Mi tular
Io sono il confine

Mi Tular

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“Mi Tular” in antico etrusco significa “Io sono il confine”. In questo lembo di terra ghiacciata incastonato nel Mar Glaciale Artico orsi polari e uomini si contendono un confine invisibile. La parola “Tular” riporta alla mente il mito dell’Ultima Thule, l’ultima isola al di là del mondo conosciuto.

Veduta di Longyearbyen dall’alto

Le isole Svalbard, arcipelago del Mar Glaciale Artico, sono il luogo stabilmente abitato più a nord del mondo. Localizzate fra il 78° e l’81° parallelo nord, fra il Mare di Barents e il Mar di Norvegia, queste isole, dove d’inverno la temperatura scende fino a -35°C e il sole non sorge da metà a novembre a fine gennaio, sono conosciute principalmente per la maestosità dei ghiacci e per la presenza di quelli che sono definiti i veri padroni di queste terre: gli orsi polari.

Il nome “Svalbard” significa appunto “costa fredda”. Eppure, ben lungi dall’idea di deserto artico che popola l’immaginario collettivo, queste isole rappresentato una sorta di realtà utopica. Qui convivono 43 nazionalità suddivise fra 2.500 abitanti.

Pong, thailandese, vive alle Svalbard e lavora come cameriere

Una società variegata e multietnica presente sull’arcipelago grazie al Trattato delle Svalbard, firmato il 4 febbraio del 1920 da quattordici Paesi: Norvegia (che detiene una sorta di “supremazia territoriale”, una sovranità sul territorio nonostante le Svalbard mantengano una certa autonomia e non tutte le leggi norvegesi possono essere applicate) e poi Stati Uniti d’America, Danimarca, Francia, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Gran Bretagna, India, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Sudafrica e Svezia. Oggi i firmatari si sono allargati a 46, fra i quali anche la Corea del Nord. In particolare, il trattato stabilisce la demilitarizzazione dell’arcipelago e concede a tutti i Paesi firmatari di avviare attività commerciali sull’arcipelago. In particolare l’articolo numero 3 del Trattato sancisce la piena libertà di diventare cittadino legittimo senza necessità di visto.

In un luogo dove non si nasce e non si muore, o meglio non si può venire seppelliti a causa del permafrost per cui i defunti vengono tutti trasferiti su terra ferma o fan ritorno al proprio Paese di origine, è venuta a crearsi una comunità diversa da ogni altra presente nel resto del mondo. Minatori, scienziati, pompieri, filosofi che per sbarcare il lunario fanno gli idraulici, insegnanti di scuola che sono anche guide con i cani da slitta.

Astrid, guida turistica. Vegetariana, ha imparato a sparare e va a caccia di renne perché in un posto tanto estremo si deve essere pronti a tutto

Dove la natura domina, l’essere umano trova un nuovo modo di sopravvivere. Ruolo, identità, storia personale, storia collettiva: tutto questo assume una nuova forma e contribuisce a far si che le Svalbard rappresentino, ad oggi, uno dei pochi luoghi al mondo privi di confini geografici e identitari.

In questo avamposto umano ai confini del Polo Nord trovano poi spazio due delle imprese più sorprendenti che l’uomo ha concepito: in un luogo dove non si nasce e non si muore, o meglio non si può venire seppelliti, luogo dunque dove è difficile immaginare l’idea di porre radici, esistono due strutture che contengono tutta la memoria del mondo.

Famoso in tutto il mondo, il Global Seed Vault, la “banca dei semi”, trova la sua sede proprio a Longyearbyen. Definito da Josè Barroso (politico e accademico portoghese) una sorta di “Giardino dell’Eden ibernato”, questo edificio ha la funzione di fornire una rete di sicurezza contro la perdita botanica accidentale del “patrimonio genetico” delle sementi. Ad oggi, a causa del cambiamento climatico, il Global Seed Vault è a rischio: è stato necessario infatti provvedere a aumentare i sistemi di refrigerazione a causa dello scioglimento dei ghiacci.

