Una donna curda a Qamishli (LaPresse)

Cos’è il Rojava

Con il termine Rojava viene identificata una regione a maggioranza curda all’interno della Siria. La denominazione è data dagli stessi abitanti curdi, visto che nella lingua locale “rojava” significa occidente. Infatti, i territori siriani a maggioranza curda costituiscono la parte occidentale della regione storica del Kurdistan, la quale a sua volta comprende i territori abitati in maggioranza dai curdi dissipati in cinque differenti Stati.

Le mani della Turchia sul Kurdistan (Alberto Bellotto)
Le mani della Turchia sul Kurdistan (Alberto Bellotto)

Dal 2012 con Rojava si intende anche il territorio amministrato de facto in maniera autonoma dai curdi, a seguito delle avanzate delle milizie Ypg. In maniera impropria si fa riferimento al Rojava a tutto l’est della Siria, occupato attualmente dalle forze Sdf, con all’interno anche i curdi del Ypg, ma composto anche da zone in maggioranza arabe.

Il governo siriano non ha mai riconosciuto l’autonomia dei curdi, né tanto meno il termine Rojava in riferimento alla regione a maggioranza curda. A livello amministrativo, i territori identificati con Rojava sono situati all’interno delle zone settentrionali della provincia di Al Hasakah, così come all’interno dei cantoni di Kobane ed Afrin nella provincia di Aleppo.

Lo scoppio della guerra in Siria nel 2011, fa sì che l’esercito venga indirizzato in quei territori dove proteste ed avanzate di gruppi islamisti causano i problemi principali al governo di Bashar Al Assad. Per tal motivo, già nel 2012 le milizie Ypg, ossia i gruppi di autodifesa dei curdi, si organizzino per il controllo delle principali città a maggioranza curda.

Anche se vengono scanditi slogan anti Assad, tuttavia le Ypg non hanno come obiettivo principale quello del rovesciamento del presidente siriano. La vera questione che interessa i curdi del Rojava è creare un ente di auto governo autonomo od indipendente da Damasco.

Ma nel 2012 a nascere non è soltanto una regione autoproclamatosi autonoma per via di un parziale disimpegno dell’esercito siriano: in Rojava si procede all’attuazione di un piano politico ambizioso che, oltre all’autonomia territoriale, applichi la forma di governo propagandata dallo storico leader del Pkk, Abdullah Ocalan. Si tratta cioè del cosiddetto “confederalismo democratico”.

Una forma di amministrazione del territorio federale, con un proprio governo ed un proprio parlamento ed una grande importanza da dare al decentramento politico-economico.

Viene quindi posto in essere, grazie ad una discussione interna alle Ypg ed al Partito dell’Unione democratica, il cosiddetto “contratto sociale del Rojava”, siglato il 20 gennaio 2014 che dà vita di fatto alla regione autonoma curda.

Secondo il contratto sociale del Rojava, il territorio viene diviso in tre regioni ciascuna dotata di auto governo e proprio parlamento e suddivisa poi ulteriormente in province.

Le tre regioni sono quelle di Afrin, corrispondente all’omonimo cantone della provincia siriana di Aleppo, di Kobane, corrispondente all’omonimo cantone sempre della provincia di Aleppo, e di Jazira, la quale coincide grossomodo con la provincia di Al Hasakah e che, al suo interno, comprende la città di Qamishli. Quest’ultima viene considerata la capitale dei curdi siriani, visto che è il centro più grande a maggioranza curda del paese.

Nel corso degli anni si sono aggiunte altre quattro regioni grazie alle avanzate anti Isis ad est dell’Eufrate: la regione di Raqqa, quella di Tabqa, quella di Manbji e quella di Deir Ezzor. Queste ultime però sono storicamente a forte maggioranza araba.

A partire dal 2014, le Ypg vengono impiegate nella lotta allo Stato islamico: il califfato, proclamato nel giugno di quell’anno a Mosul, avanza in Siria e rischia di andare ad occupare anche regioni a maggioranza curda.

Per questo le forze di autodifesa del Rojava iniziano ad armarsi contro i jihadisti. La prima vera battaglia che vede fronteggiarsi milizie Ypg ed Isis, si ha a Kobane: la città a maggioranza curda viene per diversi mesi cinta d’assedio dalle bandiere nere. La resistenza curda diventa ben presto un fenomeno mediatico, con tv e giornali di buona parte del mondo che parlano delle azioni difensive delle Ypg.

Alla fine i curdi riescono, seppur a caro prezzo, a respingere l’Isis il quale va incontro alla sua prima vera sconfitta militare in Siria. Da quel momento in poi, i curdi iniziano a ricevere finanziamenti ed armi soprattutto dagli Stati Uniti. Anche per questo motivo, tra il 2015 ed il 2016 le forze filo curde dilagano attorno a Kobane e nella provincia di Al Hasakah.

Un’importante svolta si ha nell’ottobre 2015, quando su spinta americana viene fondata la coalizione denominata Syrian Democratic Force (Sdf). Al suo interno, le milizie Ypg hanno il peso più importante, sia da un punto di vista numerico che politico. Gli Usa sostengono queste forze contro il califfato e conquistano diverse città importanti tradizionalmente considerate arabe: Manbji nell’agosto 2016, Tabqa nei mesi successivi e soprattutto Raqqa nell’ottobre 2017, con quest’ultima che negli anni dell’Isis costituisce la capitale del califfato.

Grazie a queste avanzate, le forze filo curde occupano gran parte della Siria orientale e soprattutto i vari territori al di là dell’Eufrate. Come detto però, è erroneo attribuire a questa macro regione l’appellativo di Rojava.

La Turchia però non vede di buon occhio l’esistenza di una vasta regione controllata da forze curde lungo i propri confini. Questo perché, da un lato, Ankara teme tentativi di emulazione da parte dei curdi nel paese anatolico e, dall’altro lato, sospetta collaborazione tra Ypg e Pkk.

Ecco perché, a partire dal 2016, il presidente turco Erdogan autorizza ben tre operazioni in territorio siriano. La prima è chiamata “Scudo dell’Eufrate” e prende di mira territori in mano all’Isis a nord di Aleppo. Anche se la missione non mira direttamente i curdi, tuttavia viene posta in essere per dividere il cantone di Afrin da quello di Kobane ed evitare la continuità territoriale del Rojava.

Lo scontro diretto contro i curdi, si ha invece con la successiva missione “Ramoscello d’Ulivo“, svolta all’inizio del 2018: in questo caso Ankara entra, assieme a milizie a sé alleate, nel cantone di Afrin occupando quasi interamente questo territorio a maggioranza curda.

Nell’ottobre del 2019 Erdogan dà quindi il via alla terza operazione, quella contro le Ypg nelle aree di Al Hasakah con l’intento di creare una fascia di sicurezza di 10 km oltre il confine. L’operazione è attualmente in corso.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.