Fed Usa

Che cos’è l’helicopter money

Nella risposta alla crisi economica da coronavirus sta prendendo piede in diversi Paesi l’idea di sfruttare il meccanismo dell’helicopter money. Essa consiste, sostanzialmente, nel trasferimento diretto di risorse dalle istituzioni monetarie ed economiche ai cittadini. Nato come concetto monetaristaovvero in riferimento ai trasferimenti diretti dalle banche centrali alle tasche dei cittadini, e semplificato con l’immagine simbolica di un lancio di soldi su una città da un elicottero, il concetto di helicopter money si è poi esteso fino a racchiudere anche le prospettive in cui è la politica fiscale, sfruttando la capacità della banca centrale di monetizzare il deficit, a provvedere alla distribuzione.

In Estremo Oriente Singapore è stato recentemente il primo Stato sovrano a porre in essere misure di helicopter money, seguito dai territori cinesi di Hong Kong e Macao. Sono stati poi gli Stati Uniti a portare avanti un piano-choc di distribuzione ispirata all’helicopter money: l’amministrazione Trump, la maggioranza democratica alla Camera e quella repubblicana al Senato hanno approvato il pacchetto di stimolo da 2 trilioni di dollari, fortemente annaffiato dalle politiche accomodanti della Fed, in cui è inclusa la distribuzione a tappeto di dollari. Chi guadagna 75.000 dollari lordi l’anno o meno riceverà due assegni da 1.200 dollari l’uno. Le coppie sposate con un reddito fino a 150.000 dollari l’anno riceveranno 2.400 dollari, mentre quelle con figli avranno 500 dollari in più per ogni bambino.

L’helicopter money può davvero contribuire a tenere alti i livelli di domanda aggregata in caso di crisi sistmeica? Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di questa misura? Nella ratio di fondo che spinge l’introduzione delle misure di helicopter money conta molto capire quando e perchè tali politiche sono state teorizzate.

A concepire l’esperimento mentale dell’helicopter money fu, mezzo secolo fa, il “padre nobile” dell’ideologia neoliberista, Milton Friedman, economista che presto avrebbe ricevuto il Premio Nobel ed ha esercitato una radicale influenza sulla svolta economica degli Anni Ottanta.

Friedman teorizzò l’idea della distribuzione di soldi dall’elicottero come immagine del potenziale operativo della politica monetaria sopra quella fiscale, e la dipendenza di quest’ultima dai vincoli fissati dall’operato delle banche centrali. In un certo senso, a precedere questa teorizzazione era stato, dal lato della politica fiscalenientemeno che John Maynard Keynes.

Nella Teoria generale, il suo testo più famoso, Keynes scriveva nel 1936: “Se il Tesoro si mettesse a riempire di biglietti di banca vecchie bottiglie, le sotterrasse ad una profondità adatta in miniere di carbone abbandonate, e queste fossero riempite poi fino alla superficie con i rifiuti della città, e si lasciasse all’iniziativa privata… di scavar fuori di nuovo i biglietti…, non dovrebbe più esistere disoccupazione e, tenendo conto degli effetti secondari, il reddito reale e anche la ricchezza in capitale della collettività diverrebbero probabilmente assai maggiori di quanto sono attualmente”.

Il concetto è comune: un rilancio della domanda aggregata compiuto sfruttando la possibilità di intervenire in una situazione di trappola della liquidità, ovvero di difficoltà di avvio del meccanismo dei prezzi e dei consumi, di bassa inflazione e di crescita pressoché nulla della domanda dei cittadini. Keynes, attraverso la politica del pieno impiego non giustificata da fini produttivistici, e Friedman, ancorché da prospettive diverse, sottolineavano la necessità per le autorità di farsi decisori di ultima istanza della tutela della domanda aggregata.

Nei fatti, il dibattito di politica economica e monetaria ha interiorizzato una versione spuria del concetto, ipotizzando l’helicopter money come un trasferimento diretto di risorse in situazioni di crisi. Nel 2002 Ben Bernanke, futuro governatore della Federal Reserve, ipotizzò di mettere in campo l’helicopter money attraverso un taglio fiscale finanziato con l’ampliamento della base monetaria.

Nel 2008 la firma di punta del Financial Times, Martin Wolfpropose assieme al manager Eric Lonergan di attivare l’helicopter money come alternativa più efficace al quantitative easing in risposta alla Grande Recessione. Ancora nel 2016, l’ipotesi emerse nell’Eurozona, in un dibattito che vedeva tra i grandi oppositori il governatore della Bundesbank Jens Weidmann.

Ora, misure del tipo descritto diventano realtà. I fautori della misura, che in Italia includono anche studiosi di peso come il professore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Andrea Roventini, dichiarano che l’helicopter money è lo choc necessario per sostenere una domanda anemica in un periodo di crisi senza precedenti. Inoltre, la politica è ritenuta necessaria perché più diretta ed efficace di un taglio fiscale, che spalma i suoi effetti su un orizzonte temporale maggiore.

Al contempo, i critici della misura affermano che la crisi attuale si manifesta tanto come choc di domanda quanto come crisi di offerta, e che dunque la politica di helicopter money non risulta funzionale a sostenere l’attività di imprese e lavoratori, ma funge da mero lenitivo. Inoltre, l’elevato costo di questo sussidio, non targettizato come certe misure di reddito di base,ne rendono fattibile l’applicazione solo per un periodo limitato di tempo, non necessariamente sufficiente a affrontare le conseguenze di una crisi.

C’è anche un vincolo “psicologico” che rende di difficile applicabilità concreta, sul lungo periodo, l’helicopter money: la sua dichiarata natura emergenziale. Tecnicamente essa, scrive Il Sole 24 Ore, “si profila come la politica monetaria più aggressiva possibile, quella in cui la banca centrale – dopo aver azionato tutti gli strumenti possibili, convenzionali e non convenzionali – sfocia nel campo della politica fiscale. È in sostanza una politica fiscale espansiva orchestrata da una banca centrale, una volta che questa non ha più leve di politica monetaria da attuare. Teoricamente quindi è una mossa disperata”. E forse questo è il freno più importante da considerare: la difficoltà per l’helicopter money di trasformarsi, da palliativo e antidolorifico, in medicina funzionante per la cura di un malessere economico.

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