La piaga del turismo sessuale in Nicaragua

La piaga del turismo sessuale in Nicaragua

Davanti alla chiesa della Madonna di Guadalupe un carro nero trainato da cavalli procede a rilento. Un gruppo di donne con il volto velato adegua il passo alla marcia intonata dalla banda per il funerale. Nicaragua, anno 2017. Sembra di stare in un altro secolo. È come se il tempo si fosse fermato. Le splendide architetture coloniali, costruite cinquecento anni fa dagli spagnoli, sono ancora lì. Tale e quale è rimasta anche la natura. Il vulcano Mombacho fuma in lontananza, e per chi non se la sente di risalirne le falde, resta l’alternativa di navigare il lago Cocibolca. Si dice abbia 365 isole, una per ogni giorno dell’anno, un regalo del grande vulcano Mombacho. Città a tinte forti, Granada, passa con estrema facilità dal chiaro allo scuro. Bella come poche è una delle mete turistiche più frequentate del Nicaragua, accoglie più di mezzo milione di visitatori l’anno, ma si trova a fare i conti con un drammatico incremento della prostituzione sessuale commerciale. Secondo i dati dell’Ong Aconifa, circolano ogni giorno almeno cinquanta bambine e bambini che si trovano in una situazione di schiavitù sessuale, vittime di un turismo senza scrupoli, prevalentemente straniero.

La dimensione del problema sfugge alle stime. Per la Federatiòn Coordinadora Nicargüense de Ong (Codeni), che lavora per la protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, circa 20mila minori nicaraguensi sono vittime di sfruttamento nelle sue molteplici manifestazioni: pornografia, pedofilia, prostituzione, tratta. A Granada il crimine più odioso si consuma in pieno centro cittadino. Tra i vicoli che ospitano la movida si aggirano le “chicleras”, ragazzine tra i 12 e i 17 anni, che smerciano per pochi dollari frutta e chincaglierie. In realtà, per alcune di loro, quella è solo una “copertura” per trovare un cliente a cui vendere il proprio corpo. L’adescamento è questione di pochi minuti. Nessuna domanda sull’età, malcelata dal trucco pensante. Attorno tanti occhi che scambiano l’orrore per normalità. Un’epidemia difficile da arginare. Il denaro compra il silenzio e dietro al marcio dei rapporti forzati, legati alla perversione del singolo, si nasconde l’incubo di reti strutturate di pedofili, come testimoniano alcuni arresti balzati agli onori della cronaca.

“Lo sfruttamento sessuale infantile remunerato si manifesta sopratutto nella produzione di materiale pedopornografico e turismo con finalità sessuale. In un sondaggio realizzato con l’Unicef è stato rilevato come Granada venga considerata una destinazione proprio per questo tipo di scopo” spiega Karla Sequeira di Aconifa. Un marchio infamante quanto inaccettabile per la città, che nel 2004 ha spinto le istituzioni a una forte presa di posizione. L’Unicef, insieme all’Istituto Nicaraguense del Turismo (Intur) e alla Camera Nazionale del Turismo (Canatur), ha varato il Codice di Condotta per la protezione di bambine, bambini e adolescenti contro lo sfruttamento commerciale sessuale di matrice turistica. Tra i firmatari agenzie di viaggio, compagnie di trasporto, ristoratori e albergatori. Grazie all’opera di educazione, fatta attraverso il protocollo, è stato recentemente smantellato un traffico di adolescenti tra Granada e Masaya, inoltre, in un hotel granadino, è stato sequestrato del materiale che ritraeva minorenni.

Marzia Ferrone

“Il lavoro per incentivare il turismo responsabile continua. Il Codice di Condotta è stato il primo passo per dare vita a una serie di azioni calate nella dimensione locale, per sensibilizzare le strutture ricettive e creare un cambio di mentalità. È fondamentale veicolare l’idea che ospitare un turista che vuole portarsi in camera un minore, non è un vantaggio per i propri affari, ma un danno per l’immagine dell’attività” sottolinea Grisel Camille, di Canatur, che sta cercando di includere nelle politiche di contrasto anche le strutture extra-alberghiere, come le 124 case granadine affittate con Airbnb.

Chi viene violato nell’età del gioco è spesso vittima tre volte: del turista che ne compra l’innocenza, della connivenza famigliare e anche di una buona dose di complicità sociale. In Nicaragua il 68% degli abusi a danno di minori avviene tra le mura domestiche. Povertà, disgregazione familiare, assenza di spazi ricreativi sono fattori che alimentano la domanda.

“La cosa più difficile è supportare le vittime, renderle consapevoli di aver subito una violenza e di non considerarla un lavoro. Questo processo di riappropriazione di sé è lungo e faticoso. Per spezzare la catena occorre coinvolgere anche la famiglia così da avviare un effettivo cambiamento culturale” aggiunge Sequeira. Una rivoluzione dal basso alla quale contribuisce il Centro Carita Feliz, realizzato nel 2001 dal filantropo Peder Kolind, console onorario di Danimarca in Nicaragua. Il signor Kolind ha costruito una struttura che accoglie ogni giorno un migliaio di bambini, serve ogni anno 100.000 pasti e organizza quotidianamente corsi di danza, matematica e laboratori manuali gratuiti. Alle varie attività prendono parte bimbi dai 3 anni in su. “Il nostro obiettivo è dare agli alunni una visione differente, attraverso l’arte si impara la disciplina, si prende consapevolezza del proprio corpo e questo aiuta a prevenire le gravidanze precoci e la prostituzione minorile. Non da ultimo i bambini instaurano un rapporto di fiducia con i loro professori, teniamo sempre alta la guardia e siamo pronti a intervenire se necessario. Abbiamo avuto un caso di sfruttamento sessuale, lo abbiamo denunciato al Ministero della Famiglia, attivando una rete di protezione a tutela del minore” racconta una responsabile. L’arte genera bellezza e allontana il degrado.