Comunemente chiamato “il Nono”, il reggimento d’assalto “Col Moschin” è uno dei reparti di incursori dell’esercito di base a Livorno ed è comandato attualmente dal colonnello Yuri Grossi che fa capo a sua volta al generale Ivan Caruso, comandante delle forze speciali dell’Esercito (Comfose). Come gli altri reparti di forze speciali delle forze armate dipende funzionalmente dal Cofs (il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali) istituito il primo dicembre 2004 con sede presso l’aeroporto di Roma-Centocelle e comandato oggi dal generale di divisione aerea Nicola Lanza de Cristoforis. Il Nono Col Moschin provvede a fornire personale ed equipaggiamenti per le missioni speciali stabilite del Cofs che, a livello istituzionale, è la struttura di comando che regola l’impiego delle forze speciali delle quattro forze armate che sono gli incursori di Marina del Goi per la Marina militare, il Quarto reggimento alpini paracadutisti “Monte Cervino” e il 185esimo reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi “Folgore”, oltre al Nono, per l’Esercito, il 17esimo stormo incursori per l’Aeronautica e il Gis (Gruppo Intervento Speciale) dei Carabinieri.

Gli incursori del Nono reggimento “Col Moschin” sono i diretti discendenti degli Arditi, i reparti d’assalto nati durante la Prima guerra mondiale che possono essere definiti come i precursori dei commandos, i reparti per le operazioni speciali istituzionalizzati durante il secondo conflitto mondiale. La nascita degli Arditi è fissata il 29 luglio del 1917, quando lo stesso Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, ne sancì ufficialmente la creazione.
I neonati reparti d’assalto si svilupparono come corpo a sé stante, con una propria uniforme ed un addestramento differenziato e superiore a quello dei normali soldati, da impiegarsi a livello di compagnia o di intero battaglione, da qui anche l’attuale organizzazione in reggimento. La sede della scuola d’addestramento venne fissata a Sdricca di Manzano (Udine).
Il reggimento prende il nome dalla collina Moschin, dove, durante il primo conflitto mondiale, gli Arditi furono protagonisti di uno dei più eccezionali esempi di coraggio della guerra, difendendo strenuamente le proprie posizioni sotto gli incalzanti assalti delle truppe austriache.
Il 15 maggio 1942, durante la Seconda guerra mondiale venne costituito il I battaglione speciale Arditi. Era organizzato su tre compagnie, ognuna specializzata in una modalità di infiltrazione in territorio nemico. Il 20 luglio 1942 lo Smre (Stato maggiore regio esercito) costituì il reggimento Arditi, con sede a Santa Severa (Roma) e il primo agosto vi confluì il I battaglione speciale Arditi. Il 15 settembre successivo assunse la denominazione di X reggimento Arditi e si trovò ad operare in Nord Africa e in Sicilia, anche dietro le linee nemiche, fino allo scioglimento nel settembre 1943.
Gli eventi armistiziali divisero in due il reparto, come accadde per quasi tutti quelli delle forze armate italiane. Così Le compagnie rimaste a Roma scelsero pressoché al completo di continuare la lotta al fianco dei tedeschi. Due compagnie di paracadutisti (la 121esima e la 131esima) e due di camionettisti (la 112esima e la 122esima) si unirono al XII ed al III battaglione della 184esima Divisione paracadutisti “Nembo” a formare il primo reparto paracadutista dell’Aeronautica nazionale repubblicana, a sua volta diventato, con l’ingresso di altre formazioni come quella degli Arditi distruttori della regia Aeronautica, il Raggruppamento paracadutisti “Nembo”, che fu impegnato in combattimento immediatamente proprio sul litorale romano per contrastare lo sbarco alleato di Anzio/Nettuno.
Storia diversa ebbe il I battaglione, composto da tre compagnie, che era rimasto in Sardegna: il 12 settembre respinse un attacco dei tedeschi che avevano intimato la resa ed il disarmo, e successivamente, il 19 febbraio 1944, il battaglione sbarcò a Napoli e, fu denominato, il 20 marzo 1944, IX Reparto d’assalto, inquadrato nel primo Raggruppamento Motorizzato. La denominazione che viene utilizzata ancora oggi, “Col Moschin”, fu assunta poco dopo, il 24 settembre, quando il reparto venne inserito nel Gruppo di combattimento “Legnano” dell’Esercito cobelligerante.

