Che cos’è il Partito Baath

Il Partito Baath è una formazione politica nata in Siria nel 1940. In arabo il suo nome significa “La Rinascita”, indicando in tal modo l’obiettivo del partito il quale ha proposto negli anni la sua via per rilanciare le sorti dei Paesi del mondo arabo. Il Baath è possibile situarlo tra le varie formazioni che hanno contribuito alla diffusione del panarabismo e del socialismo arabo. Ha governato in Iraq dal 1969 al 2003, ancora oggi è invece il partito di riferimento in Siria.

Il contesto in cui maturano le idee del Baath è quello degli anni ’30, lì dove il mondo arabo è entrato in una fase di intenso confronto politico per il rilancio dei Paesi del nord Africa e del medio oriente. Da un lato ad emergere sono visioni più conservatrici da un punto di vista religioso, in cui l’Islam viene visto come cardine per rivendicare l’affrancamento dal colonialismo e la rinascita dell’intero mondo arabo. Tanto è vero che nel 1928 ad esempio, in Egitto Hasan Al Banna ha fondato il movimento che sarà poi noto negli anni con il nome di “Fratelli Musulmani”. Dall’altro lato però, sono iniziate ad emergere anche istanze più laiche, volte a rendere più moderni sia i nascenti Stati post coloniali che le società. Il Baath è possibile situarlo in questo secondo gruppo. L’apertura verso società più laiche e vicine agli ideali instauratisi in occidente nei decenni precedenti, secondo i baathisti costituisce la base per la rinascita del mondo arabo ed il superamento dal colonialismo.

Ecco perché gli ideali del Baath sono di stampo nazionalista, così come progressista e socialista. L’ideologo del partito è Michel Aflaq, siriano nato da una famiglia cristiana a Damasco nel 1910. All’epoca la Siria era sotto la dominazione francese, anche per questo Aflaq ha effettuato i suoi studi alla Sorbona di Parigi. Qui la sua formazione ha profondamente risentito del clima culturale francese di quegli anni, sviluppando dunque quegli ideali che saranno alla base del Baath.

Aflaq ha iniziato a sostenere con forza tre principi cardine dell’ideale baathista: unità araba, libertà e socialismo. Sul primo fronte, il Baath si è infatti sempre espresso a favore dell’avvicinamento dei Paesi arabi e della collaborazione tra i vari governi per creare una sfera di influenza esclusivamente araba. Questo ricollega anche all’obiettivo della libertà, intesa come, tra le altre cose, affrancamento dalle ex potenze coloniali. Il socialismo è un’istanza che è stata recepita in un secondo momento dal Baath, tuttavia essa ha dei contorni distanti dal marxismo e sfumature peculiari al panarabismo. In particolare, non si parla di lotta di classe e non si ha una visione materialistica della società. Per questo molti futuri aderenti al Baath hanno parlato di “marxismo spirituale”.

Una prima svolta si ha nel 1940, quando Aflaq ha fondato assieme ad altri due siriani il Partito Baath. La fondazione è stata decisa all’indomani della debacle francese contro i tedeschi durante il primo anno della seconda guerra mondiale. È stato, in particolare, composto un direttorio formato dallo stesso Aflaq, così come dal filosofo Zaki al-Arsuzi e da Salah Al Din Al Bitar, quest’ultimo formatosi culturalmente anch’egli a Parigi. Nella formazione del direttore si intravedeva già l’impronta laica ed aconfessionale del nuovo partito: Aflaq era infatti cristiano, Al Arsuzi sciita alawita, mentre Al Bitar era sunnita.

Nei primi anni tuttavia, le dimensioni del Partito Baath sono apparse trascurabili. Soltanto nel 1947 è stato possibile tenere un primo congresso, in cui gli iscritti erano molto pochi ed i membri operativi nel direttorio appena una decina. Diversa la situazione invece cinque anni più tardi, quando nel 1952 gli iscritti sono saliti a 4.500 grazie all’avvicinamento di professionisti, avvocati, studenti ed insegnanti. Nel novembre di quell’anno si ha un’altra svolta sia ideologica che in termini di radicamento sul territorio. Ad entrare nel direttivo è stato infatti Akram al-Ḥurani, di estrazione sociale più modesta ed in grado di attirare all’interno del partito masse di contadini ed operai. Grazie a questo, il Baath è potuto diventare riferimento di una precisa estrazione sia sociale che culturale. Inoltre, all’appellativo di “Partito Arabo Baath” è stato aggiunto anche l’aggettivo “socialista”. Al Hurani proveniva infatti dal Partito Socialista Siriano, costola di quello libanese ma poco diffuso ancora nel Paese.

