Il paese dove nascono solo donne
Sambuco (Cuneo). Un reporter parte per raccontare una storia. Si documenta, legge, guarda video e si informa. Fa il suo lavoro, insomma.
Compulsa ossessivamente Internet, dove ogni informazione è a portata di mano. Tutto è pronto. Si parte. Destinazione Sambuco, provincia di Cuneo, 46.8 chilometri quadrati, il Paese dove, dal 1973, nascono solamente donne.
Lo stesso reporter arriva a Sambuco e scopre che la verità è un’altra: qui nascono e vivono anche gli uomini, come in qualsiasi altra parte della terra. È tutto finto. Il reporter apre internet e si va a rivedere il documentario su questo paese. Rilegge la didascalia. Strabuzza gli occhi: è un “documenteur“. Che non significa solamente “documentario” in francese, ma indica qualcosa di più: un documentario fake, inventato per raccontare una storia bella, così bella che, però, è stata inventata a tavolino. È tutto da rifare, quindi.
Che fine ha fatto la migrante incinta che, convinta di avere un figlio maschio, ha partorito una femmina non appena è arrivata a Sambuco? È davvero tutto finto? Sì. Purtroppo. È l’epoca delle fake news, dove la realtà si mescola alla fantasia e, talvolta, anche all’inganno. Ma allora, in questo paesino non c’è nulla da raccontare? Tutti quei chilometri macinati con la macchina sono stati inutili? E il falco che ha sequestrato il drone che mi sono portato dietro per le riprese aeree è solo fantasia? No, purtroppo è realtà. E i chili di attrezzatura sono stati un peso per nulla? No. A Sambuco, infatti, c’è Marta.
Ha scelto di vivere in questo paesino a pochi chilometri dalla Francia 9 anni fa: “È l’unico posto in cui vorrei stare. Qui ci sono la mia casa e le mie radici“. Marta è tornata alle origini, ha deciso, assieme al marito, di allevare capre per produrre formaggi. Ma la burocrazia non li aiuta: “Ho parlato con i miei colleghi francesi e loro riescono a far tutto con maggior facilità. Qui, per poter mettersi in regola e cominciare a lavorare, ci vogliono almeno sei mesi e a volte non hai neppure il tempo per farlo. Quando un datore di lavoro ha bisogno di manodopera a volte non riesce nemmeno a trovare il foglio per il contratto, tanto la burocrazia è complessa”.
Marta ha fatto una scelta controcorrente. “Ma se decidiamo di andarcene tutti, cosa rimane? Abbiamo il dovere, e forse anche un po’ il diritto, di rimanere nel nostro Paese, e di lottare di più per ottenere quel che ci spetti”. E ha ragione lei. A volte, un reporter deve seguire, suo malgrado, una storia falsa per trovare un po’ di verità.
TRASPARENZA
Questo reportage è stato realizzato con il sostegno dei lettori. Qui di seguito tutte le ricevute delle spese sostenute dal reporter