Bruxelles, nel covo dei jihadisti

Bruxelles, nel covo dei jihadisti

È un anonimo edificio piastrellato di ceramica gialla, la casa dove si nascondeva Najim Laachraoui: il “terzo uomo” che insieme ai fratelli El Brakaoui ha realizzato l’attentato terroristico all’aeroporto Zaventen di Bruxelles.

La polizia lo ha catturato ieri con un blitz a sorpresa al quinto piano di un condominio fatiscente, al termine di un assedio vinto a suon di colpi d’ariete e sfollagente.

Nemmeno un giorno dopo il raid, la casa delle piastrelle gialle è tornata ad essere quel che era prima dell’intervento della polizia: una dimora di fantasmi.

Quando arriviamo all’angolo tra le vie Max Roos e Maurice des Ombiaux, il palazzo è circondato da una piccola folla di curiosi, che si mischiano a qualche giornalista guardingo. Nessuno si accorge che il portone, un po’ in ombra, è leggermente socchiuso e basta una debole spinta per scivolare nell’atrio.

Con noi penetra all’interno una troupe dell’emittente britannica Channel 4. Iniziamo a salire le scale con cautela, scansando le schegge di legno e i pezzi d’intonaco lasciati nel corso della lotta tra Laachraoui e la polizia.

Piano dopo piano, i segni della battaglia si fanno via via più evidenti: porte sfondate, stipiti divelti dal piede di porco, piastrelle spezzate.

Il terrorista si era asserragliato all’ultimo piano il quinto, dietro una porta ancora sigillata dal nastro dei poliziotti. Sul pianerottolo, la botola che conduce al tetto è aperta. Forse un ultimo, disperato, tentativo di far perdere le proprie tracce fra comignoli e balconi.

L’appartamento adiacente è spoglio di ogni cosa, i muri tinteggiati di fresco e i caloriferi appena installati. Iniziamo ad aggirarci per le stanze con la telecamera, quando dalla tromba delle scale arriva il suono di voci concitate che gridano in francese.

Nemmeno il tempo di realizzare quello che sta succedendo e tre uomini piombano nella stanza: un operaio di mezza età belga e due adolescenti arabi ancora imberbi. Forse abitanti dello stabile, forse conoscenti – la parola “amici”, ora, è impronunciabile – di Laachraoui.

Ci corrono incontro, uno dei ragazzi stringe in mano un bastone: “Dégager, dégager”, ci urla addosso mentre tentiamo di schivare i colpi. Andatevene, via, fuori di qui.

Fuori dal portone si è radunata una folla di telecamere attirata dal frastuono, che non fa che scatenare la furia dei tre uomini. L’operaio si scaglia contro un operatore colpendolo al petto, mentre i ragazzini tentano di danneggiare le telecamere gettandovi contro dell’acqua.

La furia dei tre viene placata solo dall’intervento della polizia, ma la tensione rimane altissima. Come forte è il sospetto che gli aggressori dei giornalisti volessero quasi vendicarsi. Fino a ieri ospitavamo un terrorista, ma nessuno veniva a disturbarci.