La Noc è la società petrolifera di proprietà dello Stato libico e che opera in quello che è il settore predominante dell’economia del Paese nordafricano. Per tal motivo le vicende riguardanti questa azienda hanno anche un’importante e permeante connotazione politica. Al momento il leader della Noc è Mustafah Sanallah, il quale ha gestito la società nel difficile periodo successivo alla caduta di Muammar Gheddafi. La sede della Noc è a Tripoli, i giacimenti in cui opera sono situati in tutte le tre storiche regioni della Libia, alcuni sono ubicati anche off shore.
Le prime attività di esplorazione del sottosuolo libico sono iniziate nel 1956. Da allora la Libia è diventata uno dei Paesi più ambiti nel mercato dell’oro nero. La qualità del suo petrolio ha delle caratteristiche tali da rendere minori i costi per la raffinazione, mentre la posizione geografica del territorio libico ne facilita l’esportazione soprattutto in Europa. Da qui i copiosi investimenti effettuati negli anni ’70 dalle principali compagnie petrolifere internazionali.
La Noc è però entrata in scena pochi mesi dopo l’arrivo al potere di Muammar Gheddafi. Il rais il primo settembre 1969 con un colpo di Stato ha rovesciato la monarchia retta da Re Idris, inaugurando una repubblica ispirata al modello di Nasser in Egitto. Il nuovo leader libico ha promosso uno sviluppo dell’economia in chiave socialista, nazionalizzando in primis tutte le principali attività a partire da quella petrolifera.
È in questo contesto che il 12 novembre 1970 a Bengasi è stata ufficialmente tenuta a battesimo la Noc, la cui sede principale è stata situata nella capitale Tripoli. Il governo di Gheddafi ha inoltre nominato Salem Mohammed Amesh quale primo presidente della nuova compagnia petrolifera statale.
Obiettivo della Noc era quello di curare per conto delle autorità libiche in tutti i settori riguardanti l’oro nero: da quello estrattivo, fino a quello relativo alla sua commercializzazione. In questa maniera lo Stato libico è diventato centrale nella gestione delle risorse naturali del Paese nordafricano.
Lo stesso governo di Gheddafi non ha però escluso del tutto i rapporti con le compagnie straniere. Nello statuto della Noc infatti, sono state previste forme di collaborazione con altre aziende provenienti dall’estero. La formula più usata dalla compagnia libica soprattutto per la gestione dei giacimenti petroliferi, è stata quella di creare delle joint venture con le compagnie straniere. In questa maniera, sono state create aziende ad hoc formate dalla Noc e dalle società internazionali con cui ha concluso accordi.
Molto attiva in tal senso è stata l’Italia, che già dagli anni ’70 ha potuto vantare importanti collaborazioni con la Noc tramite l’azienda Eni. Emblema di questa modalità di accordi è lo stabilimento di Mellitah, ad ovest di Tripoli: si tratta di uno dei più importanti giacimenti della Libia, la cui società controllate è formata al 50% dalla Noc ed al 50% dall’Eni.
Altro importante stabilimento gestito da Noc ed Eni è quello di El Feel, nel Fezzan. A poca distanza, vi è invece il giacimento di Sharara, uno dei più grandi del Paese, dove la Noc opera da anni assieme alla spagnola Repsol e ad altre compagnie straniere. Attiva in Libia anche la francese Total.
Anche la Noc ha risentito della situazione del Paese sotto il profilo politico. Negli anni ’80 i rapporti tra Gheddafi e l’amministrazione Usa guidata da Donald Reagan hanno raggiunto il loro massimo grado di scontro. Tanto che da Washington nell’aprile del 1986 è partito l’ordine di bombardare la Libia e uccidere lo stesso rais. Dopo le tensioni militari, sono subentrate quelle economiche: in risposta ai sospetti di finanziamento del terrorismo rivolti verso Gheddafi, gli Usa hanno promosso contro la Libia un pesante embargo economico.
Questo ha avuto ripercussioni sugli accordi che la Noc aveva con le aziende americane del petrolio e con quelle di altri Paesi occidentali. La situazione è iniziata a migliorare soltanto nei primi anni 2000, quando gli Usa hanno tolto dalla lista dei cosiddetti “Paesi canaglia” la Libia e il Paese nordafricano si è potuto aprire agli investimenti stranieri. Prima del 2011, anno dell’inizio della guerra civile libica e del rovesciamento di Gheddafi, la Libia estraeva una media di 1.6 milioni di barili al giorno. Questo ha contribuito a rendere il Paese uno dei più ricchi d’Africa, con la Noc sempre più centrale nella vita politica ed economica.
L’azienda non vive di luce propria. Il bilancio della Noc infatti non dipende dalle sue attività economiche, bensì dai trasferimenti che eroga lo Stato a suo favore. I proventi dell’estrazione e della vendita del petrolio, già dalla fondazione della Noc non finiscono all’interno del portafoglio dell’azienda. Al contrario, essi vanno direttamente a Tripoli. È poi il governo che, tra gli stanziamenti del bilancio statale, individua le somme occorrenti per finanziare la Noc affinché continui con le sue attività.
Questa modalità è andata avanti anche dopo la fine di Gheddafi. Attualmente i proventi della Noc vanno a finire all’interno della Banca centrale stanziata a Tripoli. Come si sa, dal 2011 in poi la Libia è controllata da più fazioni e più governi si contendono il potere. La modalità che prevede il dirottamento dei fondi della Noc all’interno della banca centrale di Tripoli, ha contribuito ad alimentare tensioni. Tanto è vero che nell’ottobre del 2020, alla vigilia del cessate il fuoco proclamato con la mediazione Onu, alcune parti hanno concordato di far confluire i proventi del petrolio in un conto “neutro”, congelando i fondi in attesa di accordi definitivi sulla loro futura spartizione.
La fine del rais ha coinciso con il fallimento dello Stato libico fino ad allora conosciuto. Nel corso degli anni successivi si sono alternati una lunga serie di governi, parlamenti e sigle militari che di fatto non hanno mai dato vita ad autorità unitarie. L’unico ente a salvarsi dal frazionamento della Libia è stato quello petrolifero: la Noc rimane ancora oggi una società unica con propri dipendenti ed operai in tutte le parti del Paese, sia quelle controllate da Tripoli che dal generale Haftar o da altre fazioni in campo.
Una circostanza che al momento appare come uno dei pochi spiragli positivi in vista del futuro della Libia. Nel 2019 la Noc è tornata ad estrarre importanti quantitativi di petrolio, raggiungendo quasi la media di 1.2 milioni di barili al giorno. Nel 2020 invece ha pesato la chiusura dei pozzi messa in pratica dal generale Haftar e dalle milizie a lui vicine, in segno di protesta contro l’erogazione dei fondi verso la banca centrale di Tripoli.
Le strutture sono comunque in gran parte ancora integre e non gravemente danneggiate dalla guerra, così come il management, guidato dal presidente Mustafah Sanallah, è riuscito ad evitare il frazionamento dell’azienda. Un punto importante dal quale un giorno la Libia potrebbe ripartire.