Cosa resta della Bulgaria comunista
La Bulgaria, come la gran parte dei paesi dell’est Europa, vive fino al 1989 sotto l’influenza sovietica e del comunismo sovietico. È una delle nazioni, fino a quell’anno, inserite nell’egida del patto di Varsavia e legata a doppio filo dunque con il Cremlino. La storia è poi ben nota: crolla il partito comunista, inizia una stagione volta al riavvicinamento all’occidente ed alla Nato. Sofia entra poi nell’Ue nel 2007, uno degli ultimi paesi a farlo. La domanda a cui tenta di rispondere nel suo reportage Guido dell’Orco è: “Cosa rimane della Bulgaria comunista oggi?”.
Il reportage, girato nel luglio del 2018, va alla ricerca del passato del paese balcanico e, in particolare, delle tracce sia fisiche che sociali del dissolto regime comunista. In Bulgaria, di quell’epoca, resta soprattutto un simbolo che sembra un disco volante abbandonato nel cuore dei Balcani: il Buzludzha Monument. Si tratta di un’immensa struttura in cemento ed acciaio fatta erigere dall’ex leader comunista, Todor Živkov, sui monti Buzludzha. Il luogo non è affatto casuale: è quello dove i bulgari nel 1861 hanno sconfitto gli ottomani. Un monumento tanto dimenticato da sembrare quasi sfuggito dalle grinfie della storia: scritte e simboli sono gli stessi fatti apporre durante il comunismo. Tutto è rimasto così com’è: ecco il punto dove è possibile rintracciare quella Bulgaria che oggi non c’è più.