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La complessa comunità dell’intelligence Usa

Difesa /

servizi segreti statunitensi sono un corpo estremamente articolato e complesso. Diviso in diversi settori e apparati coordinati da un’agenzia di raccordo, la United States Intelligence Community (Usic), il mondo dei servizi si occupa trasversalmente di sicurezza nazionale, raccolta informativa, controllo delle minacce al Paese e promozione degli obiettivi politico-diplomatici della superpotenza a stelle e strisce.

 

Gli Stati Uniti hanno ben 17 agenzie di intelligence la più antica delle quali è l’Office of Naval Intelligence facente capo alla Marina militare a stelle e strisce, fondata nel 1882, mentre la più recente è Space Delta 7, il corpo di raccolta informazioni della United States Space Force istituito nel 2020.

Il numero di persone che lavorano in questi apparati e nell’ampio e complesso network di imprese, organizzazioni e think tank ad essi collegati è stimabile in diverse centinaia di migliaia di persone, tanto che nel 2010 il Washington Post aveva indicato in 854mila il numero di individui che (secondo una stima al ribasso) avevano accesso a informazioni classificate con diversi livelli di segretezza in ambiti strategici per la sicurezza nazionale.

Tale apparato ha un costo di mantenimento sensibile: tra intelligence civile e militare, gli stanziamenti federali per i servizi segreti sono cresciuti dai 67,9 miliardi di dollari del 2014 agli 85,8 del 2020, a testimonianza della cruciale rilevanza dell’Usic nella vita pubblica americana.

Il vertice operativo di tutta la comunità dell’intelligence è, chiaramente, alla Casa Bianca: il presidente degli Stati Uniti ha un potere di comando e controllo, di decisione delle nomine per i vertici e di scrutinio operativo sull’intera Usic, e in seno al governo allo Studio Ovale risponde direttamente il Director of National Intelligence (Dni), un vero e proprio plenipotenziario del presidente. La carica di Dni è attualmente ricoperto dall’esperta di sicurezza nazionale Avril Hainesil cui ruolo è stato da Joe Biden elevato a quello di un vero e proprio ministro dell’amministrazione.

Secondo l’Intelligence Reform and Terrorism Prevention Act del 2004 il Dni ha la possibilità di affiancare il presidente nelle riunioni del National Security Council e ogni mattina il suo ufficio manda sulla scrivania del comandante in capo il Daily Brief, un memorandum contenente le informazioni più strategiche e dal più alto valore operativo.

Si capisce in quest’ottica come i servizi siano di fatto il vero centro propulsivo della vita politica a stelle e strisce. La scelta di quali informazioni possano varcare prioritariamente la soglia dello Studio Ovale è in capo in maniera prioritaria alla comunità dell’intelligence e nel corso degli ultimi anni, dalla crisi afghana alla pandemia di Covid-19, dalla gestione dei rapporti con la Corea del Nord al braccio di ferro con la Cina, i presidenti hanno riposto nella raccolta informativa operata dagli alleati la massima, se non assoluta, fiducia per orientare le loro mosse.

Nel 2002 il portavoce di George W. Bush, Ari Fleischer, definì il Daily Brief come “il più sensibile tra i documenti classificati del governo”, mentre l’ex direttore della Cia George Tenet nel 2000 parlò del fatto che per nessun motivo sarebbe mai stato possibile desecretare, in futuro, un solo di questi documenti. Nel corso degli anni, tuttavia, diverse migliaia di aggiornamenti arrivati sulle scrivanie dei presidenti sono stati resi accessibili al pubblico, specie per quanto concerne il periodo compreso tra l’amministrazione Kennedy e l’amministrazione Ford in cui il Paese fu profondamente impegnato in Vietnam.

Mentre molte agenzie svolgono lavoro di intelligence classico sotto i vari Dipartimenti, due agenzie sulle diciassette facenti capo al Dni hanno una rilevanza particolare, e sono non a caso le maggiormente note: parliamo della Central Intelligence Agency (Cia) e della National Security Agency (Nsa).

La Cia ha la particolare caratteristica di essere un’agenzia ibrida, formalmente civile ma con importanti ramificazioni operative in ambito militare e paramilitare. La sua natura di agenzia indipendente non facente riferimento a nessun dipartimento la pone in diretto contatto con la Casa Bianca ed è l’unico apparato federale Usa autorizzato dalla legge a compiere su ordine del Presidente operazioni coperte fuori dai confini nazionali.

La Cia assorbe circa un quarto del budget dell’intelligence e ha la sua principale caratteristica nell’attività di coordinamento delle operazioni di human intelligence (Humint) attraverso l’intera comunità federale. La sua struttura focalizzata sull’arruolamento diretto di persone come agenti o operativi ne ha alimentato una certa mitologia, ma ha anche contribuito alla sua notorietà. Soprattutto dopo l’11 settembre, che ha mostrato la complessità del coordinamento interno ai servizi, la Cia è diventata di fatto l’organismo di raccordo che porta all’attenzione del Dni e del Presidente le priorità operative.

La National Security Agency è invece sottoposta al controllo del dipartimento della Difesa ed è incaricata della sicurezza informativa in materia transnazionale. Si occupa del monitoraggio, della raccolta e dell’elaborazione globali di informazioni e dati a fini di intelligence e controspionaggio esteri e nazionali, con un focus dunque sulla signal intelligence (Sigint) e ha acquisito rilevanza a partire dalla Guerra al Terrore, nel corso della quale il cui uso è stato estremamente ambiguo.

In particolare il 16 dicembre 2005 fece scalpore quanto dichiarato dal New York Times, secondo cui l’amministrazione Bush aveva ordinato intercettazioni telefoniche indiscriminate andando anche oltre le prescrizioni del Patriot Act, servendosi della Nsa e otto anni dopo Edward Snowden contribuì a rilevare le dinamiche dei programmi di sorveglianza di massa dell’agenzia. La Nsa acquisì una strutturata mole di dati su transazioni finanziarie, telefonate, scambi di e-mail, contatti di cittadini e leader stranieri in quella che ha rappresentato la più complessa procedura di conquista e archiviazione di informazioni sensibili della storia. A testimonianza del fatto che il cuore dell’impegno politico-strategico della comunità dell’intelligence sta nella caccia al ricco e sempre più sfruttabile potenziale informativo ricavabile dall’analisi degli scenari internazionali. Nella consapevolezza che monitorare Paesi amici e rivali, governi, infrastrutture fisiche e digitali di interscambio possa fornire agli Usa la capacità di analisi e previsione per anticipare gli scenari. E, in ultima istanza, conservare la leadership globale. Un paradigma spesso rivelatosi più complesso per problemi di elaborazione e errori politici, ma a cui manca ancora una reale alternativa su scala planetaria.

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