Tutto quello che c’è da sapere sul programma missilistico dell’Iran

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L’Iran parallelamente al proprio programma nucleare ha dato notevole impulso allo sviluppo di missili balistici ed è oggi in grado di dispiegare dei vettori a corto/medio raggio con un carico bellico e precisione tali da poter risultare particolarmente efficaci se utilizzanti armi di distruzione di massa. L’arsenale missilistico iraniano annovera missili di provenienza estera (forniti da Libia, Corea del Nord e Cina) che hanno fatto da punto di partenza per lo sviluppo di sistemi autoctoni migliorati.

Lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi missilistici è stato affidato dal governo di Teheran alle Irgc (Islamic Revolutionary Guards Corps) meglio note come “Pasdaran” che fanno riferimento direttamente alla massima autorità del Supremo Leader, l’Ayatollah Ali Hoseini-Khamenei, sebbene il Presidente della Repubblica Islamica – attualmente Hassan Rouhani – giochi un ruolo nel Consiglio di Sicurezza Nazionale Iraniano.

L’Iran non nasconde di aver sviluppato il proprio programma missilistico in funzione della minaccia data da Israele e Stati Uniti, come si può evincere dalle parole di un esponente dei massimi gradi delle Irgc.

“La strategia del nostro nemico si basa su operazioni aeree e navali. Per questo crediamo che ogni futura minaccia verso di noi arriverà da Paesi oltre la nostra regione. Nella nostra analisi militare consideriamo in particolare il regime sionista e gli americani come due della minacce che arrivano da oltre la nostra area. La loro strategia prevede operazioni aeree attraverso missili a lungo raggio o cacciabombardieri. Per questo abbiamo adottato una strategia che prevede l’utilizzo di missili a lungo raggio o sup-sup”.

L’Iran ha anche un altro avversario regionale rappresentato dall’Arabia Saudita che coordina il fronte sunnita ed è ingaggiato in conflitti asimmetrici nel quadro anche del confronto religioso in Yemen, in Siria ed in Afghanistan.

La maggior parte dell’industria di R&D missilistica iraniana è sita a Karaj, nei pressi di Teheran. Fonti del governo Usa riferiscono che dal 2005 l’Iran ha costruito installazioni sotterranee capace di produrre i missili della famiglia “Shahab” (Serie 1s, 2s, 3s). Si ritiene anche che la Karimi Industries si sia trasferita in una di queste installazioni sotterranee per proseguire nel lavoro di perfezionamento delle testate atomiche iraniane almeno sino al 2014. Risultano esserci due grandi tunnel sotterranei a Bandar Abbas e Bushehr che probabilmente ospitano sistemi missilistici ma che potrebbero anche essere depositi per siti corazzati di lancio, di cui si ha testimonianza almeno da un’altra parte, a Isfahan.

Un sistema missilistico dotato di testata convenzionale per essere realmente efficace deve essere preciso. La precisione vale anche se si vuole colpire quegli obiettivi induriti che necessitano comunque di testate atomiche (come silos di lancio o bunker). Per obiettivi d’area come zone industriali, porti, aeroporti, città non è necessaria una particolare precisione se il vettore è associato ad una testata montante armi di distruzione di massa (chimica, batteriologica, nucleare).

Determinare la precisione dei missili iraniani non è semplice per questioni di segretezza. Il Cep (Circular Error Probable) può variare dai mille ai 4 mila metri se i vettori montano i vecchi sistemi di guida, sino ai 190-800 metri se sono dotati delle più avanzate tecnologie di origine cinese. Alcuni analisti ritengono che l’Iran potrebbe aver sviluppato in proprio una relativa alta precisione dei sistemi di guida dei missili Shahab e che potrebbe aver raggiunto anche una versione di guida homing terminale. La recente dichiarazione del generale Hajizadeh secondo cui la precisione dei missili avrebbe raggiunto gli 8 metri, risulta, ad oggi, essere solo frutto della propaganda.

