È lungo circa 3mila chilometri e il suo obiettivo consiste nel trasportare gas naturale dalla Russia alla Cina. Power of Siberia, in parte completato e in parte ancora in fase di realizzazione, è un mastodontico gasdotto strategico inaugurato nel 2019 e gestito dal colosso energetico russo Gazprom. La prima parte del progetto, denominata Power of Siberia, si estende dagli imponenti giacimenti siberiani di Kovyktinskoye e Chayandinskoye fino a Blagoveshchensk, città russa al confine con la Repubblica Popolare Cinese.
Il Power of Siberia 2, al momento in cantiere, è stato invece pensato per rifornire la Cina attraverso la Mongolia sfruttando la direttiva Yamal-Irkutsk. Ad agevolare l’esportazione di gas russo, inoltre, contribuiranno alcuni gasdotti esistenti che saranno collegati alla pianta principale del suddetto progetto. Pensiamo, a questo proposito, al corridoio Yuzhno-Sakhalinsk-Vladivostok, con deviazione Khabarovsk-Blagoveshchensk, e al ricongiungimento delle gas pipelines situate in Russia occidentale con lo snodo Krasnoyarsk.
Power of Siberia è stato inaugurato il 2 dicembre 2019 al cospetto di Vladimir Putin e Xi Jinping, i due grandi fautori del progetto. Tutto è però nato nel 2007, quando il Ministero russo dell’Energia ha approvato il cosiddetto programma del gas orientale, che includeva il gasdotto Yakutia-Khavarovsk-Vladivostok, Lo stesso, al termine del 2012 sarebbe poi stato implementato e ribattezzato Power of Siberia. Due anni più tardi Russia e Cina firmavano uno storico accordo trentennale sul gas dal valore di 400 miliardi di dollari.
Gli obiettivi di una simile intesa erano semplici: rendere fattibile l’intero progetto, assicurare a Mosca un cliente alternativo con il quale sostituire l’Europa, sempre più riottosa per via delle vicende ucraine, e, al tempo stesso, consentire a Pechino di poter contare su ingenti risorse energetiche, necessarie a sostenere l’ascesa del Dragone. Terminati i lavori di costruzione dello scheletro iniziale, il gasdotto è stato riempito di gas nell’ottobre 2019, mentre le consegne in Cina sono iniziate, appunto, nel dicembre 2019. La costruzione di tutte le stazioni e il raggiungimento del pieno regime dovrebbero diventare effettivi tra il 2022 e il 2025.
In seguito alle tensioni internazionali e al consolidamento del rapporto sino-russo, Russia e Cina sono sempre più vicine a concordare un secondo gasdotto – o meglio: un aggiornamento di Power of Siberia – denominato Power of Siberia 2. Questo raddoppierebbe le esportazioni di gas da Mosca a Pechino penetrando la Mongolia e le regioni industriali assetate di energia non distanti dalla capitale cinese. Secondo alcune stime, Power of Siberia 2 potrebbe avere una capacità di esportazione verso il partner cinese di 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno, e cioè 1,3 volte in più rispetto a quella di Power of Siberia, ferma a 38 miliardi di metri cubi di gas annui. Ricordiamo che nel gennaio 2021 Gazprom ha effettuato uno studio in Mongolia per capire come strutturare il tutto.
Per capire appieno l’importanza dei due progetti bisogna fare un piccolo passo indietro. La Russia ha da tempo puntato a capitalizzare le sue vaste risorse e la sua posizione strategica per soddisfare la crescente domanda energetica della Cina. Questa strategia ha preso piede dal 2014, ovvero da quando le sanzioni occidentali contro la Russia hanno limitato il coinvolgimento delle società occidentali nel settore energetico russo. È indubbio che i recenti venti di crisi che soffiano attorno all’Ucraina abbiano stimolato ulteriormente i legami energetici tra Mosca e Pechino. E Power of Siberia 2 potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
Nel dicembre 2019 la Russia ha iniziato a trasportare gas naturale verso la Cina attraverso Power of Siberia. Gli accordi stipulati tra le due parti nel 2014 sono chiarissimi: Mosca consegnerà 38 miliardi di metri cubi all’anno di gas al suo partner per un periodo di 30 anni utilizzando il gasdotto citato. I firmatari dell’intesa sono Gazprom per la Russia e China National Petroleum Corporation (CNPC) per la Cina.
Nello stesso anno la compagnia russa ha iniziato la costruzione della prima sezione di Power of Siberia che corre per circa 2.200 chilometri dal campo di Chayandinskoye (Yakutia) a Blagoveshchensk (confine con la Cina). La seconda fase del progetto prevede la costruzione di una sezione che si estende per circa 800 chilometri dal campo di Kovyktinskoye (regione di Irkutsk) al campo di Chayandinskoye; la terza fase prevede, infine, l’espansione delle capacità di trasporto del gas tra il giacimento di Chayandinskoye e Blagoveshchensk.
Attenzione, tuttavia, agli ultimi accordi firmati da Russia e Cina in occasione dei Giochi Olimpici invernali di Beijing 2022. Gazprom ha firmato un accordo di fornitura di gas da 10 miliardi di metri cubi all’anno con la cinese CNPC; lo stesso accordo vedrà le forniture di gasdotti di Gazprom alla Cina raggiungere i 48 miliardi di metri cubi. Gazprom sta inoltre sviluppando Power of Siberia 2, con spedizioni via Mongolia, che dovrebbe aumentare la capacità di fornitura di gas alla Cina a 50 miliardi di metri cubi/anno.
Russia e Cina hanno creato un fronte comune per contrastare il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti. Anche se il rapporto tra Mosca e Pechino è tanto amichevole quanto reciprocamente necessario, il Cremlino potrebbe tuttavia presto iniziare a sentire il maggior peso specifico del Dragone. In altre parole, al momento il legame è nettamente sbilanciato in favore del gigante asiatico. Bisognerà quindi capire se Vladimir Putin sarà in grado di non farsi schiacciare dallo strapotere di Xi Jinping.
Al di là di queste considerazioni, la Russia risulta essere il primo esportatore di gas naturale al mondo; emblematico, a questo proposito, il dato del 2018, con quasi 250 miliardi di metri cubi di gas esportati, 200 dei quali diretti in Europa. La Cina rappresenta per Mosca un mercato in espansione nonché un’economia in continua ascesa e affamata di gas naturale. Anche perché il Partito Comunista Cinese ha imposto un programma per la graduale riduzione dell’utilizzo del carbone nella produzione di energia, e dunque il Dragone avrà bisogno sempre di più di risorse alternative. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha stimato che nel periodo compreso tra il 2018 e il 2024 la Cina peserà per circa il 40% dell’intera crescita globale nel consumo di gas naturale.
Un’occasione da non perdere per la Russia, che rischia di subire nuove sanzioni dall’Occidente per via della suddetta vicenda ucraina (per non parlare del rischio di una possibile guerra). Certo è che il messaggio di Mosca al blocco occidentale è apparso ancora più chiaro in seguito all’ultimo incontro tra Xi e Putin. I governi guidati dai due leader stanno negoziando la costruzione del Power of Siberia 2, il quale dovrebbe incrementare le scorte di gas dirette oltre la Muraglia. Piccolo particolare: questo gas proverrebbe dagli stessi giacimenti dai quali viene estratto il gas per l’Europa.