Lo Huanan Seafood Wholesale Market è ancora al suo posto, incastonato tra la New China Road e la Development Road, due delle strade più trafficate di Wuhan. Il presunto Ground Zero della pandemia di Covid-19, dove tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 furono ricostrati i primi casi di pazienti contagiati dal virus Sars-CoV-2, è tornato sotto la luce dei riflettori.

Una ricerca pubblicata dalla rivista Science ipotizza che l’intera emergenza globale possa essere realmente iniziata tra i banchi del “mercato del pesce di Wuhan”. Non solo: il famigerato paziente zero – in realtà un termine giornalistico usato erroneamente per indicare il soggetto responsabile della diffusione di una malattia infettiva – sarebbe una donna venditrice dell’ormai ex mercato ittico di Huanan, ammalatasi l’11 dicembre 2019. E non, come sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), un uomo che viveva a qualche chilometro di distanza dal wet market cittadino.

Serviranno studi approfonditi per chiarire il mistero del paziente zero, anche se le ultime novità ci portano dritti verso scenari ben lontani dal Wuhan Institute of Virology e dalla possibile fuga del virus dal medesimo laboratorio in seguito a un incidente umano. Già, perché se il mercato del pesce di Wuhan è l’epicentro della pandemia, allora l’ipotesi più accreditata relativa all’origine del Sars-CoV-2 diventerebbe quella della zoonosi, ovvero del passaggio del virus da un animale all’uomo. Un’ipotesi prima presa per buona, poi scartata in favore della Lab Leak Theory e adesso tornata improvvisamente di moda.

Lo Huanan Seafood Wholesale Market

L’emergenza globale di Sars-CoV-2 è legata a doppia mandata con il mercato del pesce di Wuhan. In mezzo agli scintillanti palazzoni del Tangjiaduncun Residential District, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Hankou, dal Wuhan museum, dai locali delle note catene Starbucks e McDonald’s, sorge un complesso che fino a pochi mesi fa ospitava una frenetica attività commerciale. Al piano terra si snodava l’enorme Huanan Seafood Wholesale Market, un mercato dislocato su un’area delle dimensioni di circa quattro campi da calcio, che contava oltre 1.100 lavoratori e centinaia di bancarelle. Ai piani superiori prendeva invece forma un reticolato di negozietti di vario tipo, di vendita al dettaglio dei prodotti più svariati, dagli occhiali agli oggetti per la persona.

È proprio qui che, a pochi giorni dalla fine del 2019, sono state rilevate polmoniti atipiche. Alcuni tra i rivenditori e i clienti del mercato hanno iniziato a manifestare sintomi più o meno gravi di una strana malattia. Molti di loro sono morti. La Cina era appena stata colta di sorpresa da un virus sconosciuto e, sfortunatamente, altamente contagioso. Dopo giorni di indiscrezioni, notizie, errori di valutazione e voci di corridoio non sempre rivelatesi esatte, il governo cinese ha avvisato l’Oms per la prima volta il 31 dicembre, comunicando la presenza di 27 casi di “polmonite virale” registrati a Wuhan. Il giorno successivo le autorità hanno chiuso il mercato ittico di Wuhan dopo aver scoperto che alcuni dei primi pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere della città erano venditori o clienti del centro.

Ma non c’era tempo per approfondire, visto che nel giro di pochi giorni le infezioni erano aumentate rapidamente, fino a toccare i 50.000 casi e i 4.000 decessi. La risposta di Xi Jinping è stata durissima. Pechino ha imposto un duro lockdown di 76 giorni, erigendo chilometri di spesse barricate gialle attraverso le strade deserte della città per tenere le persone a casa e le aziende chiuse. Terminato l’incubo, con l’arrivo della primavera, quelle misure avevano funzionato. Wuhan era tornata a vivere, ma il mistero del mercato del pesce, dove pare si vendessero, oltre a frutti di mare e verdure, anche vari animali selvatici, cioè possibili serbatoi o ospiti intermedi del virus, era rimasto irrisolto.

Photo taken by a drone shows residents take exercise on the early morning during the lockdown of Jinhu Tiandi neigbourhood in Wuhan City, central China’s Hubei Province, 9 August 2021. (Photo by ChinaImages/Sipa USA) (Wuhan – 2021-08-09, stringer / IPA) p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

I segreti di Wuhan

Dal 2019 a oggi molto è cambiato. Adesso l’area del mercato ittico è sigillata, mentre le altre attività situate al piano superiore hanno gradualmente ripreso a operare, pur facendo i conti con la pessima nomea del luogo e con una pressante carenza di clienti. Un documento inedito ha aiutato gli esperti a capire che cosa succedeva all’interno dello Huanan Seafood Wholesale Market. La planimetria del mercato, basata sui dati raccolti dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), ha illustrato la posizione di 33 bancarelle collegate a 45 infezioni umane sospette e confermate. Osservando la mappa si poteva capire che la maggior parte degli stand nei quali erano stati riscontrati campioni ambientali positivi al virus si concentravano in due sezioni particolari.

