaica ed intascando la nomina a maresciallo di Libia da parte del parlamento di Tobruck. Nell’ovest Al Sarraj è dovuto ricorrere all’uso di milizie e fazioni armate per provare ad avere il controllo di Tripoli e delle città più importanti della Tripolitania.
Nel corso degli anni il dualismo tra le forze vicine ad Al Sarraj e quelle fedeli ad Haftar è aumentato, anche perché i due attori hanno goduto di specifici sponsor internazionali. Il premier libico è stato da sempre appoggiato dall’Italia, mentre il generale ha avuto più volte l’avallo della Francia. L’Egitto dal canto suo, assieme agli Emirati Arabi Uniti, è stato il principale alleato di Haftar, mentre dal novembre 2019 la Turchia è diventata prima sostenitrice del governo di Al Sarraj. Gli accordi di Skhirat non sono mai stati attuati del tutto, ma essi al momento rimangono l’unica base giuridica e istituzionale su cui si è provato ad impostare un percorso politico durante gli anni più complessi della guerra in Libia.
Secondo le Nazioni Unite, gli accordi presi in Marocco il 15 dicembre 2015 sono ancora validi. La comunità internazionale per tal motivo riconosce in Fayez Al Sarraj l’unico rappresentante della Libia, così come risultano ancora in carica sia la Camera dei Rappresentanti che il Consiglio di Stato. Ma sotto il profilo giuridico, sia in Libia che all’estero c’è chi ha più volte messo in discussione la validità degli accordi di Skhirat. Questo perché le intese avevano una durata di due anni e sarebbero quindi dovute scadere il 17 dicembre 2017. Più volte lo stesso Haftar ha dichiarato, specialmente durante la sua campagna iniziata il 4 aprile 2019 per la conquista di Tripoli, che gli accordi di Skhirat erano da considerarsi oramai decaduti.
Ad ogni modo è in corso un intenso dibattito, in Libia e tra le Nazioni Unite, per una loro modifica e rivisitazione. Nel settembre 2020 sono iniziati nuovi colloqui in Marocco in cui a incontrarsi nuovamente sono i rappresentanti della Camera e del Consiglio di Stato.