Il Baath è riuscito comunque ad uscire dai confini nazionali siriani. Si ha notizia infatti della costituzione di una branca giordana del partito nel 1949, mentre negli anni ’50 la formazione ha fatto breccia anche in Iraq. Questo perché in tutto il mondo arabo le istanze panarabe e socialiste iniziavano a diffondersi in diversi Paesi. Quando poi nel 1956 Gamal Abd Al Nasser ha preso il potere in Egitto, le idee nazionaliste e laiche arabe hanno definitivamente preso piede in tutta la regione. Se lo stesso Nasser e Bourghiba, il presidente tunisino, hanno iniziato a guidare il panarabismo in nord Africa, in medio oriente un importante riferimento in tal senso è diventato proprio il Partito Baath.

Una presa particolare è da registrare, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, soprattutto in Siria ed Iraq. Qui nel 1958 un colpo di Stato ha mandato al potere il generale Qasim, il Baath ha inizialmente collaborato con questa nuova fase della vita politica irachena. L’anno dopo però, sono stati membri del Baath, tra cui un giovane Saddam Hussein, a provare ad assassinare Qasim ritenuto troppo vicino alle istanze del Partito Comunista Iracheno e lontano dagli ideali panarabi. Per questo il Baath in Iraq ha subito una vera e propria persecuzione, con l’arresto di numerosi vertici ed iscritti. La situazione è cambiata nel 1963, quando questa volta il complotto contro Qasim è andato a termine ed il Baath ha preso il potere. Pochi mesi dopo però, un nuovo colpo di Stato ha sovvertito la situazione, tuttavia il Baath oramai in Iraq rappresentava la formazione politica più seguita.

In Siria il partito aveva preso il potere con un colpo di Stato guidato da Salah Jadid nel 1963. Tuttavia, sono emersi subito dopo diversi contrasti tra le varie anime del Baath: da quella militare a quella civile, da quella più panaraba a quella invece maggiormente filo sovietica.

Con l’ascesa in Siria ed Iraq, il Baath non è stato più guidato dal triunvirato che l’aveva fondato e, nel corso degli anni ’60, la classe dirigente era stata oramai completamente modificata. Lo stesso Aflaq era stato messo ai margini, avendo oramai soltanto ruoli onorifici. Ma ad emergere maggiormente, era una profonda spaccatura ideologica tra la branca siriana e quella irachena. La prima era considerata più filo socialista, mentre la seconda invece rappresentava le istanze maggiormente nazionaliste.

Nel 1966 è arrivata la scissione definitiva: il Baath in quell’anno si è diviso in due rami, uno siriano ed uno iracheno. Entrambi hanno mantenuto lo stesso nome, tuttavia le diversità ideologiche erano ben marcate ed è nata tra i due partiti un’accesa rivalità. Tanto è vero che, negli anni successivi, i rapporti diplomatici tra Damasco e Baghdad sono sempre stati molto tesi.

Nel 1970 all’interno del Baath siriano è avvenuto un nuovo importante rovesciamento: Hafez Al Assad, con il cosiddetto “colpo di stato correttivo”, ha preso il potere al posto di Jadid. Il tutto per correggere per l’appunto un’impostazione che, ai detrattori del precedente presidente siriano, era troppo filo sovietica. Assad ha inaugurato una stagione di riforme in molti settori, ma soprattutto ha posto la Siria come Paese di riferimento in medio oriente per le istanze panarabe. In questa ottica è da considerare lo scontro con Israele, degenerato nel 1973 con la guerra dello Yom Kippur, e proseguito anche quando nel 1978 l’Egitto è stato il primo Paese arabo a riconoscere lo Stato ebraico.

