Cubana di nascita e naturalizzata statunitense, Carmen Castellano Reinhart è la prima persona originaria de l’Avana ad entrare nei vertici della Banca mondiale, insediandosi nel momento di maggiore difficoltà per l’economia globale dai tempi della Seconda guerra mondiale, nel pieno centro della crisi dovuta alla pandemia di coronavirus.
Nata nella capitale di Cuba nel 1955, si è trasferita con la famiglia all’età di undici anni negli Stati Uniti, dove ha proseguito negli studi ed ha avuto modo di ottenere la cittadinanza americana.
Dopo essersi laureata alla Florida International University nel 1981 e dopo aver conseguito il dottorato nel 1988 alla Columbia, Reinhart si è dedicata alla ricerca nei campi della macroeconomia e della finanza mondiale. Tra le sue pubblicazioni, sono da ricordare “The Crisis Next Time: What We Should Have Learned from 2008” scritto col marito Vincent Reinhart e “Growt in the Time of Debt” (La crescita in tempo di crisi) scritto col collega Kennett Rogoff nel 2010 e che le sono valse le attenzioni internazionali.
Duramente criticata da alcuni ed elogiata da altri, con la pubblicazione Reinhart si è aggiudicata la sua fama di profonda ed esperta conoscitrice della crisi da sovra-indebitamento, forgiando parte del pensiero comune odierno riguardo alle difficoltà dovute ad un debito troppo elevato. Pubblicato poco prima dello scoppio della Crisi dei Debiti Sovrani in Europa, l’anticipazione di quello che sarebbe successo nel Vecchio continente, il saggio le è valso le attenzioni delle istituzioni accademiche internazionali, culminate con il Premio per l’Economia del R Juan Carlos nel 2018 e con la cattedra alla Harvard Kennedy University nel 2012.
Dopo il dottorato conseguito alla Columbia University, Carmen Reinhart intraprende una costante collaborazione durata per tutti gli anni ’90 con il dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale, arrivando a ricoprire il ruolo di vicedirettrice del dipartimento nel triennio 2001-2003. Il suo lavoro di ricerca e di analisi riguardo allo stato di salute dei bilanci pubblici e le sue opere saggistiche hanno contribuito ad accrescere la conoscenza delle difficoltà dei Paesi con un debito pubblico, indicando per la prima volta il valore limite che di fatto bloccherebbe la crescita dell’economia, stimato al 90% del rapporto debito/Pil.
Riconosciuta nei cinquanta economisti viventi più autorevoli, è membro stabile del comitato consultivo della Fed di New York ed è ha ricoperto in passato anche il ruolo di consulente per l’Ufficio di bilancio del Congresso americano. Ma per il culmine della sua carriera si è però dovuto attendere soltanto il 2020, quando il nuovo aumento esponenziale del debito pubblico mondiale causato dalla pandemia di coronavirus ha spinto la Banca mondiale ad affidare alla Reinhart il ruolo di capo economista, a valere dal 15 giugno 2020.
La decisione della Banca mondiale di far ricadere la scelta del ruolo sull’economista cubana deriva dalla sua lunga carriera dedicata allo studio dell’indebitamento pubblico ed alle metodologie volte a scongiurare un peggioramento ulteriore dei bilanci dello Stati. Una scelta obbligata ma necessaria per prevenire gli effetti devastanti causati nell’ambiente economico internazionale del Covid-19. Agendo d’anticipo, la speranza è quella che il lavoro della Reinhart contribuisca a stabilizzare la situazione prima dello scoppio della fase più critica della crisi economica, scongiurando una situazione che stando alle premesse rischia di rivelarsi drammatica.
Ma non solo: come spesso stato in passato, a garantirle il suo ruolo sono state le sue profonde e attente riflessioni contenute nei saggi da lei pubblicati, composti da uno sguardo critico nei confronti degli errori ripetuti nel passato ma intrisi di speranza per il futuro. E quest’ultimo elemento, forse più di tutti gli altri, ha spinto la dirigenza della Banca mondiale a vedere in lei il volto e la voce più adatta per affrontare l’ennesima sfida economica mondiale.