Tra le fonti energetiche più importanti dell’era presente il gas naturale sta acquisendo, soprattutto per l’economia europea, una rilevanza crescente e, oltre alle quote di “oro blu” trasportate via gasdotto, sta crescendo la commercializzazione del cosiddetto Gnl, acronimo di gas naturale liquefatto.
Il Gnl è trasportato via mare a partire dai terminal di liquefazione che consentono di ridurre notevolmente il volume della materia prima e può essere commercializzato nei luoghi di destinazione dopo il processo di rigassificazione e la reimmissione in rete. Sotto forma di Gnl è esportato buona parte del gas con cui Paesi come Stati Uniti e Qatar intendono raggiungere il mercato europeo in forma sempre più sostenuta dopo l’inizio del processo di decoupling energetico dalla Russia.
Gli impianti in cui il Gnl si ritrova ad essere trasformato in forma liquida vedono il prodotto costituito per la maggior parte da metano (CH4,) e etano (C2H6) raffreddato a basse temperature e compresso così di volume, per la minore volatilità delle molecole, fino a un seicentesimo della dimensione originaria.
Nel mix originale ci sono anche tracce di propano (C3H8) e butano (C4H10). Il gas prodotto dai depositi di idrocarburi contiene tipicamente un’ampia gamma di prodotti di idrocarburi. Nel processo di liquefazione il gas è “trattato” rimuovendo l’anidride carbonica e tutte le tracce di residui petroliferi, fango, acqua e mercurio per fornire agli impianti di liquefazione un flusso di gas pulito, “addolcito” in gergo tecnico. La natura di questi processi è precauzionale, dato che la mancata rimozione di tali residui e tali impurità potrebbe causare danni agli impianti, principalmente corrosioni. La temperatura di congelamento si aggira mediamente tra i 145 e 163 gradi Celsius sotto lo zero.
Sebbene il tipo o il numero di cicli di riscaldamento e/o refrigeranti di prodotti destinati a essere trasportati come gas naturale liquefatto possa variare in base alla tecnologia, il processo di base prevede la circolazione del gas attraverso bobine di tubi di alluminio e l’esposizione a un refrigerante compresso. La compressione del refrigerante e il susseguente trasferimento di calore provocano il raffreddamento del gas nelle batterie. Gli impianti di liquefazione vedono poi il Gnl stoccato in appositi serbatoi a doppio isolamneto come liquido inodore, non tossico e incolore. In questi serbatoi è poi organizzato il trasporto verso i luoghi di consumo: quando dopo un viaggio in genere per mare il Gnl giunge a destinazione ed è pronto per la distribuzione nel mercato di sbocco esso entra in un impianto di rigassificazione dove viene pompato in un vaporizzatore e riscaldato di nuovo in forma gassosa. Fatto ciò si inserisce, come da programma, nella rete di distribuzione e nel mercato di destinazione. Da quando la catena del freddo si può difendere anche nel settore e lo stoccaggio criogenico su larga scala è diventato possibile, si è fatta più concreta la possibilità creare riserve di stoccaggio del gas a lungo termine per conservare l’oro blu sotto forma di Gnl, a sua volta riutilizzabile come combustibile per alimentare veicoli da trasporto merci o persone.
La teorizzazione della possibilità di trasportare il gas sotto forma di Gnl risale a un secolo fa, ma solo nel 1964 si ebbe la realizzazione del primo impianto ad Arzew, in Algeria. L’impianto, gestito dalla compagnia nazionale Sonatrach, è stato in funzione fino al 2010.
Per un trentennio, l’unico Paese ad alto reddito che utilizzò gli impianti di liquefazione e rigassificazione a fini strategici per entrare nel mercato del gas fu l’Australia. Per il resto il Gnl veniva trasformato ed esportato da Paesi a basso reddito o ridotto capitale infrastrutturale: l’Algeria nei primi vent’anni di storia del Gnl commerciale realizzò quattro impianti su nove per la sua produzione, mentre uno a testa fu costruito da Australia, Brunei, Emirati Arabi Uniti, Indonesia e Malesia.
Negli Anni Novanta fu il Qatar, Paese mediorientale inondato dalla ricchezza del gas, a smuovere le acque per una crescita delle esportazioni di Gnl verso i Paesi europei. Non disponendo dell’accesso via gasdotto, Doha ha coi campioni nazioni Rasgas e Qatargas promosso l’industrializzazione profonda di Ras Laffan, suo terminal per l’esportazione gasiera via mare. Ras Laffan ha 300 chilometri quadrati di infrastrutture energetiche in un’area in cui il Qatar estrae dal più grande giacimento di oro blu al mondo, delle dimensioni di 6mila chilometri quadrati.
L’ingresso del Qatar ha aperto la strada alla finanziarizzazione dei mercati del Gnl sui carichi spot negoziati quotidianamente dalle compagnie e, assieme a progetti in Australia e Nigeria, incentivato i Paesi che non disponevano di gasdotti a buttarsi nella partita. Questo ha accelerato, di converso, la costruzione di terminal di rigassificazione nei Paesi importatori. L’Italia, per esempio, prima dei progetti seguiti alla guerra in Ucraina aveva già tre rigassificatori in funzione (Rigassificatore di Panigaglia, Terminale GNL Adriatico e OLT Offshore LNG Toscana).
Nel 2013, una nuova svolta: rompendo mezzo secolo di sostanziale embargo, Barack Obama consentì agli Stati Uniti di tornare a essere una nazione esportatrice di gas e petrolio, e questo ha spinto alla realizzazione del primo terminal di liquefazione a stelle e strisce dopo il lungo stop, nel centro di Dominion Cove nel Maryland. Durante l’amministrazione Trump, poi, la strategia di energy dominance è stata perseguita aggressivamente da Washington, che oggigiorno punta sul Gnl per contrastare l’egemonia dell’industria gasiera russa.
Alla luce delle dinamiche accelerate dalla guerra in Ucraina, infatti, si prevede che il mercato globale del Gnl possa salire dai 30,34 miliardi di dollari del 2020 ai 66,13 del 2027 contando le sole transazioni di mercato della materia prima. Grand View Research ha invece analizzato i trend dell’intera industria comprendendovi anche le imprese connesse all’indotto e alla tecnologia complementare portando la stima a 109,48 miliardi per il 2021 con un boom atteso a 220,68 miliardi per il 2030: una crescita dell’8,1% annua che mostra la dinamicità dell’industria. Oggi sempre più importante anche sul fronte geopolitico per quanto concerne la corsa dei Paesi europei al decoupling da Mosca.