Il Baath di Assad a livello interno ha garantito la laicità dello Stato e le libertà di culto, il partito è diventato invece l’unica formazione politica in grado di orientare le decisioni in seno ai palazzi del potere. A testimonianza della rivalità con il Baath iracheno, il governo di Hafez Al Assad ha sostenuto nel 1991 la campagna internazionale contro l’Iraq di Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo, circostanza quest’ultima che ha permesso tra le altre cose anche un primo parziale stop all’isolamento di Damasco.

Hafez Al Assad è morto nel 2000 a seguito di un infarto. A succedergli, inaugurando una sorta di repubblica dinastica non prevista negli ideali originali del Baath, è stato il figlio Bashar Al Assad.

Nel 1968 il Baath ha preso definitivamente il potere in Iraq con un nuovo colpo di stato, guidato da Al Bakr. Quest’ultimo è diventato presidente, come vice ha invece nominato Saddam Hussein, suo lontano parente ed appartenente alla stessa tribù di Tikrit, cittadina a nord di Baghdad. Saddam tuttavia da subito ha rappresentato la figura politica di maggior rilievo nel Paese, punto di riferimento sia del partito che degli apparati statali.

Nel 1979 è avvenuto il definitivo passaggio di consegne, con Saddam Hussein divenuto presidente. Così come in Siria, in questi anni sono state attuate riforme economiche soprattutto nel comparto agricolo, inoltre si è proceduto alla nazionalizzazione delle imprese legate al settore petrolifero. Di fatto, Saddam ha sviluppato una forma di governo totalitaria, escludendo quindi l’opposizione ed avviando anche un deciso culto della personalità. Negli anni ’80 il suo governo in occidente è stato considerato modernizzatore per via delle riforme introdotte. Inoltre, Baghdad si è lanciata in una guerra contro l’Iran di Khomeini destinata a durare per ben otto anni, dal 1980 al 1988.

Il conflitto ha lasciato l’Iraq indebitato, al tempo stesso l’abbassamento dei prezzi del petrolio ed i presunti furti di oro nero perpetuati dal Kuwait hanno spinto Saddam Hussein all’invasione del confinante emirato. Da quel momento, Baghdad è stata nel mirino degli Stati Uniti che nel 1991 hanno lanciato una guerra contro l’Iraq, culminata con la fuga dal Kuwait dell’esercito iracheno. Dodici anni dopo un Iraq ancora più indebolito dalle sanzioni economiche è stato nuovamente attaccato dagli Usa, con il conflitto che questa volta è culminato con l’arrivo dei blindati americani al centro di Baghdad e la fine dell’era di Saddam Hussein e del Baath.

In Iraq, con la caduta di Saddam Hussein il partito è stato sciolto. Gli americani, una volta occupato il Paese, hanno avviato un processo di “de baathificazione” che ha comportato la dissoluzione della formazione politica e l’arresto di tutti i principali esponenti. Essendo il Baath ramificato nello Stato e nell’esercito iracheno di allora, questo ha causato di fatto lo smantellamento di ogni apparato amministrativo e di sicurezza. Molti membri del Baath si sono quindi uniti all’insurrezione sunnita, visto che la famiglia di Saddam Hussein e tutti i principali quadri del partito erano sunniti. Una circostanza quest’ultima che ha favorito l’adesione ai gruppi islamisti, ritenuti gli unici in grado di difendere la popolazione sunnita e mettere in difficoltà gli americani. Saddam Hussein è stato catturato nel dicembre del 2003 e condannato alla pena di morte da un tribunale iracheno nel 2006: il 31 dicembre di quell’anno l’ex presidente iracheno è stato impiccato.

Diversa la situazione in Siria: qui il Baath è al potere con Bashar Al Assad, figlio di Hafez Al Assad. Il Paese dal 2011 sta affrontando una sanguinosa guerra civile causata dalle proteste iniziate nel marzo di quell’anno e riferibili alla Primavera Araba. Assad, assieme agli apparati di partito e di sicurezza, ha comunque ripreso gran parte del controllo del territorio. Il Baath costituisce la principale forza politica e partitica della Siria, pur se non l’unica: nelle ultime tornate elettorali è stato consentito ad altre formazioni di poter partecipare al voto con propri candidati.

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