Shahab-1 è la denominazione locale del missile sovietico “Scud-B” fornito all’Iran in alcuni esemplari dalla Libia e in maggior parte dalla Corea del Nord ai tempi del conflitto con l’Iraq.

È un missile balistico a corto raggio, a stadio singolo e propellente liquido con un raggio d’azione massimo di 330 km capace di portare una testata del peso massimo di 900 kg del tipo He (High Explosive), biologica o nucleare con un Cep di circa mille metri. Si stima che negli arsenali iraniani siano presenti tra i 200 e i 300 missili di questo tipo.

La versione successiva dello Scud, la C, in Iran prende il nome di Shahab-2. Variante sviluppata in Corea del Nord e modificata da Iran e Iraq con un raggio d’azione e carico bellico maggiori rispetto al precedente. Secondo alcune fonti il suo raggio d’azione sarebbe compreso tra i 700 e i mille km (ma più realisticamente dovrebbe essere di 500 km) con una testata bellica di 750-989 kg ed un Cep – probabile – di 500 metri. Secondo fonti di intelligence l’Iran dovrebbe avere tra i 50 e i 150 missili Shahab-2.

Lo Shahab-3 rappresenta il primo missile frutto di una partnership vera e propria con la Corea del Nord che va oltre la singola importazione di prodotti già finiti. È anche il primo Mrbm operativo della Repubblica Islamica ed è basato sul nordcoreano No-dong 1. I primi test di questo vettore sono cominciati tra il 1997 ed il 1998.

Il raggio d’azione massimo di questo vettore a propellente liquido è di circa 1300 km ed ha un carico bellico compreso tra 760 ed i 1200 kg. Può montare una testata He, chimica, batteriologica, nucleare o con submunizioni. È in servizio dal 2003. Il Cep può variare tra i mille ed i 3 mila metri secondo alcune fonti con una deviazione massima di 11 km, ma se dovesse essere confermato di montare i sistemi di guida cinesi più moderni potrebbe essere di molto minore come già osservato in precedenza.

Lo Shahab-3 è mobile al pari dei predecessori più leggeri, e oltre al veicolo Tel (Transporter Erector Laucher) necessita di altri mezzi di supporto per il trasporto del propellente ed il caricamento. Questo ne rende il tempo di reazione particolarmente lungo, come per tutti i missili a propellente liquido, e secondo alcune fonti si aggira intorno ai 50/60 minuti. Si stima che in inventario l’Iran disponga di circa 300 di questi missili.

Emad e Ghadr sono denominazioni di due ulteriori evoluzioni dello Shahab-3 (anche indicati come Shahab-3a/3b/3m). Si tratta di due Irbm con un raggio d’azione di 1,950 km (Ghadr) e 1,700 km (Emad). Il loro carico bellico è di 800 kg per il Ghadr e 750 per l’Emad ed è rappresentato da una singola testata He, biologica, chimica e nucleare. Il missile Ghadr ha il primo stadio a propellente liquido ed il secondo solido, mentre l’Emad è ancora interamente a propellente liquido. Nonostante questo i due vettori risultano essere dispiegabili con un minore tempo di reazione rispetto allo Shahab-3 (30 minuti) e l’Emad è accreditato di avere una precisione migliorata data da una certa possibilità di manovra del veicolo di rientro come si evince dalle pinne stabilizzatrici.

Il Sejjil è un vettore a propellente solido bistadio con un raggio d’azione di 2 mila km e montante una singola testata da 500 o 1500 kg del tipo He o nucleare. In servizio dal 2012 è stato sviluppato a partire della fine degli anni ’90 e discende direttamente dalla famiglia degli Zelzal. Nel 2009 l’Iran ha affermato di aver testato una nuova versione del missile, il Sejjil-2 e una terza versione – non confermata – chiamata Sejjil-3 sembra in via di sviluppo. Secondo i dati preliminari questo nuovo vettore dovrebbe avere tre stadi ed un raggio operativo massimo di 4 mila km.

