
La missione dell’India
Sfida all’inquinamento e sviluppo tecnologico: la missione dell’India
“Il mondo è interconnesso. Respiriamo tutti la stessa aria. Tutti sono colpiti dalle questioni ambientali, tutti dovrebbero partecipare. Non è un compito che spetta a pochi ambientalisti. A gennaio del 2023 abbiamo lanciato la nostra prima app ambientale”, racconta Saurabh Gupta, fondatore e direttore di Earth5R. “La nostra è principalmente un’organizzazione guidata dai cittadini: gruppi di cittadini, giovani, studenti universitari. In Earth5R abbiamo un grande comitato di cittadini, più di mille persone che lavorano in diversi Paesi. Quello che stiamo facendo è che avremo diversi moduli, quindi una cosa che le persone fanno è, prima di tutto, analizzare il proprio stile di vita. Imparano a conoscere i problemi e imparano come agire su questi temi”.
L’India è uno dei Paesi che inquina di più al mondo. È terzo nella classifica mondiale, dopo Cina e Stati Uniti. Tuttavia, nell’ottica di ammodernamento della nazione e con l’intenzione dii ridurre i danni all’ambiente, sono diverse le iniziative volte a migliorare la situazione portate avanti dal gigante asiatico. Sia da parte del governo, sia dei singoli.
“L’acquaponica è un metodo di coltivazione pulito e verde. Gestisco Landcraft Agro” – dice Mayank Ggupta, fondatore e direttore di ctm&cmocon – “dove utilizziamo la tecnologia dell’acquaponica per coltivare verdure a foglia verde, erba e frutta. È la più grande fattoria acquaponica dell’India”.
Ma cos’è l’acquaponica? Questo termine comina le parole acquacultura e idroponica e, dove vengono coltivate le piante si allevano anche i pesci. “Uno dei nostri obiettivi più importanti” – prosegue Mayank Ggupta – “è quello di educare un maggior numero di agricoltori a tecniche migliori, che possono utilizzare per coltivare, per raccogliere ed esportare i loro prodotti. Abbiamo la visione di un’India più pulita e più verde”.
In quell’eterna dicotomia che caratterizza il Paese, accanto alle attività più tradizionali come l’agricoltura, si affianca la tecnologia. Sono numerose infatti le start-up indiane. “Nell’Iit Hydrabad campus, abbiamo un incubatore tecnologico, che supporta le start-up fondate da professori”, afferma Kiran Kuchi, Ceo e fondatore di Wisig networks. “Abbiamo colto questa opportunità e ho avviato un’azienda deep tech wireless chiamata Wisig networks. Abbiamo realizzato prodotti 5G all’avanguardia. Stazioni base 5G che vengono inserite nell’infrastruttura cellulare, un chip chiamato Nano band Iot. Questo chip consente ai sensori di collegarsi a Intranet. Il cosiddetto ‘Internet delle cose’. Il nostro lavoro per il 5G si evolverà da questo, 5G avanzato e 6G nei prossimi 5/10 anni. L’India ha dato il suo contributo nel definire la visione del 6G. Volevamo questa grande connettività rurale. Oggi abbiamo la connettività ma non è ancora disponibile ovunque e in qualsiasi momento. Ora tocca agli innovatori esprimere la propria vocazione e risolvere queste sfide”.