Che cos’è il Baltic Pipe, il gasdotto alternativo a Nord Stream

Poche ore dopo il controverso incidente al gasdotto Nord Stream, andato in scena il 26 settembre 2022, e la corposa fuga di gas dal tubo connettente Russia e Germania nella regione del Mar Baltico una nuova conduttura strategica è stata inaugurata.

Alla presenza del presidente polacco Andrzej Duda, del premier di Varsavia Mateusz Morawiecki e del Ministro del Petrolio e dell’Energia norvegese Terje Aasland a Stettino, in Polonia, il 27 settembre 2022 è stato infatti inaugurato il gasdotto Baltic Pipe che collega la Polonia con la Danimarca e la rete norvegese di gasdotti dell’Europa nord-occidentale.

Lungo 900 km, sviluppato dall’operatore danese del sistema di trasmissione del gas e dell’elettricità Energinet e dal gestore polacco del sistema di trasporto del gas Gaz-System, capace di trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno, circa un quinto di Nord Stream ma abbastanza per emancipare Varsavia dal gas di Mosca, Baltic Pipe è stato riconosciuto come progetto d’interesse comunitario dall’Unione Europea. E si inserisce strategicamente nella partita per la diversificazione degli approvvigionamenti che il Vecchio Continente persegue negli ultimi anni, accelerata dopo la guerra in Ucraina.

“Oggi stiamo entrando in una nuova era, un’era di sovranità energetica, di libertà energetica e di maggiore sicurezza”, ha detto Mateusz Morawiecki, il primo ministro della Polonia, durante la cerimonia di inaugurazione del Baltic Pipe. L’esponente del partito conservatore (e fortemente anti-russo) Diritto e Giustizia parla a ragion veduta, dato che la Polonia persegue il progetto Baltic Pipe da oltre trent’anni.

La Polonia ha immaginato Baltic Pipe dal 1990 e lo considera un passo chiave per porre fine alla sua dipendenza dal gas russo – che non è più fluito verso il paese da quando la Russia ha interrotto le forniture ad aprile. Secondo le stime più realistiche il Baltic Pipe avrà la capacità di sostituire circa il 60% delle importazioni di gas polacco provenienti dalla Russia attraverso l’accesso ai campi estrattivi controllati da Oslo.

Il primo progetto per un gasdotto tra Polonia, Danimarca e Norvegia è iniziato nel 2001, quando la compagnia petrolifera e del gas danese DONG e l’omologa polacca PGNiG hanno firmato un accordo per la costruzione del gasdotto e la fornitura di gas danese alla Polonia, da estendere poi ai ricchi giacimenti norvegesi. Abbandonato presto per costi eccessivamente elevati, il progetto è stato però ripreso negli anni successivi dagli attuali operatori, che si sono accordati per realizzare Baltic Pipe nel 2007.

L’attuale progetto è stato avviato nel 2016 quando è stato condotto un nuovo studio di fattibilità, con la Commissione Europea che ha vidimato come strategico il progetto e ha garantito tra il 2017 e il 2019 oltre 230 milioni di euro di finanziamento al progetto nel quadro del piano Connecting Europe Facility (CEF) e del Programma transeuropeo per le reti energetiche (TEN-E). Il costo complessivo del progetto è stato di circa 2 miliardi di euro.

Il punto di partenza del Baltic Pipe è nel Mare del Nord, ove si snoda un gasdotto offshore tra il sistema del gas norvegese e il sistema di trasporto del gas gestito dal governo danese. Baltic Pipe si dirama da Europipe II, tubo sottomarino che collega l’impianto di lavorazione di Kårstø a nord di Stavanger a un terminale di ricezione a Dornum in Germania. L’approdo del primo tratto, costruito e gestito da Energinet, si trova sulla costa occidentale della Danimarca vicino a Blaabjerg.

La Danimarca è poi attraversata longitudinalmente da un gasdotto onshore, operato sempre da Energinet, di 200 km a cui segue un tratto sottomarino che giunge all’isola della Zelanda, ove ha sede la capitale Copenhagen. Diramazioni del gasdotto arrivano, in questa fase, verso la città svedese di Nysbro ove può arrivare per reverse flow parte del gas in transito.

Una stazione di compressione in Danimarca situata nella parte orientale della Zelanda cogestita da polacchi e danesi garantisce sia le forniture a Nysbro che il passaggio del gas al tratto più delicato, quello sottomarino tra Danimarca e Polonia. Il gasdotto offshore del Mar Baltico di 275 chilometri tra Danimarca e Polonia consente il trasporto bidirezionale di gas. Il percorso del gasdotto attraversa le aree marittime danese e polacca e la zona economica esclusiva svedese e ha i terminal a Faxe nel sud della Danimarca e a Niechorze-Pogorzelica in Polonia. Il gasdotto offshore è costruito e gestito da Gaz-System. Dal ritorno in superficie, Baltic Pipe si connette alla rete polacca da Nord.

Attraverso la rete polacca Baltic Pipe può contribuire, inoltre a fornire gas ai Paesi baltici per mezzo dell’Interconnettore Polonia-Lituania operativo dal maggio 2022. Consente alla Norvegia, “vincitrice” della guerra del gas, un accesso diretto ai mercati del Vecchio Continente in una fase in cui, con i due gasdotti Nord Stream ora danneggiati, i mezzi più efficienti della Russia per il trasporto di gas in Europa sono stati resi inefficienti.

“Il gasdotto, insieme ai nuovi terminali in Polonia e Lettonia per ricevere spedizioni di gas naturale liquefatto e nuove normative per aumentare l’interdipendenza e ridurre le barriere, fa parte della più ampia strategia europea per allentare il monopolio energetico un tempo detenuto da imprese statali russe come Gazprom”, ha detto al New York Times Benjamin L. Schmitt, ricercatore associato ad Harvard ed ex consigliere per la sicurezza energetica con delega all’Europa presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

L’entrata in operatività di Baltic Pipe in una fase critica per la sicurezza energetica europea, con l’attacco a tre dei quattro tubi dei due Nord Stream appena avvenuto, ha messo subito sull’allerta per le implicazioni securitarie circa possibili sabotaggi russi alla nuova conduttura. I sospetti attacchi ai gasdotti hanno allarmato la Nato e i Paesi europei, che hanno aumentato le loro pattuglie sul Mar Baltico. Gaz-System, ha dichiarato a fine settembre 2022 che grazie all’impegno delle autorità polacche il tratto sottomarino del nuovo gasdotto era sotto sorveglianza “su base continuativa da parte di operatori specializzati”.

Le condutture di Baltic Pipe, infine, saranno guardate con attenzione anche dagli Stati Uniti, che grazie al potenziamento della rete cercheranno spazio per il loro gas naturale liquefatto. La Polonia ha gettato le basi per porre fine agli acquisti di gas russo costruendo negli scorsi anni il terminal di rigassificazione nel porto baltico di Świnoujście. Il terminal, operato da società del Qatar e degli Stati Uniti, è in grado di gestire 5 miliardi di miliardi di miliardi di metri cubi di gas e verrà ampliato a 7,5 miliardi di metri cubi nel 2023. Nella nuova geografia del gas est-europeo, destinata a parlare sempre meno la lingua russa, c’è spazio per molti, con la Polonia che vuole diventare hub e puntare sulla sua sicurezza grazie, soprattutto, all’interconnessione data dal Baltic Pipeline. E sfruttare, indirettamente, la crisi della Germania messa all’angolo dallo stop alle condutture su cui ha costruito le basi della sua sicurezza energetica.

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