Albania: tra modernizzazione e resistenze
“L’Albania sta diventando la Colombia d’Europa”: esordisce con questa dichiarazione dell’ex primo ministro albanese, Sali Berisha, Giovanni Masini nel suo reportage da Tirana datato marzo 2017. Ed in effetti dal lavoro di Masini si evince come il paese balcanico oramai abbia numero esorbitanti sia in relazione all’esportazione che al consumo di sostanze stupefacenti. Ad essere prodotta è soprattutto la cannabis, che dai porti albanesi finisce dritta in Italia dopo aver attraversato con navi di linea e non solo il mar Adriatico. Un commercio che, secondo gli ultimi dati riportati nel reportage, varrebbe qualcosa come due miliardi di Dollari.
Guadagni ingenti, con la cannabis vera e propria piaga sociale nel paese. La produzione della cannabis risale ai tempi del leader comunista Hoxha: come spiega Giovanni Masini, dopo la rottura negli anni ’70 con la Cina, l’Albania ha fretta di reperire nuove fonti di sostentamento per le casse pubbliche. Da qui, arriva l’incoraggiamento all’uso della cannabis prodotta dallo Stato: non solo legalizzata, ma anche fatta diventare elemento di uso comune, data addirittura ai bambini per farli addormentare.
Nel mentre, l’albania guarda ancora con speranza all’integrazione nell’Unione Europea come stimolo per la lotta contro il malaffare e stimolo alla modernizzazione del Paese. Il popolo albanese sembra nutrire grande fiducia nei confronti delle istituzioni comunitarie, ma conoscono fino in fondo questa realtà?