Rachel Levine, originariamente Richard Levine, nasce a Wakefield (Massachusetts) nel 1957. Cresciuta in una famiglia di ebrei americani osservanti, trascorre l’infanzia tra scuola ebraica e sinagoghe sviluppando un senso di sconforto per il fatto che né a casa né altrove fosse dato spazio a tematiche relative al mondo lgbt; la Levine, infatti, ha manifestato un forte interesse verso l’argomento sin dalla gioventù.
Dopo aver ottenuto un diploma presso la Belmont High School, per la Levine giunge il momento di capire cosa fare della propria vita. Decide, quindi, che la passione per la salute e per i bambini abbia un solo sbocco possibile: la pediatria. Si iscrive all’Harvard College, esperienza che termina con successo, dopo di che entra nella scuola universitaria di medicina di Tulane.
Alla formazione fra Harvard e Tulane segue una residenza presso il prestigioso ospedale Monte Sinai di New York dal 1988 al 1993, periodo che si rivelerà fondamentale nel percorso di specializzazione professionale in pediatria. Forte di un curriculum a cinque stelle, la Levine si trasferisce in Pennsylvania per lavorare al Centro medico Milton Hershey, all’interno del quale costruirà la propria fama a livello nazionale.
Il momento della svolta per la Levine avviene nel 2015, quando il neoeletto governatore della Pennsylvania, il democratico Tom Wolf, la sceglie per ricoprire la posizione di medico generale dello stato. La Levine si rivela all’altezza dell’incarico: elabora e introduce un ordine che consente alle forze dell’ordine di trasportare e somministrare il naloxone, un farmaco anti-overdose, un palliativo utile per combattere la crisi degli oppioidi che sta affliggendo la Pennsylvania – circa 2.500 morti nel solo 2014 – e grazie al quale sarebbero state salvate più di mille persone nel primo anno di attuazione.
Nel 2017, alla luce dei successi conseguiti in qualità di medico generale, il governatore Wolf le offre il posto di Segretario della Salute, che lei accetta e che viene approvato all’unanimità dal Parlamento della Pennsylvania. Esaltata dalle autorità federate per come ha gestito l’emergenza provocata dalla pandemia di Covid19, e oramai nota all’opinione pubblica statunitense, il 19 gennaio 2021 viene nominata ufficialmente da Biden per il ruolo di assistente segretario alla sanità.
Richard è divenuto ufficialmente Rachel nel 2011. La trasformazione, identitaria e biologica, è stata lo sbocco di un lungo, doloroso e complicato percorso introspettivo che, prezzo psicologico a parte, ha comportato anche dei costi a livello di unità familiare.
Alla transizione di genere, infatti, ha fatto seguito il divorzio dalla moglie, Martha Peaslee Levine, conosciuta ai tempi della scuola medica di Tulane e anch’ella nel mondo della pediatria. Dal rapporto di lunga data, poi suggellato in matrimonio, sono nati due figli, David e Dayna.
Il divorzio è avvenuto nel 2013, ovvero due anni dopo la transizione, ma i prodromi della rottura intra-coniugale erano apparsi già nel 2001, anno in cui l’allora Richard aveva iniziato un ciclo di sedute dal terapista. Il punto di rottura viene raggiunto nel 2008, quando il pediatra “inizia a farsi crescere i capelli prima di annunciare pubblicamente di essere una donna transgenere”.
Continuare il matrimonio non sarebbe stato possibile; Richard comunica alla moglie di aver optato per la scelta più temeraria: accettare la propria condizione, anche a costo di sacrificare famiglia e carriera, nel perseguimento del benessere interiore. A partire dal 2008, il pediatra avrebbe iniziato a farsi chiamare Rachel. Il resto è storia.
La Levine non è soltanto un medico esperto in pediatria e trattamento delle dipendenze da stupefacenti, è anche un’attivista ed un’autrice prolifica che si batte per una maggiore inclusione delle minoranze sessuali nella società e per la legalizzazione della cannabis ad uso ricreativo.
Le battaglie per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone lgbtq+ sono state condotte sino ad oggi all’interno dell’Equality Pennsylvania, la principale organizzazione arcobaleno dello stato federato, ma la Levine potrebbe esportare la sua visione a livello nazionale diventando la numero due del Dipartimento della salute e dei servizi umani.
La Levine, in breve, se effettivamente nominata, avrebbe il potere di trasformare l’eredità trumpiana in cenere attraverso l’annullamento di tutte quelle leggi e disposizioni dell’ex presidente su temi lgbtq+, in primis le restrizioni all’accesso nelle forze armate a coloro che soffrono di disforia di genere, e indubbiamente apporterebbe nuova linfa vitale all’intera galassia arcobaleno.
Inoltre, in considerazione del suo impegno nella legalizzazione delle droghe leggere, è altamente probabile che Levine possa sfruttare la permanenza al dipartimento per dare legittimità istituzionale al movimento di decriminalizzazione e legalizzazione della cannabis, che potrebbe contare su un portavoce influente a livello federale – un evento altrettanto storico.
La sua nomina, quindi, è importante perché, transgenderismo a parte, è indicativa del percorso che intraprenderà l’amministrazione Biden nei riguardi dell’accettazione delle persone lgbtq+ nella vita pubblica, e della promozione dell’ideologia di genere e della legalizzazione delle droghe leggere a livello nazionale e internazionale.