Chi è Kim Jong Un

Kim Jong Un è molto più che il presidente della Corea del Nord. Il giovane leader nordcoreano ricopre le cariche più importanti del paese, dalla presidenza della Commissione per gli affari di Stato a quella militare, è il primo segretario del Partito del Lavoro di Corea ed è stato incoronato “capo supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea”. Insomma, basta questo brevissimo incipit per capire che Kim è il perno attorno al quale ruota l’intero sistema nordcoreano. Sotto la sua leadership, cioè dal 2011 a oggi, la Corea del Nord ha effettuato numerosi test missilistici e nucleari. Così, da minaccia latente, quello che una volta veniva definito Regno Eremita è diventato un attore politico temuto e rispettato grazie ai progressi effettuati in campo militare.

La biografia di Kim Jong Un è avvolta nel mistero, tra notizie non ufficiali e agiografia pura. Non sappiamo quando è nato: alcuni ritengono l’8 gennaio 1982, altri nel 1983. Kim è il secondogenito di Kim Jong Il, presidente nordcoreano dal 1994 al 2011, nonché nipote di Kim Il Sung, il padre fondatore della patria e “presidente eterno” del paese. Ci sono ben poche informazioni sui primi anni di vita di Kim Jong Un, anche se pare che abbia frequentato le scuole superiori in Svizzera dove, tra le altre cose, maturò una sfrenata passione per la pallacanestro.

Sempre utilizzando il condizionale, dovrebbe aver conseguito la formazione universitaria alla Kim Il Sung University di Pyongyang. Per molti anni volto sconosciuto al popolo nordcoreano, Kim viene immortalato pubblicamente per la prima volta in una conferenza del partito nel settembre 2010. Alla morte di Kim Jong Il, Kim Jong Un fu preferito al fratello Kim Jong Nam come successore del padre.

Con l’avvento di Kim Jong Un, la Corea del Nord ha cambiato volto. Il suo sistema politico è rimasto identico ma l’ideologia di Stato, ovvero il Juche, è stata riadattata al contesto attuale. I suoi predecessori avevano fatto altrettanto e adesso è il turno del terzo Kim. In quella che può essere considerata una evoluzione progressiva, il Juche ha incluso in un primo momento alcuni precetti marxisti-leninisti applicati allo scenario coreano e il Songun, ossia la militarizzazione dello Stato per difendersi da ogni eventuale aggressione esterna.

L’attuale leader nordcoreano ha puntato su quella che gli esperti hanno definito Byungjin Line, una particolare linea politica che predilige sì lo sviluppo militare, ma affiancato a un altrettanto grande sviluppo economico e scientifico. L’esempio più evidente di quanto stiamo affermando è Pyongyang, la capitale del paese. Il cuore pulsante della Corea del Nord si è modernizzato e ora ha l’aspetto di una città futuristica, sul modello delle megalopoli cinesi. I cittadini, fatte le dovute proporzioni del caso, hanno accesso a prodotti fino a pochi anni fa impensabili, come smartphone, televisori e auto. La cura Kim ha dato nuovo vigore a un paese che adesso può iniziare a recitare la propria parte nello scacchiere globale.

I più grandi successi di Kim Jong Un, escludendo gli sviluppi miliari ed economici interni, si sono registrati in politica estera. Negli ultimi due anni Kim ha incontrato molteplici volte Donald Trump ma anche Xi Jinping e Vladimir Putin: cioè i tre leader massimi della scena mondiale a cui va aggiunto il presidente sudcoreano Moon Jae In. Per la prima volta in assoluto un presidente coreano ha avuto l’onore di sedere al tavolo di un omologo americano nel corso di un meeting. A

d Hanoi, in Vietnam, Trump ha elogiato Kim, definendolo un grande leader e riempiendolo di altri complimenti; in occasione del terzo incontro, avvenuto nella zona demilitarizzata, il tycoon è stato addirittura invitato a fare due passi in territorio nordcoreano. Xi e Putin hanno contribuito ad accrescere la legittimità politica di Kim. Ormai nessun analista o giornalista occidentale si azzarda più a definirlo “folle dittatore”.

