Che cos’è la Tika, il grande instrumentum regni di Erdogan

La Turchia dell’era Erdogan ha costruito una parte considerevole del proprio successo presso la comunità musulmana mondiale (umma) attraverso la formulazione di un’astuta e lungimirante diplomazia delle moschee, ovvero costruendo e/o rinnovando di tasca propria i luoghi di culto islamici in ogni continente, e ha coronato il sogno panturchista di Adnan Menderes divenendo la paladina dei popoli turchici.

Perché se è vero che ovunque vi siano popoli di fede islamica, che sia nella vicina Europa o nei remoti altopiani del Chiapas messicano, si trova il potente Direttorato degli affari religiosi (Diyanet İşleri Başkanlığı), pronto a inviare imam, aiuti umanitari, testi sacri, predicatori e a edificare moschee, lo è altrettanto che ovunque sia stanziata la progenie della valle di Ergenekon e delle steppe magiche di Turandalla Moldavia alla Mongolia, lì opera l’Agenzia di coordinamento e cooperazione turca (TIKA, Türk İşbirliği ve Koordinasyon İdaresi Başkanlığı).

Incredibile ed impensabile, ma non impossibile, la Turchia è riuscita a (ri)entrare nell’alveo delle grandi potenze facendo leva su strumentalizzazione della religione (diplomazia delle moschee) e della cooperazione allo sviluppo (diplomazia umanitaria), ovvero delegando una parte significativa della propria agenda espansionistica a Diyanet e Tika, e vedendosi ampiamente ricompensata l’azzardo. Perché, oggi, la Sublime Porta vanta il possesso di avamposti fortificati, cioè veri e propri satelliti e/o sfere d’influenza localizzate, in una parte consistente dell’Eurafrasia e dell’America Latina. E il merito di un simile successo, oltre che di Diyanet e dell’utilizzo oculato di commercio, investimenti e prodotti militari, è anche e soprattutto della Tika.

Tika, acronimo di Türk İşbirliği ve Koordinasyon İdaresi Başkanlığı, significa Agenzia di coordinamento e cooperazione turca ed è l’ente governativo della repubblica di Turchia che dal vicino ma lontano 1992 ha l’onere-onore di portare la mezzaluna e stella in ogni parte del mondo.

L’agenzia nasce all’indomani dell’estinzione del Secondo mondo, ovvero l’impero sovietico, approfittando immediatamente e sagacemente della storica ed irripetibile occasione di colmare il vuoto di potere lasciato dal Cremlino nel mondo turcico, quella colossale ed estesa realtà civilizzazionale compresa tra Balcani (Gagauzia), Caucaso meridionale (Azerbaigian), Asia centrale e Mongolia.

Gli obiettivi statutari e fondativi della Tika sono l’erogazione di assistenza allo sviluppo alle nazioni abitate da popolazioni di origine turcica, presso le quali affianca allo strumento umanitario la promozione del panturchismo a vari livelli (sociale, culturale e politico) mediante l’impiego di una costellazione di mezzi, fra i quali figurano e risaltano borse di studio, aiuti umanitari, formazione della forza lavoro e collaborazioni accademiche.

Con lo scorrere del tempo, il governo turco ha realizzato quanto fossero elevate le potenzialità della strumentalizzazione della cooperazione allo sviluppo, da qui l’internazionalizzazione del mirino strategico dell’agenzia, che oggi non distingue tra nazioni turciche e non-turciche e neanche fra nazioni a maggioranza islamica e a maggioranza non-islamica.

La Turchia, grazie alla Tika, ha compreso la verità delle relazioni internazionali ed il segreto alla base di ogni egemonia: l’importante è essere presenti – non importa come –, ricercando la costruzione di sfere d’influenza ovunque possibile e con ogni mezzo a disposizione, inclusi quelli apparentemente più futili, come la donazione di libri alle biblioteche, la somministrazione di corsi di lingua turca e il regalo di computer a scuole ed università.

Ed è precisamente in questo modo, regalando quell’utile da altri ritenuto futile, che la Sublime Porta è rinata, facendo ritorno nei Balcani, riconnettendosi ai popoli fratelli dell’Asia centrale e della Mongolia, raggiungendo le comunità islamiche più remote del globo, come quelle di Mindanao e del Chiapas, ed entrando nella nuova corsa all’Africa, continente nel quale, per merito della militarizzazione della cooperazione allo sviluppo, ha potuto espellere l’Italia dal Corno, aduggiare la Francia tra Sahel e Françafrique e piantare la propria bandiera a Capo di Buona Speranza.

 

Fra il 2014 e il 2019 la Tika ha restaurato e riportato a nuova vita più di cinquanta moschee e siti religiosi in tutto il mondo, dall’Ungheria alla Thailandia, ma la preservazione del patrimonio storico e culturale dell’età ottomana rappresenta soltanto una parte infinitesimale del lavoro compiuto dall’agenzia ogni anno.

