I Caschi bianchi – o Difesa civile siriana – sono un’organizzazione umanitaria nata nel 2013 su iniziativa dell’ex militare britannico James Le Mesurier, fondatore della Ong Mayday Rescue. I caschi bianchi operano nelle zone controllate dai ribelli durante la guerra in Siria con oltre 3mila volontari e 111 centri di protezione. Questa ong sostiene di aver aver salvato oltre 80mila persone dall’inizio del 2014. I Caschi bianchi sono protagonisti di due pellicole cinematografiche molto apprezzate dalla critica.
Nel settembre del 2016 Netflix pubblica un film-documentario dal titolo “The White Helmets ” – poi candidato agli Oscar – del regista britannico Orlando von Einsiedel e dalla produttrice Natasegara, che vince il premio come miglior documentario agli Academy Awards dello stesso anno. Nel 2017 esce l’altro film dedicato ai Caschi bianchi, “Last Men in Aleppo“, diretto dal regista siriano Feras Fayyad in collaborazione con il regista danese Steven Johannessen e l’Aleppo Media Center, vince il Grand Document Jury Documentary al Sundance Film Festival del 2017.
Ma i premi e i riconoscimenti internazionali non finiscono qui. Nel 2016, i Caschi Bianchi sono in lizza per il Premio Nobel per la Pace e ricevono il Right Livelihood Award 2016, il cosiddetto “Premio Nobel alternativo”. Nel 2017 vincono, inoltre, il Premio umanitario McCall-Pierpaoli di Refugees International.
I Caschi bianchi nascono grazie a un’idea di James Le Mesurier. Come molti altri ufficiali dell’esercito britannico, Le Mesurier frequenta la Royal Academy of Military, dove si diploma con il massimo dei voti, ricevendo la Medaglia dalla Regina. In seguito serve l’esercito britannico in molti teatri di guerra. In particolare, lavora come capo dell’intelligence inglese a Pristina, in Kosovo. Nel 2000, Le Mesurier lascia l’esercito e inizia a lavorare per le Nazioni Unite, perché, secondo la sua esperienza, “l’aiuto umanitario è più efficace di un esercito nei teatri di guerra”.
Prima della fondazione i Caschi bianchi, Le Mesurier ricopre ruoli di prim’ordine nell’Olive Group, un’organizzazione privata di mercenari che si è poi fusa con Blackwater-Academi in quello che oggi è conosciuto come Constellis Holdings. Poi, nel 2008, Le Mesurier lascia l’Olive Group dopo essere stato nominato direttore della Good Harbor Consulting, presieduta da Richard A. Clarke, un veterano della sicurezza nazionale statunitense sotto le amministrazioni Bush e Clinton.
Dopo essersi unito a Good Harbor, Le Mesurier si trasferisce ad Abu Dhabi, dove si specializza in gestione del rischio, pianificazione di emergenza e protezione delle infrastrutture critiche. Addestra una truppa a protezione dei giacimenti di gas degli Emirati e gestisce la sicurezza della Coppa del Golfo del 2010 nello Yemen. Nel 2013 Le Mesurier fonda in Turchia i Caschi bianchi siriani.
I Caschi bianchi ricevono importanti finanziamenti governativi. Come rileva il Telegraph, il Foreign and Commonwealth Office, il dicastero del Regno Unito responsabile della promozione degli interessi del Paese all’estero, rappresenta la “principale fonte di finanziamento” della ong. Questo stanziamento di denaro avviene per mezzo del “Conflict, Stability and Security Fund (Cssf)”, un fondo strategico impiegato dal governo all’estero talmente segreto che l’ex ministro della Difesa conservatore, Archie Hamilton, ha chiesto delucidazioni all’attuale Segretario di Stato per gli affari interni del Regno Unito, Amber Rudd, su come e dove fossero stati stanziati questi contributi (circa un miliardo di sterline). Rudd ha spiegato che i nomi “dovevano rimanere segreti per non creare imbarazzo” ma ha ammesso che quelle risorse “fanno gli interessi del Regno Unito in aree instabili” e finiscono a gruppi “come i Caschi bianchi in Siria, che svolgono un ottimo lavoro”.