Kim Jong Un ha incontrato Donald Trump tre volte. Il primo meeting ufficiale risale al 12 giugno 2018, quando a Singapore, sull’isola di Sentosa, i due leader si sono ritrovati faccia a faccia in un blindatissimo Capella Hotel. Si è trattato del primo storico incontro tra i capi di Stato dei due Paesi. Al termine del vertice bilaterale, Trump e Kim firmarono una dichiarazione congiunta con la quale Washington e Pyongyang si impegnavano a stabilire nuove relazioni diplomatiche al fine di raggiungere pace e prosperità, costruire una situazione tranquilla nella penisola coreana, denuclearizzare la Corea e rimpatriare i prigionieri dispersi nella Guerra di Corea (1950-1952).

Il secondo incontro, quello che avrebbe dovuto essere decisivo ai fini di un documento più forte che non una semplice dichiarazione congiunta, si è svolto al Metropole Hotel di Hanoi, in Vietnam, tra il 27 e il 28 febbraio 2019. Nella prima giornata il clima era disteso e i due leader hanno cenato insieme dopo aver proclamato di aver raggiunto un ottimo rapporto interpersonale. Il secondo giorno qualcosa è andato storto e sia Kim che Trump lasciarono in fretta e furia l’hotel senza firmare alcun documento. Secondo alcune indiscrezioni i colloqui sarebbero dirottati sul tema delle sanzioni, per altri a causa delle ingerenze di alcuni Falchi della Casa Bianca.

Dopo mesi di suspance, il 30 giugno 2019 Donald Trump ha approfittato del G20 di Osaka, in Giappone, per fare tappa in Corea del Sud. Poco prima di atterrare, scrivendo un tweet sul proprio profilo ufficiale, il tycoon ha invitato Kim per un incontro lungo la Zona demilitarizzata (Dmz) al confine tra le due Coree. Il leader nordcoreano accettò l’invito e si presentò, puntuale, all’appuntamento. L’incontro è stato molto mediatico, dal momento che ha permesso a Trump di attraversare il confine al villaggio di Panmunjom su invito di Kim, ma dal punto di vista diplomatico non ci sono stati passi in avanti. Al momento i negoziati con gli Stati Uniti sono finiti in un nulla di fatto.

Oggi Kim Jong Un ha completato la sua maturazione politica agli occhi della comunità internazionale. Se all’inizio del suo mandato l’erede di Kim Jong Il veniva considerato un folle dittatore, privo di ogni logica e irrazionale, adesso gli esperti sono concordi nel tessere le lodi del leader nordcoreano, diventato improvvisamente abile stratega. In particolare, gli analisti ritengono che Kim abbia giocato la sua battaglia a distanza con Trump nel modo migliore possibile, alternando minacce e aperture, ma soprattutto coprendosi con l’amicizia di personaggi come Xi Jinping e Vladimir Putin.

Molti avevano dubbi anche sulla tenuta della Corea del Nord, alludendo al fatto che Kim Jong Un non fosse pronto a ricoprire un simile ruolo. In realtà, pur giovanissimo, Kim è riuscito a dare un primo, piccolo slancio al sistema socio-economico nordcoreano. La strada da fare è ancora molto lunga, ma la salita sarà meno ripida in caso di fumata bianca con gli Stati Uniti.

Kim Jong Un sparisce dai radar l’11 aprile 2020. Da quel momento, proprio quando il Sars-CoV-2 sta iniziando a diffondersi in tutto il mondo, del leader nordcoreano si perdono le tracce. Venti giorni più tardi, il primo maggio, l’agenzia di stampa del Paese torna a parlare del presidente della Corea del Nord.

Kim avrebbe partecipato all’inaugurazione di una fabbrica di fertilizzanti vicino a Pyongyang. Foto e video mostrano il Grande Maresciallo parlare con i funzionari locali, sorridere e camminare all’interno dell’industria. Eppure molti osservatori sono perplessi. Quello raffigurato nelle immagini diffuse dai media nazionali, sostengono, potrebbe non essere il vero Kim.

Voci, indiscrezioni e speculazioni si susseguono giorno dopo giorno. C’è chi sostiene che Kim sia in fin di vita, chi dice che sia in stato vegetale e chi è convinto che il leader si sia rifugiato in una delle sue abitazioni per sfuggire alla furia del Covid.

