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Fotografie di
Qualche anno fa Sam Delaney, sul Telegraph, si interrogava sugli effetti di una crescente società paranoica, sempre più incline a non tollerare vere o presunte interferenze da parte dei fotografi che, armati di fotocamera, si aggirano per le città in cerca di qualche buono scatto. La tendenza non si è arrestata.
L’avvenuta digitalizzazione della fotografia, con il sostanziale azzeramento dei costi di produzione dell’immagine, e soprattutto, la possibilità di fotografare attraverso gli smartphone hanno in qualche modo reso tutti fotografi.
Se si aggiunge che l’immagine è immediatamente condivisa in rete, postata e circolarizzata sui social ad un numero potenzialmente illimitato di persone, ce n’è abbastanza, se non per giustificare, almeno per comprendere il timore per l’intrusione nella propria privacy. Di qui la crescente difficoltà, per il fotografo, di operare in modo che solo qualche decennio fa sarebbe stato per lo più ignorato, se non addirittura guardato con antipatia.
Se si guarda con gli occhi di oggi le fotografie scattate negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta (si pensi agli “umanisti” francesi, o anche alla fotografia americana di Life), ci viene da sorridere pensando con quale accoglienza lo strumento fotografico veniva considerato. Oggi vale il contrario.
Quantomeno nelle città europee e nordamericane la regola è di venir guardati con sospetto o peggio. Se poi intorno vi sono dei bambini, l’avversione rischia di diventare violenta, quasi che dietro ogni fotografo si celi in realtà un pedofilo. E non ci soffermiamo sul fatto che sono quegli stessi genitori, molto spesso, a postare sui social le immagini dei loro figli.
Lo stesso dicasi per le problematiche connesse al diritto d’autore. Il file fotografico, circolando sul web, se da una parte ha reso enormemente più fruibile la diffusione e la conoscenza del lavoro degli autori, dall’altro li espone alla sottrazione e manipolazione delle proprie opere. Ciò anche per la generale (ma errata) credenza che tutto quello che si trovi in rete sia di fatto di pubblico dominio, e quindi liberamente utilizzabile.
Un aiuto concreto ci giunge da un recente libro: Manuale di Sopravvivenza per fotografi: diritti, obblighi, privacy (Emuse, 2019) in cui l’autore, Federico Montaldo (avvocato e fotografo), affronta e spiega, con linguaggio accessibile a tutti e con la descrizione molti casi giudiziari, le più significative tematiche giuridiche con le quali il fotografo, professionista o amatoriale, può venire a confrontarsi.