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Nella roccaforte del Sultano
Viaggio a Kasımpaşa, la “culla” di Erdogan
Viaggio a Kasımpaşa, la “culla” di Erdogan
Nella roccaforte del Sultano
“Erdoğan è uno di noi. È un rivoluzionario”. Dal bancone del suo negozio, Nevzat indica la strada affollata al di là della vetrina. Sulle teste dei passanti, il vento schiaffeggia una gigantografia del presidente turco. “Questo quartiere è il suo castello”, dice sua moglie Ülseren, 65 anni. “Qui siamo con lui, sono sicuro che vincerà”. A pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 14 maggio, Erdogan appare a ogni angolo delle vie di Kasımpaşa, quartiere popolare di Istanbul dove è nato e cresciuto. I murales invitano a votare per lui, un barbiere guarda in televisione la replica del suo comizio, dalla finestra di una scuola elementare un gruppo di bambini urla a squarciagola il suo nome: “Recep Tayyip Erdoğan! Recep Tayyip Erdoğan!”. Ma tra tanti suoi sostenitori c’è anche chi, più sottovoce, invoca la caduta del presidente turco: “Dopo vent’anni, serve un cambiamento”, dice una ragazza del quartiere di 16 anni, che sceglie di restare anonima. “Sempre più persone se ne stanno rendendo conto, anche in questo quartiere”.
Kasımpaşa è stata culla e roccaforte di Erdoğan. Quando la sua famiglia si trasferì a Istanbul da Rize, una cittadina sul Mar Nero, in cerca di condizioni di vita migliori, si stabilì in una casa a pochi passi dalla moschea Piyale Pasha, in cui ancora oggi si riuniscono in preghiera molti dei fedeli del quartiere. A Kasımpaşa, tra gli anni 60 e 70, il presidente turco frequentò la Piyale Primary School e la scuola religiosa Imam Hatip. Dagli anni 90, con la sua affermazione sulla scena politica turca, il quartiere non ha smesso di appoggiarlo e di celebrarlo, sostenendone l’ascesa a sindaco di Istanbul, nel 1994, e mobilitandosi in massa in occasione del tentato golpe del 2016. Nei suoi discorsi, il presidente turco ha spesso fatto riferimento al rione in cui è cresciuto, definendosi “Kasimpaşali”, nel tentativo di sottolineare la propria vicinanza alla gente comune. “La maggior parte degli abitanti di questo quartiere supporta Erdoğan”, dice Ülseren. “Ci ha fatti conoscere in tutto il mondo. Che Dio lo protegga”.
Dopo due decenni di dominio incontrastato sulla politica turca, Erdoğan è oggi chiamato ad affrontare le elezioni più complicate da quando è al potere. A pesare sulle possibilità di vittoria del presidente in carica è soprattutto la situazione economica precaria nel Paese, con un’inflazione stabilmente oltre il 50% che erode il potere d’acquisto dei cittadini, soprattutto a Istanbul, la città più cara del Paese, e nei suoi quartieri centrali. Secondo gli ultimi sondaggi di Konda, uno degli istituti di rilevazione più autorevoli in Turchia, la coalizione di sei partiti guidata dal leader del CHP Kemal Kılıçdaroğlu è leggermente favorita. “A risultare decisivi potrebbero essere i giovani”, spiega Aydın Erdem, analista di Konda. “In particolare, coloro che sono nati e cresciuti sotto Erdoğan, e che il prossimo 14 maggio voteranno per la prima volta”.
Koray è uno di loro. Ha da poco compiuto 18 anni, e lavora in un negozio di alimentari di fronte alla moschea Piyale Pasha. “Voterò per Erdoğan”, dice, “come quasi tutti i miei amici in questo quartiere”. Koray racconta di avere partecipato all’evento che il presidente turco e leader dell’AKP ha tenuto il 7 maggio scorso a Istanbul, e che ha definito “il comizio del secolo”. Secondo fonti ufficiali, erano presenti 1,7 milioni di persone. “Solo Erdoğan può permetterci di essere liberi”, dice Koray. “Se finiamo tra le braccia dell’Occidente, per noi le cose si mettono male”.

In strada i primi fedeli iniziano a radunarsi nel giardino della moschea per la preghiera del pomeriggio. Sulla collina alle spalle, svetta un manifesto di Erdoğan appeso alla facciata di un palazzo. “In queste elezioni si affrontano due schieramenti”, continua Koray. ”Uno sostiene le persone LGBTQ, collabora con il PKK ed è contro la nostra religione, mentre il nostro supporta l’Islam. Noi siamo musulmani, siamo conservatori”, aggiunge gettando uno sguardo alla figlia di pochi mesi, in braccio alla madre in un angolo del negozio.
Se il sostegno al leader dell’AKP resta forte tra tanti giovani di Kasımpaşa, qualcosa negli ultimi tempi sta cambiando. Nelle ultime settimane di campagna elettorale, lo scontro sul supporto a Erdoğan tra gli anziani e alcuni giovani del quartiere si è fatto sempre più intenso. “Le nuove generazioni vivono nell’abbondanza”, dice Nevzat, “le loro menti sono confuse”. “Abbiamo vissuto altri periodi di crisi in passato”, aggiunge Ibrahim, 50 anni, gestore di un bar in una delle vie principali di Kasımpaşa. “Erdoğan ha sempre sistemato le cose, e lo farà anche questa volta”. Nella penombra del locale, un gruppo di uomini gioca a carte. Qualcun altro sfoglia gli articoli sul “comizio del secolo”. “I giovani non hanno vissuto i tempi passati, non sanno nulla del presente e non gli importa del futuro”, dice Ibrahim. “Pensano solo a loro stessi”.


“Io penso al mio futuro, e a quello del Paese”, dice la ragazza di sedici anni, rispondendo di fretta poco prima di un esame. “Non ho ancora l’età per votare, ma guarderò i risultati sapendo che saranno decisivi per noi giovani”. Le fa eco Eren, 18 anni, nato e cresciuto a Istanbul. Seduto al tavolino di un bar nel cuore del quartiere, a pochi passi dallo stadio di calcio del Kasımpaşa Spor Kulübü intitolato a Erdoğan, anche lui chiede di non essere ripreso in volto. Dice che voterà per Kılıçdaroğlu: “Non perché creda in lui, ma perché penso che un altro mandato di Tayyip (Erdoğan, ndr) sarebbe ancora più dannoso”. Queste elezioni, dice, “arrivano dopo 20 anni di politiche oppressive, anni in cui tante persone sono state perseguitate e arrestate”. Al tavolo accanto a lui, due ragazzi annuiscono timidamente, ma preferiscono non parlare.