Ultimo nato nella famiglia degli Mrbm è il Khorramshahr. Questo razzo, svelato nel 2017, ha un propulsore a combustibile liquido ed un raggio d’azione di circa 2 mila km (ma potrebbe essere anche di 2500). La sua testata del peso di 2 mila kg al momento sembra sia solo del tipo He o con submunizioni ma si pensa che sarebbe in grado anche di montare armamento Wmd. Derivato dal nordcoreano “Musudan” (Bm-25), che a sua volta deve i natali al sovietico R-27/Rsm-25 (SS-N-6 “Serb” in codice Nato), è a due stadi e, secondo fonti iraniane, in grado di montare più veicoli di rientro.

Il Tondar-69 è la versione del missile cinese M-7 (CSS-8) derivante dal sovietico S-75 nato come missile sup-aria (Sam).
Bistadio, è entrato in servizio nel 1992 ed ha una gittata massima di 150 km con un propulsore a combustibile solido. La testata è del tipo He da 250 kg ed è dotato di guida Ins.

Gli Zelzal sono un’altra famiglia di missili a breve raggio a combustibile solido (I,II e III) con un raggio di azione che va dai 160 km (I) sino ai 250 (III).

Il Fateh-110 è l’ultima evoluzione di questa generazione di missili. È anch’esso a propellente solido ed ha un raggio d’azione massimo di 300 km con una testata del tipo He o chimica del peso di 500 kg. È entrato in servizio nel 2004.

L’evoluzione di questo ultimo vettore è lo Zolfaghar. Svelato nel 2016 ha un raggio d’azione stimato di 700 km. Anch’esso a stadio singolo e propellente solido come i suoi predecessori trasporta una singola testata del tipo He o con submunizioni.

Una versione dello Shahab-2 è il Qiam-1. Questo vettore, come i suoi parenti, è a combustibile liquido ed ha un raggio operativo di 700/800 km. È dotato di una singola testata del peso di 750 kg del tipo He a frammentazione, nucleare o con submunizioni. È entrato in servizio nel 2017.

L’Iran al momento dispone di due soli tipi di missili da crociera.

Il Ra’ad è un missile da crociera antinave di origine cinese entrato in produzione nel 2004 ed in servizio nel 2007. Ha un raggio d’azione di 350 km ed un carico bellico di 450/500 kg del tipo He. Copia del missile HY-4 (“Sadsack” in codice Nato) è in grado di essere lanciato da terra o da unità di superficie. Utilizza un booster a propellente solido ed un turbojet per il volo di crociera monta un sistema di guida inerziale ed una qualche sorta di guida terminale di tipo Ir o radar. Ha la capacità di volare rasentando le onde – sea skimming – per evitare i radar avversari.

Il Soumar è l’ultimo missile da crociera dell’Iran ufficialmente svelato al pubblico nel marzo del 2015. Deriva direttamente dal missile da crociera russo Kh-55 “Granat” entrato in servizio nel 1984 in Unione Sovietica e costruito dall’ucraina Raduga. Il missile originariamente montava una testata nucleare da 200 kton ed aveva un raggio d’azione di 2500/3000 km con un Cep teorico di 150 metri. Il vettore viaggiava ad una velocità compresa tra Mach 0,48 e 0,77. Il sistema di guida accoppiava uno di tipo inerziale con un radar di navigazione del tipo Doppler che confrontava il terreno sorvolato con una mappa della rotta predisposta già presente nel computer di bordo. Nel 2001 l’Iran ha acquisito illegalmente dall’Ucraina 12 di questi missili – senza testata atomica. Svelato dall’Iran nel 2015, il Soumar, a differenza del “Granat”, è spinto da un motore a propellente solido (con booster) ed è lanciabile solo da terra. Risulta presumibilmente operativo dal 2012.