Dopo la guerra, nel 1952, ex ufficiali degli Arditi diedero segretamente il via alla ricostruzione di un reparto di combattenti specializzati in seno al Centro militare di paracadutismo presso Viterbo. Il nuovo reparto, inquadrato all’interno della prima compagnia paracadutisti, avrebbe visto la luce nel settembre dello stesso anno con il nome di Plotone speciale. Era costituito da paracadutisti che venivano addestrati sulla falsariga dei reparti Arditi ovvero con la preparazione addizionale ai lanci in acqua ed al nuoto.
Il trasferimento del Plotone presso la Scuola di fanteria di Cesano (Roma), avvenuto il 20 aprile 1953, coinciderà con la promozione a Compagnia sabotatori paracadutisti. Un primo organico programma di addestramento lo si avrà soltanto a partire dal 1954, unitamente all’individuazione di quelli che sarebbero stati i futuri compiti della compagnia: operazioni di intelligence e sabotaggio in territorio ostile. L’addestramento venne implementato con corsi relativi alle operazioni in ambiente acquatico tenuti da quello che allora si chiamava Gruppardin, ovvero dagli incursori di Marina del Goi.
Dopo un breve trasferimento a Pisa, durato tre anni, gli incursori tornano a Livorno nel 1961 e ottengono il rango di Battaglione sabotatori paracadutisti.Il 26 settembre 1975, il battaglione viene mutato in Nono Reparto d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” e la qualifica di sabotatore decade a favore di quella di incursore. Nel 1995 il reparto viene promosso a reggimento, ovvero all’attuale configurazione.
Il reparto di incursori dell’esercito, come si legge nel sito ufficiale, è composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle operazioni speciali e specificatamente designato e qualificato per condurre talune attività di rilevanza strategica nazionale. Come per tutti i corpi speciali l’organizzazione interna e l’identità degli operatori del “Col Moschin” sono coperti dal riserbo più assoluto.
L’addestramento
L’iter addestrativo per diventare incursore del Nono “Col Moschin” dura complessivamente due anni. I candidati vengono scelti preliminarmente attraverso una selezione piuttosto rigida della durata di 21 giorni che si tiene presso il centro di addestramento Bai (Base Addestramento Incursori) di Pisa.
Successivamente vengono sottoposti ad una prima fase selettiva, della durata di sette settimane, che prevede una serie di prove fisiche molto dure (marcia, marcia affardellata, esercizi fisici, prova di apnea e di nuoto) che servono a scremare ulteriormente i candidati. Successivamente questi vengono inviati presso la 101esima Compagnia Allievi per la seconda fase delle selezioni.
Questa seconda durissima fase prevede cinque marce zavorrate a tempo, in uniforme da combattimento e zaino di 20 chilogrammi senza arma, su itinerari di difficoltà, dislivello e distanza variabile, prove d’ardimento su percorsi di guerra e test d’acquaticità e anfibi.
Solo superata questa durissima fase gli aspiranti incursori accedono alla fase formativa vera e propria del corso base, della durata complessiva di 19 settimane, che consiste in due fasi comuni a tutti i candidati: un corso di paracadutismo a fune di vincolo (Fv) di quattro settimane e il Corso operatore basico per operazioni speciali (Obos) di 15 settimane.

Dopo aver superato con successo il corso Obos, i futuri incursori rimangono al Rafos (Reparto addestramento forze operazioni speciali) per incominciare l’addestramento specialistico. Questa fase di formazione specialistica ha una durata di 52 settimane e comprende il Corso combattimento per forze speciali (Ccfs) che dura 23 settimane e il Corso combattimento avanzato per forze speciali (Ccafs) della durata di cinque settimane.
I candidati che terminano con successo la prima fase di specializzazione, incominciano il Corso di qualificazione incursore paracadutista, che ha lo scopo di completare la formazione degli allievi, specializzare il personale e renderlo in grado di operare nei diversi ambienti e scenari di impiego peculiari delle forze speciali. Il perfezionamento include una serie di corsi di durata variabile gestiti direttamente dal Rafos o svolti presso enti scolastici esterni.