Veduta di Pyramiden

Custodito poi in una miniera in disuso, la Gruve 3, trova spazio l’Arctic World Archive. Progetto innovativo realizzato dalla società norvegese Piql, mira a conservare “tutta la memoria del mondo”. La Piql ha infatti creato una pellicola in un polimero dalla formula segreta fatta per durare sino a 500 anni ma, con le condizioni presenti nell’artico, si punta alla conservazione dei dati per un millennio. Sulle pellicole infatti, vengono riversati dati quali film, scritti, dipinti, fotografie e tutto ciò che l’essere umano ha prodotto e che forma la nostra memoria storica e identitaria. A riversare i propri dati in questa sorta di archivio mondiale, anche Esa, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Archivio Alinari e la Cineteca di Bologna.

Sull’arcipelago due sono i centri abitati più popolosi: Longyearbyen, con circa 2mila abitanti, e Barentsburg, la cui popolazione si aggira attorno alle 500 persone, minatori russi e ucraini con le loro famiglie.

Entrambe le cittadine hanno una miniera di carbone ancora attiva.

Minatori russi nella città mineraria di Barentsburg

Esistono poi altri piccoli insediamenti come Pyramiden, ex cittadina mineraria dedita all’estrazione del carbone (come tutte le miniere presenti sull’arcipelago). Una sorta di Ghost Town fondata nel 1910 da minatori svedesi e venduta poi alla compagnia mineraria Russkij Grumant e in seguito, nel 1930, alla Arktikugol che tutt’ora ne è proprietaria, pur rimanendo Pyramiden terra norvegese.

Veduta di Pyramiden

A Pyramiden oggi vivono tra le 6 e le 11 persone che si occupano di custodirla e accogliere i pochi turisti che mediamente restano qui solo il tempo di visitare gli edifici ormai abbandonati. E’ possibile tuttavia restare a dormire a Pyramiden, nell’unico hotel presente nella Ghost Town dove, fra l’altro, vivono una parte dei residenti di questa città aggrappata al ghiacciaio. La particolarità di Pyramiden infatti, è anche dovuta alla posizione: l’insediamento infatti fronteggia il ghiacciaio di Nordenskjøldbree dove è possibile avvistare, a pochi metri, orsi polari e foche.

Infine c’è Ny-Ålesund (letteralmente “Nuova Ålesund”), un insediamento situato a nord- ovest dell’isola, che ospita essenzialmente ricercatori scientifici. Il massimo di persone che qui vivono sale a circa 200 in estate e 30 in inverno. È proprio qui che Kim Holmen, Direttore Internazionale del Norwegian Polar Insistute, conduce molte delle sue ricerche insieme agli studenti dell’università di Longyearbyen.

Kim Holmen davanti al Mar Glaciale Artico: “Il mondo ha bisogno di bellezza”

Fra i vari centri abitati non esistono strade: Barentsburg, Pyramiden e Ny-Ålesund sono raggiungibili durante il periodo estivo via nave oppure, in inverno, con lunghi viaggi in motoslitta o con un elicottero. Muoversi alle Svalbard comporta una serie di precise regole e precauzioni: fuori dal centro abitato infatti, non è possibile camminare senza avere con se un fucile. Il confine sicuro, a Longyearbyen, termina a circa 200 metri dopo l’ultimo edificio abitato.

Oltre il confine sicuro, si può andare solo armati

Nell’arcipelago infatti, gli orsi polari superano numericamente gli abitanti per questo è necessario avere con sé un’arma e una pistola lancia razzi.
Ottenere un fucile alle Svalbard non è difficile: qui infatti, non è necessario un porto d’armi. Qualora si volesse noleggiare un fucile infatti, la procedura prevede che si faccia richiesta all’ufficio del Governatore (il Sysselmannen). Viene richiesta la fedina penale e, una volta arrivati in uno dei negozi che noleggiano armi sull’isola, si viene sottoposti a un corso e a un esame atto a provare la propria capacità di utilizzare correttamente l’arma.

Lanciarazzi: utile in caso di avvistamento orsi. Sparare deve essere l’ultima possibilità

Un’altra particolarità delle Isole Svalbard è che la vendita dell’alcol è razionata: ogni cittadino infatti, possiede una tessera da far timbrare ogni qualvolta acquisti superalcolici e birra. Solo il vino non è soggetto a limitazioni in quanto, all’epoca dei primi insediamenti, era a disposizione solo dei dirigenti della compagnia mineraria a causa dei costi elevati.