Tra carità e tecnologia
Il volto nascosto dell’India

Tra carità e tecnologia: il volto nascosto dell’India

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(Amritsar) Il tempio d’oro è circondato dall’acqua. Materia e spirito, l’eterna lotta. Quattro porte, una per ogni punto cardinale, dalle quali può entrare chiunque. Non importa che tu sia sikh, cristiano o musulmano. O a quale casta tu appartenga. L’ingresso è per tutti. È qui che oltre un milione di persone si riversa ogni giorno per mangiare. A pochi passi dal Pakistan, Amritsar si trova infatti in Punjab, sta crescendo molto velocemente: “Adesso la situazione è molto buona”, racconta Gaganpreet Sing, fondatore di un’associazione di giovani imprenditori che hanno una stessa mentalità e si aiutano a vicenda senza farsi (troppa) concorrenza. “Il governo che migliora, le nuove tendenze in arrivo, tutti i governi stanno sostenendo i giovani imprenditori perché comincino a lavorare in proprio. Stiamo ottenendo ottimi risultati in tutte le sezioni”. 

Il centro di tutto è il tempio d’oro, che è diventato non solo una vera e propria meta spirituale ma anche turistica. Siamo noi però a chiamarlo così. Il suo nome corretto, infatti, è Harmandir Sahib, il cui significato è “tempio di Dio”. Acqua santa lo circonda. E bisogna passare dall’acqua prima di entrare. Il rito è uguale per tutti: bisogna lavarsi i piedi e coprirsi la testa. Le due estremità del corpo, quelle che ci tengono ben piantati a terra e che ci proiettano verso il cielo: “Il tempio d’oro è stato premiato come la più grande ong del mondo”, prosegue Gaganpreet Sing: “Hanno la più grande mensa gratuita, aperta 24 ore su 24. Non fa distinzione tra le religioni e le caste. Tutti hanno sogni simili e vogliono ottenere qualcosa nella vita. Abbiamo le opportunità giuste. L’obiettivo finale è quello di far emergere la città di Amritsar sul mappamondo”.

Ed è proprio quello che sta accadendo. Non solo ad Amritsar, ma in tutta l’India. Sono infatti sempre di più le città che stanno acquisendo importanza a livello internazionale. Non solo la capitale, Nuova Delhi. Ma anche le città più remote del Paese, spinte da un’importante crescita economica dovuta principalmente allo sviluppo tecnologico. “Gestisco due aziende. La prima si chiama 3rdi tech, ed è una delle prime aziende di semiconduttori in India”, afferma Vrinda Kappor. “Siamo un’azienda di settori d’immagine, il che significa che progettiamo i chip o i semiconduttori che servono per qualsiasi cosa. dai cellulari alle automobili.

L’altra nostra azienda, 114AI, è un’azienda di infrastrutture dati. Negli ultimi anni abbiamo lavorato per risolvere il problema dei big data nello spazio. Man mano che lo spazio diventa più democratizzato in tutto il mondo, come possiamo creare un sistema di gestione del traffico che renda lo spazio sicuro per le future generazioni?”. È una domanda che sembra lontana nel tempo, ma che in realtà è già presente. Perché ad est la tecnologia fa passi da gigante ogni giorno. E richiede nuove risposte sia in termini di gestione sia per quanto riguarda la sicurezza “L’India è uno degli hub di ingegneria più grandi e in espansione del mondo”, prosegue Vrinda Kappor. “Produciamo il 20% della manodopera ingegneristica mondiale per le tecnologie critiche ed emergenti. L’anno scorso, il primo ministro Narendra Modi e il presidente Joe Biden hanno firmato un’iniziativa per le tecnologie critiche ed emergenti. In modo che vengano sviluppate per dare nuova possibilità all’uomo, non tecnologie solo per scopi bellici e distruttivi”. 

Una nuova India sta emergendo. Un nuovo Paese ricco di potenzialità. A nord di Amritsar c’è Srinagar, la città tagliata da ampi canali, tanto che qui viene paragonata a Venezia. Si trova in una delle regioni più complesse dell’India: il Kashmir eternamente conteso.  “Sono il capo ingegnere di Srinagar Smart city limited”, racconta Ahmad Kakroo. “L’idea della smart city è cosa le persone si aspettano dalla propria città, in termini di infrastrutture, conservazione del patrimonio culturale, conservazione dei bacini idrici. Vogliamo che si integri con il carattere della città di Srinagar: il patrimonio culturale e il turismo insieme”.