Al termine di questo lungo processo formativo, i candidati ricevono l’agognato brevetto da incursore paracadutista e transitano in un distaccamento di compagnia operativa, entrando così nel reggimento paracadutisti Col Moschin.
I compiti
Nell’ambito operativo del Col Moschin rientrano attività quali sabotaggi, incursioni, la presa di obiettivi sensibili in territorio nemico, la cattura di personalità nemiche di spicco, il salvataggio di ostaggi di guerra, il Combat Sar (Search and rescue) volto alla ricerca ed al recupero di personale militare disperso in territorio ostile, operazioni Neo (Non-combatant evacuation operation) riguardanti il salvataggio di personale civile in zona di guerra, la ricognizione a lungo raggio in zona operazioni onde porre in essere l’individuazione di potenziali bersagli per il tiro aereo o d’ artiglieria e la verifica degli eventuali danni da questi subiti, operazioni Humint (Human intelligence) per l’acquisizione di informazioni e compiti di antiterrorismo interno. A tali incarichi vanno ad aggiungersi anche quelli relativi alla Fid (Foreign internal defense), volti all’addestramento ed alla qualifica di personale militare e di polizia dei Paesi alleati.
Il Nono reggimento Col Moschin è organizzato come segue:
- Una compagnia comando e supporto logistico che si occupa dell’amministrazione del reggimento e dell’acquisizione di materiale di supporto per gli operatori
- Una compagnia trasmissioni composta da specialisti delegati alla costituzione di ponti radio e gestione delle relative reti al fine di assicurare i collegamenti tra incursori e basi operative
- Il primo battaglione incursori composto dalla 110ima, 120esima, 130esima e 140esima compagnia, che rappresenta la componente operativa del reggimento. Le compagnie sono organizzate sulla base di diversi distaccamenti operativi, costituiti da otto uomini ciascuno, al vertice dei quali è posto il relativo Comando
Rafos (Reparto addestramento forze operazioni speciali). Questo è a sua volta composto dalla 101esima e 102esima compagnie allievi, formate da un comando e da alcuni plotoni allievi. La 101esima è dedicata ai soli incursori, la 102esima si occupa invece della propaganda, della selezione e del tirocinio di Obos (Operatore basico operazioni speciali) comune al Nono, al Quarto, al 185esimo reggimento e al Reos (Reggimento elicotteri operazioni speciali)
Così come gli operatori delle altre forze speciali italiane, gli incursori del Col Moschin sono addestrati all’utilizzo di una vasta gamma di mezzi e armamenti.
Per quanto riguarda l’equipaggiamento individuale gli operatori utilizzano principalmente la Glock 17 (che anche qui sta sostituendo la Beretta 92) come arma corta. I fucili da assalto sono il Colt M-4, il Beretta ARX-160, l’Scp 70/90 (in fase di dismissione) e L’Heckler & Koch G36. Per quanto concerne le mitragliatrici di squadra, troviamo la FN Minimi in calibro 5,56X45mm NATO, la Browning M2 ed M-60 A4 (quest’ultima giunta in reparto nel 2004) e la MG 42/59 da 12,7mm. Nel campo delle pistole mitragliatrici anche tra gli incursori del Col Moschin è presente la MP-5 nelle versioni compatta (K) e silenziata (SD). I fucili di precisione spaziano dal Sako TRG-42, l’Heckler & Koch G3/SG1, e i Mauser SP66 ed SP86 a ripetizione ordinaria calibro 7,62X51mm NATO (308 Winchester); presente anche il Barrett M82A1 in calibro 21,7mm.

La mobilità terrestre è assicurata dalla presenza dei veicoli Vtlm Lince, dai vecchi VM-90P nonchè dalle Land Rover Defender 90 Wmik (Weapon Mounted Installation Kit), le quali possono esser munite di mitragliatrici Browning M2 o lanciagranate Sako MK19 da 40 mm.
Per quanto riguarda i natanti sono presenti gommoni autogonfiabili Zodiac Commando muniti di motore fuoribordo da 40 cavalli, e dai gommoni a chiglia rigida Zodiac Hurricane ed imbarcazioni più pesanti come quella da assalto veloce “Romani” consegnata recentemente al reparto.