Il 24 maggio Kim è apparso nuovamente in pubblico, mentre l’8 luglio è stato segnalato alla “guida di una cruciale riunione dell’Ufficio politico del Comitato centrale”. Non sappiamo perché il presidente nordcoreano abbia ridotto le sue uscite, né cosa sia successo nel periodo compreso tra marzo e giugno. Al momento Kim Jong Un sembrerebbe essere ancora al suo posto, alla guida della Corea del Nord, forte del supporto della sorella Kim Yo Jong.

Nel settembre 2022 Kim ha chiuso la porta ai colloqui per la denuclearizzazione e avvertito che la Corea del Nord non rinuncerà mai alle armi atomiche. La decisione è arrivata dopo l’approvazione di una legge che permette al governo nordcoreano di lanciare un attacco nucleare “automaticamente” qualora il Paese venisse attaccato da “forze ostili”.

La chiusura di Kim è inoltre arrivata al termine della seconda giornata di riunione dell’Assemblea Suprema del Popolo, il parlamento nord-coreano che ratifica le decisioni prese dal Partito dei Lavoratori da lui stesso guidato. Nel suo discorso, Kim ha attaccato gli Stati Uniti, accusandoli di volere rovesciare il suo Paese.

“Non rinunceremo mai alle armi nucleari e non c’è assolutamente nessuna denuclearizzazione, nessun negoziato e nessuna moneta di scambio” in questo processo, ha detto, citato dall’agenzia di stampa nord-coreana Kcna. L’obiettivo di Washington, ha proseguito, “non è solo quello di eliminare le armi nucleari stesse, ma anche di rovesciare il regime in qualsiasi momento costringendolo alla soppressione delle armi nucleari e a rinunciare o diminuire il potere di esercitare l’auto-difesa”.

La nuova legge, adottata dall’Assemblea Suprema del Popolo “con appassionati applausi dei partecipanti”, rivede e amplia una legge del 2013, permettendo attacchi preventivi nel caso venga rilevato un attacco imminente portato con armi di distruzione di massa o diretto contro gli “asset strategici” del Paese, tra cui la sua leadership e, ha detto Kim, ha come obiettivo quello di marcare una “linea irreversibile” sulle armi nucleari a disposizione del regime.

Accanto a Kim Jong Un è importante sottolineare il ruolo, sempre più importante, assunto dalla sorella Kim Yo Jong. Il volto di miss Kim è apparso sulle televisioni di tutto il mondo in occasione delle Olimpiadi invernali del 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud. Al di sotto del 38esimo parallelo, la donna ha incontrato il presidente sudcoreano Moon Jae In ed è stata fotografata insieme al vicepresidente americano Mike Pence.

Con il passare degli anni la sorella di Kim ha scalato diverse posizioni all’interno del sistema politico nordcoreano, fino a diventare alto funzionario del Comitato centrale (marzo 2014), direttrice del Dipartimento per l’agitazione e la propaganda del partito (luglio 2015) e membro supplente dell’ufficio politico (2017). Secondo alcune indiscrezioni Kim Yo Jong rivestirebbe anche una carica vice ministeriale non meglio specificata.

Dopo aver trascorso i primi mesi di pandemia al riparo da casi di Covid-19 (almeno secondo quanto riferito dalle autorità nordcoreane), anche la Corea del Nord si è dovuta arrendere al virus. Nel maggio 2022 Pyongyang era arrivata a contare un numero di casi positivi dpari a 262.270, in un Paese non vaccinato.

Nel corso di una riunione d’emergenza, Kim ha fatto appello alla “guerra totale” contro la diffusione del virus. “Un disastro”, il “più grave sconvolgimento che abbia colpito il nostro Paese dalla sua fondazione”, ha dichiarato il leader nordcoreano. Durante una riunione ad alto livello, i funzionari sanitari nordcoreani hanno comunicato che la maggior parte dei decessi segnalati nel Paese sono stati causati da overdose di farmaci e altre negligenze provocate dalla mancanza di esperienza medica. Pare che in quello stesso incontro Kim abbia criticato i funzionari sanitari del Partito dei Lavoratori per “incompetenza” e “irresponsabilità”.

Dopo settimane di incertezze, nell’agosto 2022, Kim ha dichiarato che la Corea del Nord ha ufficialmente vinto la sua battaglia contro il Covid. Dallo scorso 29 luglio in poi non si sarebbero infatti verificati casi sul suo nordcoreano. Certo è che, da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria globale, il Paese si è chiuso a riccio, tagliando quasi ogni rapporto con il mondo esterno.