Nella prima si vendevano animali selvatici e pollame, nell’altra frutti di mare. Le positività umane, inoltre, sembrano essere distribuite solo sul lato occidentale del mercato. A distanza di un anno e mezzo dalla rilevazione dei primi casi, la comunità scientifica non è ancora riuscita a svelare l’origine esatta del Sars-CoV-2. Un team di esperti dell’Oms ha pure visitato il mercato, senza tuttavia trovare indizi rilevanti. Al termine di un’indagine tortuosa e complessa, troviamo sul tavolo quattro possibili ipotesi:

1) Trasmissione zoonotica diretta: secondo questa ipotesi (definita “probabile”) il virus sarebbe transitato da un animale all’essere umano mediante un qualche tipo di contatto ravvicinato. L’epidemia si sarebbe quindi diffusa a macchia d’olio a causa di superdiffusori ed eventi che avrebbero favorito la superdiffusione, come ad esempio i mercati; 2) la Trasmissione all’uomo tramite ospite intermedio seguita da zoonosi: questa, al momento, è l’ipotesi più probabile. Il tassello mancato esplicato nella prima teoria potrebbe essere occupato da un piccolo animaletto intermedio, solito entrare in contatto con l’uomo per i più svariati motivi. Se così fosse, un pipistrello (indiziato numero uno) avrebbe contagiato l’host intermedio(forse un pangolino), il quale avrebbe poi trasmesso il virus agli esseri umani e ad altri animali. Come è avvenuto il contagio? Non vi sono certezze, anche se l’Oms prende in considerazione l’ipotesi della trasmissione del virus mediante cibo o in un mercato; 3) Trasmissione mediante i prodotti alimentari della catena del freddo: ipotesi “possibile ma non probabile”; 4) Diffusione del virus in seguito a un incidente di laboratorio: ipotesi “estremamente improbabile”.

Alla ricerca del paziente zero

In base all’identità del paziente zero è possibile orientarsi verso un’ipotesi piuttosto che un’altra. Nel caso in cui l’epidemia fosse partita da un venditore del mercato del pesce di Wuhan, allora la teoria della zoonosi risulterebbe la più accreditata. Al contrario, se il primo contagio avesse a che fare con qualche lavoratore del laboratorio della città, la Lab Leak Theory diventerebbe la pista principale. In ogni caso, il primo epicentro noto della pandemia di Covid-19 coincide con il mercato ittico di Wuhan, perché da qui provenivano i primi infetti. È tuttavia necessario distinguere il caso primario, ovvero il soggetto responsabile di un focolaio, quello che per primo trasmette una data malattia ad altre persone, dal caso indice, cioè il paziente di un focolaio che per primo viene individuato dalle autorità sanitarie.

Attenzione, perché quest’ultimo non per forza è anche la causa del focolaio. Quando parliamo di paziente zero è dunque importante distinguere i due differenti termini tecnici, non sempre presi in considerazione dai media. In un primo momento, uno studio pubblicato sulla rivista Lancet sosteneva che la prima persona trovata positiva al Covid-19 (1 dicembre 2019) non avrebbe avuto alcun contatto con lo Huanan Seafood Market. Secondo quanto riferito alla Bbc da Wu Wenjuan, medico dello Jinyintan Hospital di Wuhan, si sarebbe trattato di un anonimo uomo di 70 anni affetto da Alzheimer.

Non sappiamo praticamente niente di questo cinese. Dalle dichiarazioni di Wu, sappiamo che “viveva a quattro o cinque fermate dell’autobus dal mercato del pesce e, poiché era malato, praticamente non usciva mai di casa”. Non sappiamo neppure se il 70enne sia riuscito a sconfiggere l’infezione. All’epoca dei fatti, sarebbe stato ricoverato in un ospedale di Wuhan e, dopo un peggioramento delle condizioni di salute, trasferito allo Jinyintan (29 dicembre).

La venditrice

Le date riportate dal paper citato non coincidono con quelle rilasciate dalle autorità cinesi, secondo le quali il primo caso di coronavirus sarebbe avvenuto il 31 dicembre 2019 a Wuhan. C’è dell’altro, perché la ricerca di Science contraddice entrambe le versioni: tanto quella di Lancet, poi sposata dall’Oms, che quella di Pechino. Dalle rilevazioni effettuate, il probabile paziente zero dovrebbe essere una donna addetta alla vendita nel mercato del pesce di Wuhan. Nello studio leggiamo inoltre che diversi possibili casi di Covid si trovavano in cliniche e ospedali vicini al mercato di Huanan a partire dall’11 dicembre, mentre i pazienti del mercato di Huanan sono stati ricoverati all’Union Hospital già il 10 dicembre.

L’11 gennaio 2020 le autorità di Wuhan avevano dichiarato che i casi erano iniziati l’8 dicembre 2019. A febbraio, avevano identificato il primo paziente come un residente di Wuhan con il cognome Chen, ammalatosi l’8 dicembre e senza legami con il mercato (altra discrepanza con la ricerca di Lancet). “All’inizio, pensavamo che il mercato del pesce potesse avere a che fare con il nuovo coronavirus, ma ora scopriamo che è stata solo una vittima”, aveva dichiarato Gao Fu, direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, nel maggio 2020. Adesso la situazione potrebbe essersi capovolta di nuovo.