I minori in carcere sono alla ricercadi una nuova vita
“Due anni fa ho commesso un grave errore. Oggi ho saldato il conto con la giustizia e sono una persona diversa”. Il sorriso timido di Marìa, 18 anni e un paio vistosi orecchini dorati a incorniciarle il viso, invade lo stanzone del Ministero della Salute nel Dipartimento di Carazo, a circa due ore dalla capitale Managua. Nella grande sala trenta ragazzi in conflitto con la legge stanno condividendo la loro esperienza di giovanissimi detenuti.
Marzia Ferrone
Il carcere li ha segnati nel profondo, ognuno in modo diverso. “Mentre scontavo la pena ho avuto l’opportunità di proseguire gli studi e di questo sarò sempre grata” aggiunge Marìa, togliendo dall’imbarazzo Lucas, 15enne che si tiene la testa tra le mani e non riesce a parlare. “Una volta uscito di galera sogno di poter diventare un medico” aggiunge Garcia, coprendosi le lacrime con un fazzoletto. “Io vorrei fare il poliziotto, per combattere la corruzione del nostro Paese” aggiunge Fernando, facendo sobbalzare gli agenti penitenziari che sorvegliano il gruppo di detenuti. Risuonano altre voci, sullo sfondo la bandiera rossa e nera del Fsln. simbolo del Fronte sandinista di liberazione nazionale, il movimento rivoluzionario che fece crollare nel 1979 il regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle, e che oggi continua a vivere nel sempreverde leader Daniel Ortega.
Furto aggravato, lesioni e traffico di droga sono i principali reati che vengono commessi da minori in Nicaragua. I più esposti ad entrare in conflitto con la legge sono gli adolescenti che vivono in contesti familiari contrassegnati da povertà, abusi, crisi genitoriale e alcolismo. Attualmente nel Paese esistono otto centri penitenziari e, secondo le fonti ufficiali, accoglierebbero circa 7.200 detenuti, ma i numeri reali sarebbero ben più elevati: si parla di oltre 12.000 detenuti solo nella città di Managua. I minori rappresentano il 3,3% della popolazione carceraria e l’assenza di politiche sociali e di investimenti indirizzati al recupero, rischia di trasformare le carceri in luoghi “impenetrabili”, altamente esposti alla violazione dei diritti umani. Rappresenta un’eccezione positiva il Dipartimento di Carazo dove da dieci anni Terre des Hommes (Tdh) ha intrecciato una stretta collaborazione con la Corte Suprema de Justicia, il Ministerio de Gobernación e la Fiscalía de la República, per incentivare educazione e reinserimento socio-lavorativo dei ragazzi e delle ragazze che hanno violato la legge.
Marzia Ferrone
“La mia funzione è ben definita dal diritto: devo stabilire se ci sia o meno una responsabilità penale da parte del minore e comminare la relativa sanzione. Allo stesso tempo la misura restrittiva deve essere accompagnata da un processo di educazione e di prevenzione del delitto per abbattere il rischio di recidiva” spiega Miriam Carolina García Santamaría, giudice del Distretto Penale per Adolescenti di Carazo. Questa realtà virtuosa è riuscita a creare un percorso di sostegno in seno al carcere minorile che nell’ultimo decennio ha affiancato più di 300 minorenni. “È fondamentale considerare i bisogni speciali di ogni adolescente che ha infranto la legge” conclude José Manuel López Mora, Assistente dei Progetti di Tdh “non esiste solo l’aspetto sanzionatorio, cerchiamo di avviare un dialogo con il minore e con la sua famiglia, lavorando sull’istruzione ma anche sull’autostima e sulla pianificazione della vita futura per poter uscire dal disagio”. Non c’è altra strada possibile in un Paese dove il 42% della popolazione non raggiunge i 19 anni. Lavorare sul recupero dei minori rappresenta il miglior investimento per il domani.