I numeri possono esplicare la veridica influenza di questa agenzia, palesando al lettore ragioni e legittimità nel definirla un instrumentum regni, ossia un mezzo possente ed inestimabile con il quale la Turchia sta proiettando potere morbido e guadagnando terreno in ogni regione sulla quale posi lo sguardo:

  • Realizzazione di circa 30mila progetti di varia natura (umanitaria, educativa, culturale, religiosa, infrastrutturale, lavorativa) dal 1992 al 2020;
  • Il 90% dei progetti e delle attività è stato implementato dopo il 2002;
  • Quasi 170 i Paesi all’interno dei quali sono stati implementati dei progetti;
  • Cinque i continenti toccati e attraversati dalle attività dell’agenzia;
  • Il numero degli uffici all’estero dell’agenzia è quintuplicato dal 2002 al 2020, passando da 12 a 62;
  • Un terzo degli uffici è localizzato in Africa, che ne ospita 22;
  • Nel solo 2019 la Tika ha concretato 2mila progetti in più di 100 Paesi;
  • 100mila gli studenti dei Paesi in via di sviluppo di ogni continente che hanno beneficiato dei progetti educativi e formativi dell’ente;
  • 900mila le persone che hanno beneficiato delle cure erogate dai cooperanti dell’agenzia nell’ambito di progetti e attività di natura sanitaria;
  • 190 i progetti previsti nel periodo 2021-23 nella sola sfera della protezione del patrimonio culturale a mezzo di restauri, formazione di esperti e fornitura di strumentazione specialistica;
  • Più di 150 i Paesi che, mediante la Tika, hanno ricevuto aiuti umanitari di natura medico-sanitaria allo scoppio della pandemia di Covid19.

I numeri rendono l’idea delle dimensioni effettive della Tika, un’entità i cui tentacoli sono estesi in ogni dove, ma sono i fatti, in quanto risultato elicitato da suddette attività, che ne estrinsecano il veridico potenziale in termini di capitalizzazione geopolitica e fanno di essa un modello esemplare al quale le grandi potenze dovrebbero guardare con volontà emulativa. Di seguito, alcuni dei traguardi più riguardevoli che la Turchia ha potuto tagliare per merito del dinamismo dell’agenzia di cooperazione:

  • In Moldavia, oggi legata alla Turchia da un partenariato strategico, la Tika è riuscita nel mirabile obiettivo di satellizzare la pivotale Gagauzia a detrimento della Russia, dirottando in questa regione dalle cicliche aspirazioni secessioniste la stragrande maggioranza dei 24 milioni di dollari in attività umanitarie investiti nella nazione dal 1993 al 2012. Tale cifra è stata impiegata per riscrivere la mappa urbana e delle infrastrutture – costruendo nuove scuole, ospedali e strade, rinnovando interi quartieri, migliorando l’accesso della popolazione all’acqua e all’elettricità – e dare impulso ad un lungimirante processo di nazionalizzazione delle masse, a mezzo della somministrazione di corsi di lingua gagauza e promozione di iniziative e programmi culturali panturche, che ha progessivamente condotto alla derussificazione culturale della minoranza, oggi più che mai vicina al e parte del türk dünyası.
  • In Ucraina, ex culla della civiltà russa divenuta appendice della Comunità euroatlantica per merito di Euromaidan, la Sublime Porta ha delegato all’agenzia la missione di massimizzare il profitto derivante dal leveraggio della “carta tatara”, ergo di fare breccia nel cuore della piccola ma influente minoranza turcica con l’obiettivo di ivi costruire una sfera d’influenza destinata a perdurare nel tempo. In questo contesto si inquadrano l’edificazione di ospedali, unità abitative, asili, scuole e centri culturali e lo stimolo alla piccola imprenditoria etnica, nonché la “svolta tatara” della presidenza Zelensky, che, comprendendo l’influenza acquisita da Ankara, ha dato il via ad un processo di riscrittura dell’identità nazionale in chiave multiculturale e multireligiosa;
  • La Somalia è stata inglobata nell’orbita turca (anche) per merito della Tika, che ivi ha costruito strade, ospedali e giocato un ruolo determinante durante la carestia del 2011;
  • La Mongolia, storico satellite della Russia, sta venendo fatta oggetto di una campagna martellante di promozione del panturchismo mediante la Tika, quivi presente dal 1994 e neurotonicamente protesa verso il protagonismo: 67 progetti lanciati nel 2020, 661 quelli completati fra il 1994 e il 2019, innumerevoli i settori toccati (educazione, sanità, stato sociale, infrastrutture, cultura) e altrettanti i risultati conseguiti di natura tangibile (più di 100 accordi bilaterali siglati con la Turchia) e simbolica (scuole dedicate a Kemal Ataturk).