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Come riporta da Giampaolo Rossi su Gli Occhi della Guerra, Heater Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, nel consueto briefing con la stampa ha affermato: “Riconosciamo, apprezziamo e siamo molto grati ai White Helmets per tutto il lavoro che stanno facendo per la gente del proprio Paese e per conto del governo degli Stati Uniti e delle forze della coalizione”. Alla domanda della giornalista della Cbs Kylie Atwood se, dopo la decisione di Trump di congelare 200 milioni di dollari di aiuti alla Siria, i finanziamenti stessero ancora affluendo nella casse dei Caschi bianchi, la Nauert ha risposto: “Per quello che ne so è ancora tutto in gioco”. Finanziamenti che solo successivamente sono stati “congelati”, come confermato dal Telegraph.
Come riportato da La Stampa, nel febbraio 2017 le autorità statunitensi per l’immigrazione hanno vietato l’ingresso nel Paese al direttore della fotografia del documentario nominato agli Oscar “The White Helmets”. A Khaled Khateeb, 21 anni, siriano, è stato di fatto impedito di partecipare alla cerimonia per “motivi di sicurezza”. Secondo l’Ap, il dipartimento della sicurezza ha deciso all’ultimo momento di vietare a Khateeb di volare a Los Angeles per gli Oscar. Il cineasta sarebbe dovuto arrivare negli Usa con un aereo della Turkish airlines proveniente da Istanbul. I funzionari dell’immigrazione gli hanno però fatto cambiare programma dopo aver scoperto alcune “informazioni negative” che lo riguardano. Una decisione che ha alimentato i sospetti sulle ambiguità dei Caschi bianchi e sui legami della ong con i ribelli islamisti.
“Al-Nusra in Siria sa come intervenire. Sa perfettamente come manipolare i mass media. Guardiamo agli Elmetti bianchi: pura propaganda con la quale sono riusciti a ottenere persino dei premi. Loro sanno cosa dire al pubblico e in politica, ogni giorno”.
Ad affermarlo non è un’opinionista qualsiasi ma John Pilger, celebre giornalista e regista documentarista australiano: un reporter che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per le sue battaglie per i diritti umani ed è stato nominato per ben due volte Giornalista dell’anno in Gran Bretagna nel 1967 e nel 1978. I suoi documentari, a partire dal celebre “Year Zero: The Silent Death of Cambodia” del 1979, hanno fatto scuola e sono conosciuti in tutto il mondo. Una firma autorevole e prestigiosa del mondo dell’informazione, da quasi 50 anni è in prima linea nel raccontare guerre e conflitti, che ha messo fortemente in dubbio l’attendibilità dell’operato dei Caschi bianchi.
Nonostante il trionfo dell’omonimo documentario prodotto da Netflix e gli svariati riconoscimenti internazionali ottenuti, i dubbi sulla vicinanza dell’organizzazione umanitaria alle organizzazioni jihadiste sono concreti. Nel 2017, i Caschi bianchi avrebbero ricevuto un premio a Idlib dalla formazione terroristica Hayat Tahrir al-Sham, la diramazione siriana di Al Qaida, con tanto di cerimonia organizzata in loro onore. Il video che immortala l’evento è stato diffuso su Twitter e ripreso da alcune agenzie di stampa come Mintpress.
Hay’at Tahreer Al-Sham leader Abu Jaber & Muhaysni honor the #WhiteHelmets. What more proof do you need of their ties to Al-Qaeda? #Syria pic.twitter.com/yz47YsJ17B
— Walid (@walid970721) 14 maggio 2017
“Vorrei ringraziare i miei fratelli di Hayat Tahrir Al-Sham (Al-Nusra, Ndr) per questa cerimonia in nostro onore e per tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione di questo evento”, afferma il volontario mentre riceve il premio. Si tratterebbe, secondo le testimonianze, di un membro affiliato ai Caschi bianchi e appartenente alla Difesa civile siriana. Nel video, in arabo ma accompagnato da sottotitoli in inglese, si celebra l’evento organizzato da Tahrir Al-Sham in onore dei Caschi bianchi e del loro impegno profuso sul campo a fianco della rivoluzione contro Bashar al Assad: “Con la rivoluzione siriana che entra nel suo settimo anno, Tahrir al-Sham vuole onorare i suoi soldati nell’ombra che hanno trascorso interne giornate e nottate a servire il loro popolo”.
In un altro video che ha fatto il giro del web e dei social network, l’ex leader della formazione terroristica, Abu Jaber, ha lodato apertamente i Caschi bianchi, definendoli i “soldati nascosti della rivoluzione”, certificando gli ambigui legami della ong con le formazioni islamiste siriane.